4 aprile 2017 CREMONESE – COMO, insieme 20 campionati di Serie A, Derby lombardo del campionato dei comuni, con una Presidentessa ghanese, Akosua Puni Essien che ha detto:“Sono una donna d’affari, finanzierò la squadra con i capitali provenienti dalle mie attività imprenditoriali che sono di consulenza con governi africani e con multinazionali che decidono d’investire in Africa. Non conosco l’italiano e ho visto lo stadio del Como una volta”
Spesso sentiamo dire che la Lega Pro è il campionato del Comuni d’Italia, il campionato dell’identità territoriale, il campionato dei Campanili, che pur possedendo valori tecnico/tattici accettabili, consente ai sostenitori della squadra della propria città d’incontrarsi e condividere una grande passione.
Allo stadio si conoscono quasi tutti, non sono impianti da 80.000 persone dove spesso non conosci il vicino, all’interno dello stadio della Lega Pro ci si conosce tutti; si sono fatte le scuole elementari insieme, si è sposata la sorella, la cugina. In tribuna trovi il farmacista, il medico, il sindaco, il direttore della banca così come trovi lo studente, l’autista, il fruttivendolo o il disoccupato che si chiamano per nome, con la stessa sciarpa annodata al collo.
Tutti insieme, superando divisioni che a volte la vita impone ma che, per la partita della tua squadra che milita in Lega Pro, non esistono.
Tutti insieme a tifare per i propri colori, quei colori che segui anche se lavori lontano, se lavori all’estero, quei colori che rappresentano la tua vita, la tua tradizione, la storia della tua famiglia.
Si è pensato anche a questo: da questo campionato, grazie a un accordo che la Lega Pro ha fatto con l’azienda Sportube, tutte le gare sono trasmesse in diretta streaming per pochi euro, consentendo per esempio ai tifosi del Lecce, del Livorno o del Vicenza, anche se lavorano/studiano dall’altra parte del mondo, di poter seguire la squadra della propria città in diretta.
Generazioni che si sono susseguite e che si sono lasciate in eredità l’amore nei confronti della bandiera della squadra di calcio, simbolo della città che ti ha dato i natali.
In una grande città vivono persone che vengono da regioni lontane, a Roma puoi trovare supporter della Roma e della Lazio e di tutti i grandi club.
In Lega Pro sei prima tifoso della tua terra e poi juventino, interista, napoletano etc.
Ho assistito alla gara Cremonese – Como nello storico impianto che è stato inaugurato il 2 settembre del 1929 ed è intitolato a Giovanni Zini, portiere dell’U.S. Cremonese deceduto durante la prima guerra mondiale sul Carso mentre era Bersagliere. Nomi che per chi non è di Cremona non dicono nulla ma per chi è nato nella città di Mina, Ugo Tognazzi e Antonio Cabrini rappresentano le radici, la storia e la tradizione. Uno stadio di un’altra epoca ma che trasmette una sua “sacralità”.
Ma insieme alla storia e alla tradizione, insieme all’amore e alla passione un club che milita in Lega Pro per vivere deve guardare con attenzione anche ai bilanci. Ci sono i contratti dei calciatori e dello staff tecnico che hanno costi importanti così come quelli della gestione della stagione, i costi del settore giovanile.
Quando l’amore e la passione per la squadra della tua città non sono più sufficienti a garantire la sopravvivenza nel calcio professionistico, quando l’imprenditoria locale, in considerazione anche del difficile momento economico che stiamo attraversando, non riesce a farsi carico dei costi della passione calcistica allora il sistema va in difficoltà e si cercano investitori esterni alla realtà locale.
Arrivano a volte persone mai sentite. Gente che il calcio lo ha visto forse solo in tv, gente che non è mai stata allo stadio e che non conosce né il colore della maglia della società che sta acquistando né la tradizione e la storia che esistono dietro quei colori. A volte arrivano personaggi all’Alberto Sordi nel film il Presidente del Borgo Rosso, che promettono campioni, vittorie promozioni, ma non hanno un euro.
Gente che riesce a prendersi gioco dei sentimenti degli “innamorati del pallone”.
Voglio sperare che in futuro arrivino nella nostra Lega Pro, che fa parte del patrimonio calcistico del nostro Paese, personaggi che vogliano seriamente investire in un settore che, se gestito in maniera seria e professionale può dare grandi risultati economici e sportivi.
Voglio sperare che a Como, così come in altre realtà che stanno cambiando il vertice societario con nuovi presidenti, nuove cordate, arrivino veramente persone che vogliono lavorare a braccetto con i tifosi locali, che vogliano migliorare tecnicamente il prodotto offerto, che vogliano rendere gli stadi, funzionali, moderni e in grado di generare opportunità non solo sportive.
Spero che nella Lega Pro, così come in tutto il calcio italiano, non arrivino più faccendieri che in cambio di un po’ di pubblicità gratuita sui mass media, per un momento di “presunta” gloria, utilizzino i sentimenti e l’amore che il popolo italiano nutre per il gioco del calcio. Il calcio italiano può dare molto anche al mondo imprenditoriale, la cosa che si chiede all’imprenditore è che abbia i mezzi sufficienti e le competenze per gestire un business particolarissimo ma affascinante così come è il Calcio.