“I dieci passi – piccolo breviario sulla legalità”, un titolo che è anche una citazione, è un libro scritto a quattro mani dal giudice della Corte d’Appello di Palermo, Mario Conte (noto per aver emesso la sentenza della Corte d’Appello a carico del senatore Marcello Dell’Utri e la sentenza “Addiopizzo quater”) e dal telecronista Sky, massimo esperto di basket in Italia, Flavio Tranquillo, due autori dalle professioni diverse, accomunati, però, dalla passione per lo sport e dalla voglia di fare qualcosa di importante per la società. E’ un dialogo tra due uomini, un botta e risposta su pregiudizi e luoghi comuni. Legalità contro illegalità. Nato dall’incrocio fra sport ed impegno civile, il libro semina punti di riflessione fornendo chiavi di lettura ai tanti cittadini che si pongono domande sul senso di responsabilità e sull’importanza di conoscere le regole, rispettarle e difenderle sia nella vita sociale che nello sport e, al tempo stesso, concretizza le parole di Paolo Borsellino: “Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”.
Rendendo semplice ciò che nella realtà non lo è, “I dieci passi” racconta la mafia, la legalità, la necessità di recuperare determinati valori, spiega il senso dello Stato, il rispetto delle regole come principio su cui fondare la società e, citando e ricordando persone che, con la propria vita, hanno dato l’esempio. Uno su tutti il giudice Giovanni Falcone.
“Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere.”
Non bisogna infatti dimenticare che Cosa Nostra ha maggiore spazio laddove lo Stato è assente o scarsamente presente. L’esempio di Falcone e Borsellino, come quello di altri giudici caduti in una guerra combattuta per la società, è la prova di come non servano eroi ma gente capace di fare bene il proprio lavoro.
“I dieci passi”, scritto nel 2011, con ben 5000 mila copie vendute, è oggi alla sua seconda edizione ed è stato presentato, per oltre quattro anni, nelle scuole di Palermo e provincia dal giudice Mario Conte. Il libro mostra come esista un parallelismo tra sport e legalità: perché lo sport è lo specchio della società in cui è inscritto ed essere solo tifosi o spettatori passivi è troppo riduttivo. “Oggi il tifo in Italia è una metafora della vita del Paese. Il tifo fazioso e obbligato, ad esempio lo ritroviamo pari pari nella vita politica e sociale”. E’ proprio il desiderio di affermazione che spinge verso l’uso di scorciatoie tralasciando le regole, “in un range di devianza che va dal fallo di simulazione al doping, a Calciopoli, a Baskettopoli”. Come sottolinea lo stesso Flavio Tranquillo: «Baskettopoli ha messo a nudo un sistema di osceno arrivismo e disonestà intellettuale nel mondo arbitrale, quello che proprio quei valori dovrebbero preservare. Trovo che ci sia una bella differenza tra cercare di superare i propri limiti e spostarli surrettiziamente più indietro aggirando le regole».
E’ più una questione di educazione sportiva. Oggi il concetto di sportività è stato soppiantato da quello di successo, denaro e raggiungimento del risultato ad ogni costo. Lo sport è inquinato. Nella sconsiderata corsa verso la vittoria si ignora soprattutto il rispetto delle regole. «Riciclaggio di soldi mediante sponsorizzazioni, partite truccate, scommesse clandestine, presidenti prestanome, il grande affare del mondo ultrà, le mani sulle scuole calcio. Le mafie sono nel pallone». E’ questa la denuncia dell’Associazione Libera. Ecco perché sport e legalità vanno di pari passo. Ed ecco perché è importante conoscere, valutare e leggere questo libro. Lo sport, con la sua etica, disciplina e responsabilità, si eleva a metafora per affrontare la mafia in una ottica diversa, schierando in campo la legalità contro l’illegalità e lanciando un messaggio di speranza.
Non a caso questo libro è diventato anche uno spettacolo teatrale: “I dieci passi… a proposito di mafia”, andato in scena l’8 ottobre al Teatro Biondo di Palermo. Con colonne sonore di Luciano Ligabue e degli Stadio, la voce fuori campo del giornalista Lirio Abbate e regia di Carlo D’Aubert.
“I dieci passi” è un libro rivolto soprattutto ai giovani. Occorre leggere, ascoltare e vedere per essere liberi. Come predicava Don Pino Puglisi a Brancaccio. Il libro si colloca in quel panorama di narrativa in materia di mafia ed antimafia rivolta soprattutto ai giovani. E ne differisce per la naturalità, le citazioni, gli esempi e quel piglio inusuale di semplicità che mostra al lettore l’immagine vera del giudice quale uomo con tensioni morali e voglia di contribuire al cambiamento con i mezzi che possiede. Come l’immagine di Paolo Borsellino, giudice immenso, ma soprattutto uomo. Un grande, grandissimo uomo che ha pagato con la vita la fedeltà alla sovranità della Legge e la propria lealtà nei confronti della società.
“Di Paolo Borsellino colpiva l’umanità, la capacità di coinvolgere e trascinare, soprattutto i giovani, in cose anche difficili e complicate. E poi la sua determinazione, il non fermarsi davanti a nulla. E un’altra virtù un po’ rara nell’Italia di oggi: una grande intransigenza etico-morale” Antonio Ingroia.