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La volatilità dei mercati, il rischio principale per gli investitori
È un termine di uso comune, certamente familiare a tutti coloro i quali sono soliti investire sui mercati: si parla di volatilità, facendo riferimento ad una parola piuttosto colorita ed utile a dare già di per sé l’idea del concetto.
In linguaggio finanziario, la volatilità va a misurare la dispersione dei rendimenti per un dato titolo o indice di mercato. Ciò significa che maggiore è il livello di volatilità, più a rischio diventa investire su quel titolo. Un discorso direttamente proporzionale, come spesso accade sui mercati: tassi elevati di rischio fanno rima con potenziali maggiori possibilità di guadagno.
Per la verità in ambito finanziario, quando si parla di volatilità ci si riferisce ad oscillazioni in entrambe le direzioni, sia in salita che in discesa; si parla quindi di asset che non hanno un equilibrio e che non sono una garanzia. Un esempio?
Le tanto ambite in questo momento criptovalute, che possono sì garantire una salita improvvisa del proprio valore, come è accaduto con il Bitcoin in questo inizio anno 2021, ma che sono sempre soggetti a bolle speculative, quindi a rischi di crollo improvviso del proprio valore.
Beni volatili e beni rifugio
In sostanza il discorso opposto rispetto all’oro, preso sempre ad esempio come riserva di valore in quanto bene in grado di mantenere la propria quotazione anche in piena tempesta. Gli esperti parlano di beni rifugio, alludendo proprio a questa peculiarità di rappresentare un porto sicuro nei periodi di maggior crisi.
La volatilità di un asset è un fattore chiave nella determinazione del prezzo degli asset sui mercati e va ad esprimere la movimentazione costante del loro valore. Un bene molto volatile è particolarmente soggetto alle montagne russe, come si chiama in gergo quella pazza alternanza tra salite e discese. Quali sono i mercati maggiormente esposti alla volatilità?
Come si diceva prima, ci sono beni che rappresentano un rifugio e possono offrire maggiori garanzie, dall’oro all’immobile; ci sono poi i mercati più volatili, come nel caso della Borsa, che comunque ha al proprio interno diverse declinazioni di rischio (legati a differenti volatilità). Ci sono quindi azioni più volatili ed altre che lo sono meno.
I mercati più soggetti a volatilità
Tra i mercati più soggetti a volatilità ci sta inevitabilmente quello del trading online: si tratta di una modalità di piuttosto recente introduzione, almeno nel nostro paese, che comporta di approcciarsi ai mercati in prima persona, utilizzando apposite piattaforme di trading online, software che l’utente può gestire in autonomia per accedere al mercato scelto, che sia quello azionario, delle valute estere o di qualsiasi altro asset.
Il trading online è considerato un mercato soggetto a volatilità in quanto si basa su analisi a breve termine, quindi legate a periodi stretti. Ci sono poi investitori che si muovono più a loro agio proprio all’interno di mercati di questo genere, quindi in condizioni di volatilità. Non eccessiva, perché in questi casi si consiglia di non muoversi mai; viceversa un livello normale di volatilità del mercato può essere anche positivo, in quanto va a garantire un movimento dei soldi ed offre agli investitori la possibilità di rispettare la classica direttiva sugli investimenti: acquistare a basso prezzo e vendere poi ad una cifra elevata.