Dopo quelle per i salari troppo bassi, per l’orario di lavoro stremante e per molestie sessuali, un’altra accusa colpisce il mondo della NFL quella di “sfacciata discriminazione”. Il mittente è sempre lo stesso: le cheerleaders.
Bailey Davis, una delle due cheerleaders della NFL che ha accusato la lega di discriminazione sessuale si è scagliata contro la lega professionistica ed il suo commissioner Roger Goodell che avrebbe rifiutato più volte di sedersi intorno ad un tavolo per risolvere una volta per tutte queste spinose questioni.
La Davis, 22 anni, è stata licenziata dal corpo di ballo “Saintsations” dei New Orleans Saints lo scorso gennaio per aver postato una foto su Instagram, un selfie, dove indossava biancheria intima succinta. Insieme ad altre tre ex cheerleaders, tutte licenziate, vuole incontrare la federazione per una causa che il suo legale ha definito “sfacciatamente discriminante” su come le donne e gli uomini vengono trattati.
Sempre la Davis ha puntato il dito su alcune clausole del contratto che ogni cheerleader deve firmare, come quella anti-fraternizzazione dove vieta ogni tipo di contatto con i giocatori ma che non è presente nei contratti dei giocatori stessi. Dalla serie: se il giocatore ci prova, che tu ci stia o meno rischi il posto. O altre clausole come quella dove viene vietato di posare nude, seminude o in lingerie sui social media salvo poi venir invitate a posare nude o quasi per gli sponsor.
Tempo fa, cinque ex cheerleader dei Washington RedSkins hanno affermato di essere state costrette a posare in topless per un servizio fotografico del 2013 in un viaggio in Costa Rica e di dover “lavorare” poi come escort in una discoteca per alcuni sponsor maschili della squadra. Il presidente di Washington Bruce Allen ha detto che altri racconti di cheerleader contraddicono queste affermazioni.
Le accuse verso Washington si aggiungono ad un sempre più crescente numero di accuse da parte delle cheerleaders che reclamano una bassa retribuzione, lunghe ore e molestie sessuali. La NFL ha rilasciato una dichiarazione scritta dove invita le squadre a rispettare i contratti stipulati.
L’avvocato della Davis, Sara Blackwell, e di altre cheerleaders ed ex cheerleaders molestate o discriminate, dice che la risposta della NFL equivale a lavarsi le mani dalla responsabilità come “Ponzio Pilato”. “Dire che parleranno con le squadre non significa nulla quando hanno il potere di fare regole che si applicano a tutti e scelgono di non farlo. La NFL è responsabile al 100%. Goodell non dovrebbe nemmeno pensarci due volte prima di accettare un incontro con le ragazze discriminate, che hanno proposto di risolvere le loro cause con il valore simbolico di un dollaro se Goodell si incontrerà con loro.”
Sempre l’avvocato prosegue: “Molte persone hanno la percezione che il “cheerleading” sia sessualizzato in ogni caso. Ma conoscendo le ragazze, nessuna di loro si iscrive a quel lavoro per essere solo intrattenimento per gli uomini. Metà delle ragazze sono sposate e praticanti cristiane e nessuna di loro vuole addosso la reputazione di “donnaccia”. Essere una cheerleader è un lavoro di danza professionale in una squadra di danza professionale. Non so perché si pensi che le cheerleaders delle scuole superiori, delle università e della NFL siano la stessa cosa ma questa concezione va assolutamente cambiata”.