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A letter to Miami: lo struggente addio di Chris Bosh

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Alla fine è arrivata l’ufficialità: Chris Bosh non è più un giocatore dei Miami Heat. Una notizia che si attendeva già da tempo, con l’ex-Raptors ai box da oltre un anno per gravi problemi di salute e gli Heat tutt’altro che propensi a farlo scendere in campo, malgrado la ferrea volontà del giocatore di tornare sul parquet.

Negli ultimi tempi i rapporti tra le due parti non erano stati dei più rosei. Già all’inizio della passata Regular Season Bosh aveva ribadito di voler riprendere a giocare, ma Pat Riley, presidente degli Heat, si era opposto fermamente, in assenza di un chiaro avallo da parte dei medici. A tutto questo si era aggiunto un triste retroscena di natura puramente economica: Miami sembrava intenzionata a chiudere il legame col giocatore così da poter alleggerire il Salary Cap dei 52 milioni di dollari che spettavano lui da contratto. Se infatti il lungo fosse stato dichiarato out esclusivamente per motivi di salute e dal giorno della risoluzione del contratto avesse giocato meno di 25 partite nel giro di due anni, non solo l’80% del contratto sarebbe stato addebitato alle assicurazioni, ma l’intero stipendio non avrebbe gravato sul Salary Cap, lasciando agli Heat ampia libertà di memoria  sul mercato.

La situazione era diventata piuttosto intricata, finchè alla fine non è intervenuta l’NBA stessa a sbrogliare la matassa. Gli Heat hanno ottenuto lo sgravio dei 52 milioni sul Salary Cap, mentre Bosh non solo verrà comunque stipendiato dagli Heat, ma avrà anche la possibilità di testare il mercato e cercare una nuova franchigia che lo accolga. Un accordo che accontenta tanto il giocatore quanto gli Heat, soprattutto sul piano economico. Però finora si è solo parlato di stipendi, milioni in ballo, sgravi… Ma le due parti come hanno vissuto la vicenda da un punto di vista umano?

 Abbiamo già parlato delle frizioni tra Chris e la franchigia, dei mesi in cui i rapporti si erano fatti sempre più tesi. Ora, invece, il clima sembra essersi rasserenato.

 In primis Pat Riley ha avuto parole al bacio per il nativo di Dallas: “La vita e la carriera di Chris sono cambiate quando è venuto a Miami, e allo stesso tempo lui ha cambiato, migliorandole, tutte le nostre in un modo che non avremmo potuto neanche immaginare. Saremo sempre in debito verso Chris per come ha cambiato la cultura di questa squadra, trascinandoci a quattro finali e a due titoli NBA.” . Il numero 1 della franchigia ha poi continuato ringraziando la famiglia di Bosh, augurandole il meglio e considerandola per sempre parte integrante della Heat Family. E infine, ciliegina sulla torta, ha annunciato il ritiro della sua maglia n°1, a riprova dell’importanza di Bosh nella storia degli Heat. Un bel riconoscimento, nonché un modo per rasserenare i rapporti col giocatore.

E lo stesso Chris ha risposto nel migliore dei modi via social, ringraziano tutta la Heat Family, da Pat Riley a Micky Arison, proprietario della franchigia, da coach Spoelestra ai membri dello staff, fino a tutti i tifosi.. Ma il momento più toccante è arrivato pochi giorni fa,  quando Chris ha reso pubblica una lettera d’addio a Miami.

Una lettera lunga e appassionata, scritta col cuore, con cui Bosh non solo ha salutato tutto l’ambiente, ma ha anche ripercosso i fantastici anni passati in Florida. Anni che in primo luogo gli hanno regalato momenti speciali sotto l’aspetto familiare: in Florida sua moglie ha dato alla luce ben quattro figli! E Chris stesso ha ricordato nella sua lettera soprattutto la nascita del figlio Jackson: si stava svolgendo la serie contro i New York Knicks, Bosh era appena atterrato nella Grande Mela quando gli arrivò la notizia che la moglie stava per partorire. Subito prese il primo volo per Miami, arrivando in ospedale mezz’ora prima della nascita del bambino. La gioia, immensa, di essere nuovamente padre non lo distolse però dal suo impegno con gli Heat, il giorno dopo prese un aereo per New York e raggiunse la squadra, arrivando nel Madison Square Garden pochi minuti prima della partita. Appena lo videro i compagni lo abbracciarono e gli si strinsero attorno, dimostrando tutto il loro affetto. Quel gruppo, coeso come non mai, di lì a poco avrebbe conquistato l’anello.

Nella sua lettera ha anche ringraziato la celebre Heat Nation e tutta la città di Miami. Partito da Toronto dove era considerato un semidio, Bosh ha ricordato quanto la città lo abbia accolto e fatto sentire fin da subito a casa. Quanto i tifosi non abbiano mai smesso di sostenere lui e la squadra. Riportando la mente al passato, Chris ha anche ricordato tanto le sconfitte, le deludenti finali perse, quanto le vittorie, quei due titoli di cui va profondamente fiero, accompagnati da un tifo e un affetto insostituibile da parte della Heat Family.

E ricordando gli alti e bassi della sua vita, Chris non ha potuto non parlare dei gravi problemi di salute degli ultimi anni . Quei coaguli andati a formarsi nel polpaccio, risaliti fino ai polmoni, che mettevano a repentaglio la sua vita. Il lungo texano ha raccontato anche la sua crescita interiore, il passaggio dall’iniziale autocommiserazione alla piena realizzazione di essere stato ben più fortunato di tanti altri.

“Abbiamo affrontato la vita insieme, Miami. Mi hai mostrato come tenere duro e passare i momenti più difficili. E nonostante non mi sia piaciuto a volte, ha fatto tantissima differenza nel lungo periodo. Mi ha reso un uomo migliore,la persona che sono oggi. Grazie.

Grazie a tutti quelli che, qui a Miami, negli Stati Uniti e in tutto il mondo, sono stati parte del #TeamBosh. Spero che continuerete a seguirmi nel mio viaggio, dovunque mi porterà.

Con affetto, Chris Bosh”

 E’ così che si conclude la lettera, con un profondo ringraziamento a Miami, ma anche con un neanche troppo velato punto di domanda. Cosa riserverà il futuro a Chris Bosh? Secondi alcuni la ferma volontà del giocatore di tornare sul parquet non si è affatto assopita: Bosh potrebbe seriamente essere alla ricerca di una nuova squadra, malgrado i dubbi di natura medica. Secondo altri, per lui si prospetta un futuro da commentatore, magari in quella TNT che già gli aveva permesso di esibirsi ai microfoni dal marzo scorso. Chissà!

 Qualsiasi sia la decisione di Chris, non ci resta che augurargli il meglio, ricordandolo sempre per quel che è stato e sempre resterà: un campione.

LETTERA INTEGRALE IN INGLESE: http://www.chrisbosh.com/a-letter-to-miami/

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