Ma può essere un calciatore a fornire una possibile risposta ai dubbi che girano intorno alle forme di energia alternativa ai combustibili fossili? Guardando alla storia (imprenditoriale) di Mathieu Flamini, calciatore ancora in attività e attuale centrocampista dell’Arsenal, la risposta è che sì, può essere un calciatore.
Il quale, come nel caso di Flamini, ha deciso di investire i soldi guadagnati, giocando a pallone, nel mondo della biochimica. Fondando nel 2008, insieme ad un italiano conosciuto ai tempi della sua militanza nel Milan (dove è rimasto fino al 2013 vincendo anche uno scudetto nel 2011) la società GFBiochemicals che ha la sede operativa a Caserta ma uffici di rappresentanza sia a Milano che in Olanda. E che, come riporta anche il Corriere della Sera, potrebbe presto sbarcare negli Stati Uniti d’America. Con la mission di rivoluzionare il mondo nell’energia attraverso la produzione di acido levulinico, un prodotto chimico derivato delle piante risultato fondamentale per la creazione di un biocarburante che, come scrive Il Sole 24Ore, potrebbe diventare “un sostituto vegetale della benzina”.
L’ex centrocampista del Milan per sette anni ha voluto mantenere il riserbo su questa avventura imprenditoriale. Della quale, avrebbero saputo soltanto i familiari più stretti. Poi alla fine del 2015, l’uscita allo scoperto in seguito ad un’intervista pubblicata sul The Sun. Nella quale il calciatore francese di padre italiano avrebbe confermato il suo interesse per i problemi che riguardano l’ambiente con l’obiettivo “di contribuire a risolvere il problema”. L’occasione per farlo si sarebbe allora presentata nel 2008 grazie ad un progetto del Politecnico di Milano (l’Università nella quale ha studiato il suo attuale socio Pasquale Granata), sul quale Flamini avrebbe deciso di investire una parte dei suoi risparmi.
Mai un’idea fu più azzeccata. Attualmente la GFBiochemicals avrebbe oltre 400 persone impiegate (tra cui nel settore della ricerca anche docenti universitari) tra la sede di Milano, quella olandese e lo stabilimento di Caserta. E oltre all’importanza a livello sociale, il volume di affari potenziale legato alla produzione dell’acido levulinico sarebbe stimato intorno ai 30 miliardi di euro. Per il suo impegno nel campo delle energie rinnovabili nel 2015, Flamini ha ricevuto anche un premio dalla rivista britannica NME. Con la precisa motivazione che “i calciatori moderni sono orribilmente strapagati ma almeno Mathieu Flamini investe i suoi milioni per cercare di salvare il mondo”