Il destino di Sun Yang era nelle mani della WADA l’agenzia anti-doping mondiale che lo scorso aprile 2019 aveva fatto un appello in merito al rifiuto dell’atleta cinese di sottoporsi ad un controllo anti-doping. Ora la WADA ha ottenuto un vittoriadi fronte al TAS di Losanna e Sun, già precedentemente sospeso per 3 mesi per uso di Trimetazidine nel maggio del 2014, è stato squalificato per 8 anni, quindi fino al febbraio 2028. In questo modo il campione cinese di nuoto non parteciperà alle Olimpiadi di Tokyo 2020, manterrà però tutte le medaglie e i successi in quanto il provvedimento non avrà valore retroattivo. Potrà, inoltre, ricorrere al Tribunale federale svizzero come ultima possibilità di non saltare i giochi.
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In Italia ci ricordiamo di Sun Yang quando nell’agosto del 2015 durante i mondiali di Nuoto non si presentò nonostante fosse il campione olimpico in carica e uno dei temibili avversari del nostro Paltrinieri ai blocchi di partenza dei 1500 metri dandosi per disperso. Alcuni attribuirono la sua assenza alla paura di un test anti-doping che avrebbe svelato la sua positività. La notizia fece molto clamore ma soprattutto alcuni giornali italiani volenti o nolenti titolarono, generando ilarità:“Nuoto, il cinese Sun Yang non si presenta. E’ giallo”.
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Tornando in argomento il motivo dell’appello della WADA fu conseguente al rifiuto di Yang di sottoporsi ad un test antidoping ma i connotati di questa vicenda sono grotteschi e inaspettati. Secondo quando riporta il Sun infatti nel settembre 2018 un controllo a sorpresa è stato effettuato a casa di Yang che riluttante e dopo una lunga sequela di insulti ai medici si è fatto prelevare il sangue. A quel punto la mamma del nuotatore cinese, evidentemente già conscia dell’esito dell’analisi di quella provetta, ha chiesto alle guardie di sicurezza di strapparla dalle mani dei medici e distruggerla. Detto fatto e quello che si cercato comunque di analizzare ovviamente non ha dato nessun esito per mancanza del quantitativo minimo di sangue necessario all’analisi
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Furiosa la Wada nei confronti della FINA, la federazione internazionale del nuoto, che non decise di punire il tre volte campione olimpico per l’accaduto e non ha perso tempo nei 21 giorni disponibili per presentare appello.
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Ora che è stata presa una decisione del genere il futuro e la carriera del nuotatore cinese che anche dai suoi colleghi è stato più volte definito “Drug Cheat” imbroglione dopato durante le ultime apparizioni, sembra segnato. Al di là di come andrà a finire la vicenda la sua reputazione, visto il suo gesto è rovinata e la sua carriera avvolta sempre da dubbi e sospetti.
Nato a Roma nel 1990, anno delle notti magiche. Ex giocatore di basket, nonostante gli studi in legge, dopo una lunga parentesi personale negli States, decide di seguire la sua passione per lo sport e per il giornalismo.
Giornalista iscritto all'albo, da quattro anni vice caporedattore di GiocoPulito.it, speaker radiofonico a Tele Radio Stereo e co-conduttore a TeleRoma 56.
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