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Le basi tecniche dello Snooker: un passo indietro per farne molti intorno al tavolo

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Due parole per rompere il ghiaccio.

Cari amici nello snooker, eccoci nuovamente con l’appuntamento mensile delle rubrica TIPS che, a discapito del titolo in inglese, nutre l’ambizione di offrire qualcosa in più di semplici consigli. Con una buona dose di timore reverenziale nei confronti dei miei maestri e del pubblico di lettori, vorrei affrontare l’impresa di abbozzare, in una decina di puntate, la struttura di un corso di base per neofiti. Il compito è stimolante ed è soprattutto una risposta alle sempre più pressanti richieste di cominciare a dar corpo ad una letteratura tecnica nella nostra lingua su meccanismi e misteri di questo bellissimo gioco. Proverò a dare il mio modesto ma sincero contributo a questa fase embrionale della nostra letteratura specializzata pescando dall’esperienza di questi quattro anni di intensa attività come COACH EBSA formato dal maestro PJ Nolan presso l’Ambrosian Snooker Academy di Milano.

Il gioco del biliardo ed il cielo stellato

Il biliardo è un gioco affascinante perché si deve imparare a vedere l’invisibile. Stimola le nostre facoltà intellettuali ed immaginative a vedere geometrie che non hanno evidenza, a leggere correttamente dei rapporti spaziali tra oggetti, le bilie, posti all’interno di un perimetro o campo di gioco. Facciamo un esempio: tutti siamo affascinati dal cielo stellato e, quando siamo così fortunati da contare su un amico astrofilo che possa indicare con un dito le varie costellazioni, possiamo iniziare a collegare i punti luminosi fino ad accendere nella nostra mente le figure che prima non riuscivamo a concepire. Un meccanismo analogo si attiva quando il giocatore inizia ad osservare con giusta predisposizione il campo da gioco, sempre uguale e sempre nuovo e in grado di affascinare offrendo nuovi quesiti.

Passeggiando intorno al tavolo

Sin dagli albori della tecnica biliardistica, prima nel “Billiard”, progenitore tutt’ora molto giocato, poi nello snooker stesso, si è sempre posta molta attenzione alla cosiddetta “STANCE” o posizione di partenza per l’efficacia di ogni tiro. Anche in molti manuali moderni, è consuetudine trattare questo argomento al primo posto come pilastro della buona tecnica, primo passo di ogni “RUOTINE PRE-SHOT” o serie di azioni consecutive e sempre uguali che aiutano la concentrazione del giocatore per il tiro perfetto. Certamente è il punto di partenza corretto ma ad un più attento esame, in un corso che voglia appunto aiutare anche i neofiti, non possiamo dare nulla per scontato, quindi facciamo un passo indietro per farne molti di più in avanti. Serviamoci  delle premesse appena fatte e cerchiamo di spiegare quanto siano importanti le passeggiate esplorative intorno al tavolo. Ciò che è importante capire è che prima di ogni tiro e quindi dell’abbassamento del corpo sul tavolo, esiste una fase di studio dall’alto che non si può saltare. Solo quando siamo in piedi possiamo catturare più punti di vista e possiamo individuare le geometrie fondamentali, scegliere quella giusta e passare poi alla fase successiva modellando la posizione o “STANCE” per ottenere la stecca “ON LINE” cioè coincidente con la linea di mira. In pratica: ciò che deve essere percepito stando in piedi non potrà più essere afferrato quando si entra nella fase di “indirizzamento” per il tiro abbassandosi sul tavolo e viceversa, quando siamo in piedi non possiamo percepire il perfetto  allineamento della stecca con la porzione di palla cioè il punto di mira dove spingeremo la “CUE BALL” o palla battente per ottenere gli angoli di uscita desiderati.

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La vista è un senso cardine

Tutto quanto avviene sul tavolo da snooker è basato su un bersaglio che misura 26,2 millimetri, cioè il raggio di una bilia. Suddividendo questo spazio in porzioni possiamo avere un’idea del grado di precisione richiesto, senza contare che ad una distanza che supera i 120 cm tra la “CUE BALL” e la “OBJECT BALL” la curva delle difficoltà si impenna imbizzarita. Per questo ed altri motivi, un senso che va molto allenato è la vista, cercando di aumentare la precisione nel percepire le distanze e gli angoli come le differenze di millimetri nel giudicare una porzione di palla. In questo gioco non si deve leggere qualcosa di minuscolo e quindi non è propriamente una questione di diottrie, piuttosto di percezione delle proporzioni e allineamento dell’occhio alla stecca e alla famossisima  “LINE OF AIM” o linea di mira, da individuare sempre mentre siamo ancora in piedi, scusate l’insistenza …

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Leggere correttamente il layout

Per leggere correttamente la situazione sul tavolo, è necessario catturare viste da molti angoli, ma è un po’ più complesso di quando siamo sotto la volta del cielo stellato dove abbiamo un solo punto di osservazione. Il compito di visualizzare le geometrie invisibili che collegano bilie e buche ci spinge a percorrere i quattro lati del rettangolo verde,  spesso molte volte, per smentire o confermare una percezione che forse non è così nitida e inappellabile. Esistono anche situazioni intermedie dove è necessario confrontare nella nostra mente, in pochi secondi, due panorami dal medesimo angolo di osservazione. In questi casi possiamo osservare i nostri campioni in pose strane, con la testa abbassata sul piano di gioco oppure in altre divertenti posizioni.


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 Un motto che cerco di trasferire ai miei studenti recita così: “Pensa a ciò che puoi fare e fai quello che hai pensato”. Sembra una dichiarazione banale ma è alla base della concezione di gioco dall’esordio del neofita all’impegno del professionista. Imparando a leggere correttamente il “LAY OUT” ossia la disposizione delle bilie sul tavolo, potremo prima di tutto capire se conviene attaccare per iniziare un “BREAK BUILDING” cioè la costruzione di una serie per guadagnare punti o difendere ed in quale modo più efficace per noi a danno dell’avversario. Solo dopo avere effettuato questa lettura possiamo scegliere il tiro più conveniente, analizzarne l’iniziale geometria invisibile per visualizzare anche la nuova disposizione delle bilie che il nostro tiro dovrà causare. A questo punto, siamo pronti per apprendere la basi della tecnica di tiro, seguendo la progressione di argomenti che tutti i manuali propongono e che ci porteranno alle soddisfazioni balistiche tante sognate.

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Verso i prossimi argomenti

Per un’azione semplice come imbucare una bilia, esistono come minimo tre oggetti da considerare: il primo o “TARGET” che può essere una buca ma anche un’altra bilia, il secondo chiamato “OBJECT BALL” o “bilia-obiettivo” che è normalmente quella da colpire,  la “CUE BALL”, letteralmente “palla-stecca”, che è la bilia bianca o battente ed infine l’ultimo punto di questa geometria lineare che il “GRIP” cioè l’impugnatura della stecca. Dal “TARGET” dovremo tracciare idealmente una linea che attraverso il centro della OBJECT BALL attraversi la CUE BALL per terminare al “GRIP”. Il compito delle successive azioni tecniche, tornando alla stessa “STANCE”, sarà quello di allineare la stecca a due di queste linee e farla muovere con regolarità, precisione e velocità adeguate al tiro che avremo deciso di eseguire. Così abbiamo anticipato degli argomenti del prossimo appuntamento ma per ora, come dicono i saggi orientali, sotto le stelle o intorno al biliardo, camminiamo di più e nel mentre respiriamo profondamente che aiuta la concentrazione … buone passeggiate a tutti !

 

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