Ci sono storie che meriterebbero di essere raccontate e tramandate, ma queste stesse storie spesso vengono dimenticate perché il focus giornalistico è da sempre troppo incentrato su ciò che “fa notizia”.
Una di queste storie è proprio quella di Beatrice Vio.
Il sogno di “Bebe” è diventato realtà, i Campionati del Mondo di scherma paralimpica si tingono d’azzurro. L’Italia festeggia la certezza delle prime due medaglie della rassegna iridata ad Eger, in Ungheria. Beatrice, infatti, si laurea campionessa del Mondo di fioretto femminile, categoria B.
A 18 anni, aggiunge così il titolo iridato a quello europeo vinto nel 2014 a Strasburgo, ma soprattutto si assicura il pass per i Giochi Paralimpici di Rio2016. Un’eccezionale prova di forza ha permesso all’atleta di Mogliano Veneto di arrivare sulla vetta del mondo.
L’ultimo ostacolo tra “Bebe” e la medaglia d’oro è stata la padrona di casa, Gyongyi Dani, sconfitta col punteggio di 15-4. L’azzurra aveva sconfitto in semifinale, per 15-6, la cinese Jingjing Zhou, proseguendo la striscia di successi maturati ai quarti per 15-2 contro la bielorussa Alesia Makrytskaya, nel turno dei sedicesimi di finale contro la portacolori di Hong Kong, YuiChong Chan col punteggio di 15-11.
Maria Beatrice Vio è una di quelle persone che sorride alla vita nonostante tutto, un concentrato di coraggio, dedizione e sogni sempre a portata di mano, superando qualsiasi difficoltà. Colpita nel 2008 da una forma di meningite che ha portato all’amputazione di tutti e quattro gli arti, la piccola atleta non ha mai rinunciato a coltivare le proprie passioni, con l’aiuto della famiglia e degli amici, la sua vita è tornata ad essere piena di gioia e di soddisfazioni.
È l’unica atleta al mondo che tira di scherma con la protesi al braccio. Per lei i vertici mondiali hanno cambiato i regolamenti allargando anche a chi è amputato di braccia e gambe l’accesso, in un’adeguata categoria, alle gare paralimpiche. E’ chiaro che la parola impossibile per Beatrice non ha nessun significato.
Il suo libro “Mi hanno regalato un sogno” è andato a ruba. La formazione di Rugby del Varese le ha chiesto di disegnare le maglie della prossima stagione del settore giovanile, accortasi del suo talento grafico alla scuola che frequenta. Infine l’impegno sociale, alla fondazione art4sport, fondata da genitori di amputati, che ha come obiettivo il sostenere e guidare verso lo sport tutte le giovani vite colpite dal dramma della perdita di arti.
Tutto questo e molto altro è Bebe Vio.
Il coraggio di combattere e non arrendersi mai tradotto in talento, quello nella scherma. Uno sport che pratica dall’età di cinque anni e che l’accompagna nella vita. Dopo il tragico evento, la scherma le ha dato la forza di andare avanti. La sua medaglia mondiale non è altro che il risultato ed il coronamento di tanta fatica e sudore, il simbolo che un essere umano può raggiungere qualsiasi traguardo con la forza della volontà, anche se le avversità tendono a farla da padrone. La dimostrazione che davvero, una volta tanto, nulla è impossibile.
Storie come quella di Beatrice Vio andrebbero raccontate più spesso, storie che diffondono un messaggio sportivo illuminante: lo sport è speranza, lo sport è, per alcuni, motivo di riscatto e di una vita migliore.