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Andrej Kanchelskis, storia di una sfortuna infinita

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Andrej Kanchelskis, storia di una sfortuna infinita

Compie oggi 54 anni Andrej Kanchelskis, il calciatore russo arrivato in Italia per spaccare il mondo, finito per dover fare i conti con una serie di infortuni infiniti che ne hanno compromesso per sempre la carriera. Vi raccontiamo la sua storia.

Andrej Kanchelskis, ovvero come gli infortuni possono distruggerti una (possibile) carriera straordinaria. Classe 1969, il russo nasce nell’impronunciabile cittadina di Kropyvnytskyi (oggi in Ucraina ma al tempo facente parte dell’URSS) e mostra sin da subito una grande predisposizione nei confronti del mondo dello sport.

Il piccolo Andrej si divide tra calcio, hockey e sci di fondo. Insomma, un ragazzino piuttosto attivo. Alla fine, Kanchelskis sceglie di puntare tutto sullo sport dal pallone di cuoio. La sua velocità stratosferica, d’altronde, non potrà che renderlo un giocatore di fascia con i fiocchi, pensano i suoi primi allenatori. E così sarà.

Nel 1988, il ragazzo entra a far parte del settore giovanile della Dinamo Kiev ed un anno dopo è già tra i grandi. Kanchelskis viene pure convocato nella nazionale dell’URSS a soli ventuno anni. Troppo interessanti le sue doti per passare inosservate.

Dopo una sola annata alla Dinamo Kiev, l’esterno si trasferisce ai rivali dello Shakhtar Donetsk. E’ la sua fortuna. Alex Ferguson (che ancora non è Sir ma è comunque già una leggenda del mondo del calcio) sta cercando un’ala destra come non se ne trovano più molte in giro, visiona più volte Kanchelskis e alla fine capisce che vale la pena puntare su questo folletto indomabile.

Siamo nel marzo del 1991 ed il giovane Kanchelskis si ritrova al Manchester United. Costo del trasferimento? 650 mila sterline. Certo, non è la Premier League delle stelle di oggi (in Inghilterra peraltro si parla ancora di First Division) ma la maglia dei Red Devils resta comunque tanta roba.

Bastano poche settimane ed Andrej diventa un idolo dei tifosi mancuniani: pazzesche scorribande sulla fascia destra del rettangolo verde, bei cross e tanti gol (saranno 38 in totale in quattro anni in Inghilterra) lo portano a poter essere considerato senza dubbio uno dei migliori colpi mai fatti nel campionato della terra d’Albione.

Nell’estate del 1995, però, finisce l’idillio. In casa United sulla destra è appena nata la stella di David Beckham e per il russo non c’è più spazio. Kanchelskis va all’Everton per 5 milioni di sterline e resta a Goodison Park per un solo anno. Il rendimento resta incredibile: 20 gol in 52 partite. Niente male per uno che di mestiere non fa il bomber.

Real Madrid e Milan, allora, bussano a casa Everton. Fabio Capello, in quel momento tecnico del Real Madrid, lo vuole a tutti i costi ma la cifra richiesta è esageratamente alta. Il Milan, dal canto suo, dopo aver tentato di ripescare Roberto Donadoni al termine della sua avventura a stelle e strisce tra le fila del NY Metrostars, ha bisogno di un innesto di peso sulla destra. Tutto inutile, però, Kanchelskis resta a Liverpool.

Nel gennaio del 1997, le strade di Kanchelskis e dell’Italia, comunque, si uniranno in direzione Firenze. Il presidente viola Vittorio Cecchi Gori ha promesso ai propri sostenitori un’ulteriore “ciliegina” sulla torta di un mercato importante.

15 miliardi di vecchie lire ed Andrej sbarca nel Belpaese. L’inizio è complicato; d’altronde, si sa, le difese italiane sono il top al mondo e Kanchelskis soffre il nuovo tipo di calcio. Ad aprile, poi, ci si mette un infortunio con la Nazionale: stagione conclusa con 9 presenze e zero reti.

Nuovo anno, nuova vita: via Claudio Ranieri, a Firenze arriva il giovane Alberto Malesani. Kanchelskis sembra tornato sin da subito quello che tutti conoscevano e segna anche il primo gol in Serie A, al Bari. Pare tutto bellissimo ma alla terza giornata finisce già il sogno: Inter-Fiorentina, Kanchelskis sta giocando alla grande prima che un’entrata folle di Taribo West lo faccia uscire in barella. Infortunio alla caviglia e almeno un mese di stop forzato.

Il peggio, però deve ancora venire. La Russia è costretta a giocare una gara fondamentale, ossia lo spareggio contro l’Italia per andare ai mondiali dell’estate successiva in Francia. Il recupero dall’infortunio pertanto non viene rispettato, vengono accelerati i tempi e Kanchelskis si presenta a Mosca per scendere in campo contro gli azzurri.

Il clima è ostico: freddo polare, tanta neve e campo impresentabile. Arriva uno scontro con Gianluca Pagliuca su una palla vagante. Il portiere deve uscire in barella (facendo esordire in Nazionale un certo Gianluigi Buffon appena diciannovenne) ma a Kanchelskis va molto peggio: rottura della rotula della gamba sinistra.

Stavolta i tempi di recupero sono lunghissimi e quando torna il giocatore non è più lo stesso. Andrej ha perso lo smalto dei tempi migliori eppure fa ancora in tempo a segnare un gol in viola e raccogliere una manciata di presenze. A fine stagione, comunque, la Fiorentina lo cede ai Glasgow Rangers, dove Kanchelskis si toglierà ancora qualche soddisfazione, prima di girovagare un po’ tra Inghilterra (Manchester City, Southampton), Emirati Arabi (Al-Hilal) e la sua Russia (Saturn, Kryl’ja Sovetov) e dire definitivamente addio al calcio giocato.

Nato a Roma sul finire degli anni Ottanta, dopo aver conseguito il diploma classico tra gloria (poca) e
insuccessi (molti di più), mi sono iscritto e laureato in Lingue e Letterature Europee e Americane presso la
facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Tor Vergata. Appassionato, sin dall'età più tenera, di calcio,
adoro raccontare le storie di “pallone”: il processo che sta portando il ‘tifoso’ sempre più a diventare,
invece, ‘cliente’ proprio non fa per me. Nel 2016, ho coronato il sogno di scrivere un libro tutto mio ed è
uscito "Meteore Romaniste”, mentre nel 2019 sono diventato giornalista pubblicista presso l'Ordine del Lazio

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