Legge di Bilancio e Coni: ecco come cambierà lo Sport Italiano
La quiete dopo la tempesta. Potrebbe essere questa la frase perfetta per riassumere ciò che è avvenuto negli ultimi giorni tra il presidente del CONI, Giovanni Malagò, e 2 sottosegretari dell’attuale governo: quello con delega sport, Giancarlo Giorgetti, e quello ai Rapporti con il Parlamento, Simone Valente.
Le ragioni dello scontro sono da ricondursi alla Riforma del CONI, contenuta nella legge di bilancio 2019 che è stata approvata, dopo il varo del maxi-emendamento, negli ultimi giorni del 2018. Con essa si vanno a riformare vari ambiti: dalla revisione dei parametri di distribuzione tra i club di Serie A dei proventi tv fino agli interventi sulla giustizia sportiva, sulla pirateria e sulle scommesse sportive.

Tale decreto legge attuerà una vera e propria rivoluzione nel panorama sportivo italiano. E’ infatti prevista la creazione della società Sport e Salute spa che prenderà il posto della Coni Servizi, fratello minore del Comitato olimpico nazionale italiano.
Ma il punto in cui lo scontro è stato più duro è quello sulla erogazione dei fondi pubblici statali destinati alle varie federazioni sportive nazionali. Prima, infatti, il CONI godeva di una forte autonomia per quel che riguarda la spartizione di tali fondi.
Adesso invece, con la creazione di una società di nomina governativa, all’istituzione guidata da Malagò saranno destinati finanziamenti economici pari al 32% delle entrate derivanti dalle imposte totali che equivalgono a circa 40 milioni di euro annui. Tali fondi serviranno, soprattutto, per effettuare una preparazione olimpica di alto livello.
Alla società Sport e Salute, invece, andranno oltre 360 milioni che, dal 2020, saranno divisi tra le varie federazioni sportive, le discipline associate e gli enti di promozione sportiva. Inoltre a guidare tale società saranno due consiglieri ed un presidente scelti dai membri dal governo in carica in quel momento.
Altro cambiamento importante riguarda i ricavi tv ed i vivai in cui vengono rivisti quasi tutti i criteri della riforma Melandri sui diritti tv già ritoccata nel 2017 dall’ex ministro dello sport del governo Gentiloni, Luca Lotti. In poche parole, con quello che è stato denominato “Emendamento Giorgetti”, il 10% dei ricavi televisivi (circa 350 milioni di euro nel prossimo triennio) sarà assegnato ai club di Serie A che faranno giocare di più i giovani cresciuti nei vivai.
All’inizio la presa di posizione di Malagò su questa riforma era stata parecchia dura. “Nemmeno il fascismo era arrivato a tanto” aveva detto il numero uno del CONI che però, anche per le critiche arrivategli dal mondo sportivo italiano, ha deciso di ammorbidire la sua sua presa di posizione sull’argomento.
Nei giorni scorsi, aprendo i lavori degli stati generali dello sport italiano al salone d’onore del Coni, alla presenza dei sottosegretari sovra-citati, Giovanni Malagò ha infatti affermato: “Non ero ottimista quando è arrivato questo provvedimento, lo sono invece oggi perché gli impegni presi sono importanti. Sarebbe una forma di autolesionismo se poi non avessero riscontro nella pratica”. Il sottosegretario Giorgetti ha voluto tranquillizzare tutti in maniera chiara e decisa. Secondo il sottosegretario, infatti, con tale riforma “esaltiamo la politica sportiva del Coni nella sua assoluta autonomia. Non c’è alcuna volontà da parte della politica di fare intrusioni all’interno del Coni”. Concludendo il suo intervento lo stesso Giorgetti ha lanciato un auspicio di buon augurio. Con questa riforma, ha affermato, si proverà a fare cresce in Italia “la cultura sportiva soprattutto in alcune discipline: se riusciremo a fare questo ci saranno tante medaglie da festeggiare”.
Tenendo in buona fede le parole del sottogretario auspichiamo che nei prossimi anni, con questa criticata riforma, ci sia un vero cambiamento nella gestione del più importante ente sportivo nazionale e che non si parli più solamente di commissariamenti e roba del genere. D’altronde, come si dice, “la speranza è l’ultima a morire”.