Danilo Cataldi ha lasciato la Lazio. Una notizia che ha scosso l’ambiente biancoceleste e che ha letteralmente diviso la piazza. Da una parte c’è chi sostiene la scelta del ragazzo, il quale ora potrà giocare con maggiore continuità e magari tornare a Roma a giugno con qualche certezza in più. Dall’altra i suoi detrattori, che si domandano come un ragazzo di soli 22 anni, laziale di cuore e utile nel turn over, possa scappare alle prime difficoltà.
Analizzando la questione nel dettaglio, ci si rende immediatamente conto che ambedue gli schieramenti hanno validi motivi per sostenere le proprie tesi: da un lato è indiscutibile che un’esperienza da titolare possa solo che giovare ad un ragazzo la cui maturazione sembrava essersi leggermente arenata e che ha dimostrato di soffrire parecchio il ruolo di riserva. D’altro canto però, stona non poco il dover assistere alla partenza in fretta e furia da parte di un calciatore che si professa laziale da sempre, al quale è stato dato più volte il privilegio di indossare la fascia di capitano a soli 22 anni e che, nonostante tutto, il suo spazio in questa stagione lo ha comunque trovato. Il desiderio di Danilo di giocare con maggiore continuità è di fatto la principale ragione per la quale è andato a rinforzare il grifone di Genova. Una titolarità che alla Lazio però Danilo Cataldi non ha mai dimostrato di meritare appieno, nonostante le chance avute. Grazie al lungo infortunio di Biglia, il centrocampista romano ha accumulato svariate presenze in questo campionato, ma alzi la mano chi ha mai pensato, anche solo per un secondo, che il ruolo di primo rincalzo andasse stretto al pur bravo Cataldi. Medie, sufficienti, ma decisamente poco incisive, così sono apparse le prestazioni del ragazzo ogni qualvolta è stato chiamato in causa da mister Inzaghi. Un allenatore che, fin dal suo arrivo a Formello, ha sempre dato l’idea di non fare favoritismi e di premiare sempre chi in settimana dimostra di meritare il posto da titolare.
Milinkovic, uno dei maggiori prospetti della Lazio attuale, lo scorso anno con Simone Inzaghi trovò assai poco spazio, ma in questa stagione è stato bravo a lavorare con impegno e a conquistarsi il posto, cosa che Cataldi non è riuscito a fare nel girone di andata appena concluso. Quello che lascia perplessi della scelta di Danilo è la ‘’fretta’’ con la quale ha deciso di abbandonare la ‘’sua’’ Lazio, squadra in piena lotta per un posto in Europa, per andare a giocare qualche partita in più in club che, almeno per quest’anno, ha ben poche ambizioni di classifica. La titolarità è allettante, ma da un ragazzo di soli 22 anni a cui la società non ha mai fatto mancare la fiducia, forse sarebbe stato lecito aspettarsi maggiore pazienza e più voglia di imporsi con la maglia della propria città, piuttosto che ‘’mollare’’ a metà dell’opera.
La cessione di Cataldi mette nei guai anche la Lazio, società da sempre poco incline a muoversi con decisione nei mercati invernali. Il centrocampo biancoceleste è infatti ridotto all’osso, con i soli Murgia e Leitner come alternative centrali. Considerando che il tedesco non è praticamente mai entrato nelle grazie di Inzaghi e che Murgia è di fatto poco più di un ex Primavera senza esperienza, ecco che la ricerca di un centrocampista affidabile e che possa tornare utile nel turn over diventa alquanto urgente. Non si potranno commettere di nuovo gli errori del passato: non servirebbero a nulla gli acquisti di gente tipo Kakuta, Helder Postiga o Saha, adesso serve un calciatore vero, affidabile, concreto e che possa essere utile fin da subito senza bisogno di tanto ambientamento. In poche parole servirebbe un Cataldi, ma Cataldi si è tirato indietro.