Sto provando a vivere queste ventitreesime Olimpiadi invernali da cittadino europeo, seguendo e sostenendo tutti gli atleti dei 28 paesi dell’Unione. L’idea mi è venuta ripensando a un vecchio pezzo pubblicato sempre qui su IGP in cui spiegavo i motivi per cui non si potrà mai arrivare a una squadra europea unica. Fare il tifoso europeo però si può, anzi presenta grossi vantaggi, perché praticamente in ogni gara ci sono atleti con possibilità di fare bene, e nemmeno c’è il limite di competitors che si possono schierare in ogni singola prova, e addirittura si possono sostenere più team nelle prove a squadre. Una grande comodità insomma.
Scrivo al termine della gare di martedì 13, e, assegnati 26 titoli ben 16 medaglie d’oro sono state conquistate da atleti UE, insieme a 11 argenti e 10 bronzi, per un totale di 37 presenze sul podio su 78 posti disponibili, quasi la metà, e non dimentichiamo che la Norvegia, 3 ori, 5 argenti e 3 bronzi fino ad ora, non fa parte dell’Unione, altrimenti i numeri sarebbero ancora più grandi.
Tanti, in chiave europea, anche i momenti esaltanti, il terzo oro olimpico consecutivo per Sven Kramer nei 5.000 metri del pattinaggio velocità, l’impresa di Martin Fourcade nell’inseguimento del Biathlon dopo la delusione della sprint dove era partito favorito chiudendo poi settimo, il primo titolo a Olimpia per il già leggendario Marcel Hirscher arrivato nella combinata, specialità in cui in stagione non aveva nemmeno mai gareggiato, le lacrime di Ireen Wust dopo la snervante attesa che tutte le avversarie completassero la loro batteria dei 1500 metri del pattinaggio velocità per avere la certezza dell’oro, la sesta medaglia olimpica, quinta individuale, prima d’oro per Arianna Fontana, arrivata dodici anni dopo il bronzo con la staffetta a Torino 2006.
Volutamente nell’elenco non ho messo la nazione degli atleti citati, così come quando si elencano le medaglie conquistate in un evento ad esempio dagli atleti italiani non si mette di fianco tra parentesi, pugliese, lombardo, piemontese, veneto…
Sostanzialmente, salvo che non si scommetta, il tifo sportivo, quello buono, è passione, emozione, empatia con un’altra persona per quello che è riuscita a fare, allora perché non concedersi di essere più aperti verso ciò che ci circonda, oltre i particolarismi? Magari una comune passione sportiva potrebbe essere un modo per iniziare ad essere più europei, e ha comprendere meglio i vantaggi che ciò rappresenta. Certo ci sarebbe bisogno di una mano anche da parte di chi siede nelle poltrone di comando, un po’ più di flessibilità, un po’ meno burocrazia, forse anche un po’ più di informazione su ciò che avviene nei corridoi di Strasburgo e Bruxelles…
Nel 2012 avevamo iniziato a comporre un palmarés comune con un Premio Nobel per la Pace assegnato all’Unione e di conseguenza un pezzettino per uno a noi cittadini, ora possiamo proseguire con un’abbuffata di medaglie. Di solito da italiano sono abituato a stare a dieta in occasioni dei Giochi del ghiaccio e della neve, la vittoria di Arianna Fontana è la prima olimpica da otto anni e la tredicesima da vent’anni, con l’Unione Europea siamo già a 16 titoli in quattro giorni….