Calcio e Isis non vanno d’accordo. Dopo l’attentato terroristico del 13 maggio in cui i miliziani di Daesh fecero irruzione in un Fan Club del Real Madrid in Iraq, il Peña Iraq Blancos di Balad, a 80 chilometri dalla capitale Baghdad, dove persero la vita 12 tifosi del club madrileno, un altro attacco è stato sferrato la notte del 28 maggio in occasione della finale di Champions League tra le due squadre di Madrid.
Anche in questo caso, ad essere preso di mira un bar dedicato alla squadra di Cristiano Ronaldo e co. nella cittadina di Baakouba, 60 chilometri a nord da Baghdad. L’irruzione, avvenuta al termine dei tempi supplementari prima che si iniziassero a calciare i calci di rigore che avrebbero consegnato la undecima Champions League ai Blancos, ha portato alla morte di almeno 4 persone con diversi feriti, anche se alcune fonti di informazioni parlano di 12 morti.
Come racconta il presidente del fan club Ziad Albidani, gli attentatori sono entrati nel bar armati di Ak47, hanno aperto il fuoco riuscendo anche a fuggire e ad oggi non sono stati ancora catturati. Le autorità locali hanno individuato nell’ISIS i mandanti dell’attentato anche se ancora non sono giunte rivendicazioni come invece era successo in occasione del 13 maggio. Il cordoglio arriva da più parti e ovviamente anche dal Real Madrid stesso che, nella figura del Presidente Florentino Perez, ha voluto dedicare la vittoria finale alle vittime dell’ennesima strage perpetrata dagli uomini in nero.
L’Iraq ormai è divenuto teatro di un vero e proprio attacco al calcio, coinvolgendo non solo manifestazioni dal grande richiamo, come accadde ad Iskandariyah a marzo, quando, durante un torneo giovanile, persero la vita 41 persone (tra i 10 e i 17 anni) e ne rimasero ferite più di 100 a seguito di un altro attentato terroristico.