E dopo 7, diconsi sette, assemblee che hanno prodotto altrettante fumate nere, la serie A brucia quel che resta della Lega. La Confindustria del pallone è senza presidente. No problem: ci penserà Carlo Tavecchio. Il numero uno del calcio italiano commissarierà la Lega, quindi, con ogni probabilità, ne assumerà la presidenza ad interim, almeno sino a che le venti società non troveranno un accordo. Più facile, con queste premesse, che si risolvano i conflitti in medio Oriente.
Il Commissariamento, avvilente per l’immagine del nostro calcio, era l’unica soluzione possibile? Per certi versi sì. Specialmente se i certi versi assumono prospettive coincidenti, guarda il caso, con i desideri delle “sei regine”. Juventus, Milan, Inter, Roma, Napoli e Fiorentina possono festeggiare. Hanno cercato e ottenuto ciò che volevano: il commissariamento. Condizione ideale per riscrivere lo statuto della Lega e modificarne “governance” e articolo 19, ovvero ciò che riguarda gestione del potere e spartizione dei ricavi.
Ma perché Carlo Tavecchio? I numeri dicono che affidargli la Lega è un’operazione ingiustificabile. Nelle scorse elezioni FIGC (si parla del 6 marzo 2017, poco più di un mese fa) l’attuale presidente ha rastrellato solo 11 voti su 20 in serie A. Non serve una laurea in scienze politiche: la sua presenza sarà invisa, conti alla mano, a mezza Lega. E rischia di aprire una crepa ancora più profonda in seno al calcio italiano. Non a caso, nè Andrea Lotti, né Giovanni Malagò saluterebbero la soluzione Tavecchio con un applauso. Il presidente del Coni ha già fatto notare, anche al diretto interessato, che assumere questo ruolo, in una situazione così complessa, acuirebbe i malesseri del calcio italiano. Il Ministro dello Sport ha già in serbo alcune idee per ristrutturare la Lega e teme che chi non abbia votato Tavecchio potrebbe complicargli la strada delle riforme. E Tavecchio? Procederà per la sua strada. La presa di posizione dello Sport Italiano e del Ministro dello Sport non lo smuoverà di un centimetro. Il numero uno di Via Allegri può far leva (e senz’altro lo farà) sul proprio ruolo: è presidente di tutto il calcio, quindi anche della serie A. Dunque può esserne commissario. E poco importa se il suo mandato-bis abbia prodotto il seguente scenario: Serie A e Serie B, ovvero 2/3 del calcio professionistico, senza governo…