Gennaio è un mese fondamentale per le squadre di A. Rappresenta il momento dei primi bilanci dopo il giro di boa e costituisce un’ultima grande occasione per inserire i puntelli necessari per migliorare la rosa a disposizione e cedere gli elementi in esubero. Gennaio è un crocevia dal quale non si può prescindere, anche per una squadra come il Cagliari che non avrà molto da chiedere alla seconda parte del campionato. I 23 punti raccolti finora e le 13 lunghezze che lo rendono quasi irraggiungibile dal Palermo terzultimo sono più di un’ipoteca sulla permanenza nella massima serie. Allo stesso tempo, le difficoltà palesate nella prima metà di stagione portano a pensare che non potrà alzare granché l’asticella e lottare per un posto in Europa. Il Cagliari è immerso nel limbo di metà classifica che può rappresentare una grandissima occasione, perché i sardi hanno un mercato invernale bonus di sei mesi per pianificare il futuro. Gennaio, a differenza di quanto accade normalmente, potrebbe diventare un laboratorio di costruzione, invece di un’ultima spiaggia per rimediare agli errori commessi in estate.
Finora, tuttavia, le operazioni in entrata e in uscita non hanno entusiasmato i tifosi e hanno mostrato un notevole immobilismo della società. Una scelta giustificabile, ma non del tutto. L’addio di Storari, seguito ad una lunga scia di polemiche con la società che ha lasciato l’amaro in bocca, e l’approdo in Sardegna di Gabriel dal Milan con la formula discutibile del prestito secco potrebbero non aver risolto alcun problema, seppure non ne creeranno probabilmente di nuovi. Mare piatto al porto di Cagliari, insomma. E se le prossime settimane ci proporranno lo stesso leitmotiv, si potrà parlare di una grande occasione persa. Perché? Approfondiamo la questione.
Un elemento su tutti è fondamentale: il Cagliari incassa un numero smisurato di reti. I rossoblù hanno chiuso il girone d’andata con 43 gol subite: sette in più del Palermo, seconda nella classifica delle peggiori difese di A. Le uscite a vuoto di Storari hanno influito in modo importante sul rendimento disastroso della retroguardia, ma non rappresentano certo l’unica causa. Come avevamo affermato in un articolo di qualche settimana fa, i problemi riguardano principalmente il centrocampo e, in seconda battuta, difesa e portiere. La prestazione folle col Sassuolo, culminata in un 4-3 pirotecnico, lo dimostra: il Cagliari, seppure vincente, ha incassato tre reti in casa con Rafael tra i pali al posto di Storari, accantonato dopo il ritiro seguito alla sconfitta di Empoli. D’altro canto, l’ottima figura fatta domenica scorsa a San Siro contro il Milan sembrerebbe dimostrare le responsabilità decisive dell’ex portiere dei rossoblù, ma la verità è un’altra: il Cagliari, messo sotto dai rossoneri con un 1-0 finale per molti versi immeritato, ha giocato con un atteggiamento diverso, più aggressivo a centrocampo e attento in difesa. Rafael, protagonista indubbiamente di una gara che ha dato maggiori sicurezze ai compagni rispetto a quante ne infondevano le indecisioni di Storari, si sta rivelando un elemento stabilizzante, più che risolutore.
Affiancare Gabriel a Rafael non sposterà granché gli equilibri. Il giovane portiere ha mostrato nelle prime stagioni della sua carriera un’affidabilità che lo associa al collega brasiliano, e non rappresenta un patrimonio economico da far maturare, visto che rimarrà di proprietà del Milan senza alcuna opzione sull’acquisto a titolo definitivo. L’operazione, resasi indispensabile a seguito delle frizioni tra Storari e la società, non risolve il nodo portiere per la prossima stagione: i tifosi si augurano di conseguenza che Capozucca blindi il contratto di Cragno, protagonista di un’ottima stagione in B con la maglia del Benevento e allontani quindi le sirene partenopee che lo seducono da qualche giorno. Le stesse che sente risuonare Del Fabro, centrale ventunenne di Alghero che si sta mettendo in luce a sua volta in cadetteria con il Pisa di Gattuso. Se il Cagliari intende portare avanti il progetto di crescita dei giovani nati in Sardegna, puntare su Del Fabro è una grande occasione.
In difesa, d’altronde, sono diversi i dubbi da risolvere. L’unico centrale che si sta rivelando affidabile è Bruno Alves: i vari Salamon, Ceppitelli e Capuano, invece, non sono stati finora all’altezza. L’immobilismo sul mercato che riguarda i centrali di difesa ha due spiegazioni possibili: il Cagliari potrebbe aver dato fiducia agli elementi presenti in rosa, e sarebbe un errore. Oppure sta attendendo il completamento della maturazione di Del Fabro, e la scelta potrebbe rivelarsi azzeccata. I sardi, inoltre, non si stanno preoccupando di rinforzare le fasce difensive, altro tallone d’Achille della retroguardia: l’unico nome che si insegue è Miangue, mancino come Murru. Il belga dell’Inter, lanciato in prima squadra da De Boer, andrebbe a occupare la casella che lascerà libera Bittante e non potrà essere acquistato a titolo definitivo: anche in questo caso si coprirebbe una falla, senza risolvere il problema, presente anche sull’out destro occupato attualmente da Pisacane, tanto grintoso quanto carente dal punto di vista tecnico.
L’attacco, privato di Melchiorri, potrebbe essere potenziato con Avenatti, inseguito fin dai tempi di Cellino, mentre a centrocampo il Cagliari ha individuato un profilo che potrebbe spostare gli equilibri: i sardi, infatti, stanno inseguendo con insistenza Cigarini, in uscita dalla Sampdoria dopo l’esplosione di Torreira. Il regista ex Atalanta porterebbe in dote esperienza, grinta e geometrie, fondamentali in una mediana con poche idee e in carenza di ordine. Tachtsidis resterebbe una buona alternativa, mentre Di Gennaro darebbe il cambio a Joao Pedro sulla trequarti. Ionita, inoltre, è prossimo al rientro e permetterà ad Isla di tornare sulla fascia destra di difesa, ruolo maggiormente nelle sue corde. A Cigarini potrebbe aggiungersi Dimitri Bisoli, figlio di Pierpaolo, centrocampista del Brescia dalle ottime potenzialità, soprattutto in prospettiva. Si dovrà poi sciogliere il nodo Padoin, infortunatosi al bicipite femorale destro con tempi di recupero da definire. La strategia che sembra esser stata adottata per potenziare la mediana dovrebbe essere uno spunto per lavorare bene su tutta la rosa: puntare su garanzie che offrano un presente senza rischi ed elementi giovani da far crescere senza ansia è l’opzione ideale, specie per una squadra che può permettersi qualche azzardo e deve risolvere allo stesso tempo diversi problemi. Una squadra come il Cagliari, messasi nella posizione invidiabile di chi può costruire senza dover distruggere. I sardi hanno una grande occasione, ma sembrano non averlo ancora percepito del tutto. Avranno due settimane per smentirci, trasformare un gelido gennaio in un’anomala primavera e non fare di un bonus inatteso un grande rimpianto.