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La vittoria dell’outsider Portogallo? Era scritta. Per la ‘regola dei 12 anni’

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Ottavo minuto di gioco della finale tra Francia e Portogallo. Cristiano Ronaldo riceve un colpo durissimo sul ginocchio sinistro da parte di Payet. Il fenomeno lusitano si accascia a terra tra strazianti urla di dolore. Prova a rientrare sul terreno di gioco un paio di volte ma il dolore è troppo forte. Si scoprirà soltanto alcune ore dopo che si tratta addirittura di lesione al legamento collaterale. CR7 piange, anzi singhiozza, come un bambino. Ha aspettato quel momento per anni e dopo meno di mezz’ora dal fischio d’inizio deve lasciare il campo forzatamente.

Sembra la fine dei sogni di gloria per il popolo portoghese, invece di lì a poco si assisterà all’inizio della grande festa a tinte rosso-verdi. Pareva impossibile potesse accadere, vista la maggiore qualità della Francia di Deschamps ed il fatto che i transalpini giocassero anche tra le mura amiche, proprio come nelle altre occasioni in cui avevano sollevato dei trofei.

Quella che ormai possiamo chiamare la ‘regola dei 12 anni’, però, ha colpito ancora.

Tutto ha inizio nel 1992: Europei di Svezia. Sono ancora lontani i tempi delle televisioni a fare da padrone della manifestazione, così le partecipanti alla competizione sono soltanto otto (rispetto alle 24 dell’ultima edizione in Francia): CSI (Comunità di Stati Indipendenti, che faceva sostanzialmente le veci della vecchia URSS), Francia, Germania, Inghilterra, Olanda, Scozia, Svezia e Jugoslavia.

Quest’ultima, tuttavia, alle prese con i problemi legati alla guerra nei Balcani, alla fine non partecipa agli Europei ed al suo posto viene ammessa la Danimarca, finita seconda nel proprio girone di qualificazione alle spalle degli stessi jugoslavi.

I biancorossi si presentano alla manifestazione senza la propria stella, Michael Laudrup, chiamatosi fuori per forti dissidi con il selezionatore. Visto il modo in cui la Danimarca è giunta in Svezia e la non eccelsa qualità a disposizione, in molti la definiscono la ‘cenerentola’ della competizione.

Ben presto, però, ci si accorge che mai errore è stato più marchiano. La Danimarca passa il girone al cospetto di avversari tutt’altro che semplici come Francia, Inghilterra e la Svezia padrona di casa, finendo dritta in semifinale.

Qui il confronto sembra veramente impari, dal momento che di fronte c’è la grande Olanda di Van Basten. La gara finisce 2-2 ma ai rigori ha la meglio proprio la Danimarca grazie all’errore incredibile che mai ti aspetteresti: quello di Van Basten. Incredibile ma vero: è finale.

Il 26 giugno 1992 avviene il miracolo: i danesi battono la Germania (alla prima presenza agli Europei da riunificata) e si laureano Campioni d’Europa. E’ un titolo storico, una storia incredibile visto che Laudrup jr. e compagni avrebbero dovuto essere in vacanza in giro per il mondo piuttosto che a giocarsi gli Europei.

Passano 12 anni e, dopo i successi tutt’altro che clamorosi di Germania e Francia, la storia si ripete.

Gli Europei, stavolta, si disputano in Portogallo. I padroni di casa godono di campioni straordinari come Figo e Rui Costa oltre ad un giovane che porta un cognome pesante: Cristiano Ronaldo. Nella gara inaugurale della rassegna, però, emerge subito una sorpresa clamorosa: l’operaia Grecia guidata da Otto Rehhagel sconfigge 2-1 proprio i lusitani.

Sembra un fuoco di paglia, dal momento che poi gli ellenici ottengono un pareggio contro una Spagna ancora lontana parente della corazzata targata Del Bosque ed addirittura una sconfitta contro la Russia, ed invece la Grecia riesce intanto a passare incredibilmente il girone alle spalle del Portogallo.

Ai Quarti di Finale, tra i padroni di casa, l’Inghilterra di Owen, la Svezia del giovane Ibra, l’Olanda di Van Nistelrooy, la Francia di Zizou, la Repubblica Ceca di Nedved e la Danimarca tutto cuore e grinta, la Grecia sembra veramente essere finita lì per caso.

Il primo avversario nella fase ad eliminazione diretta, poi, è niente meno che la Francia detentrice del titolo. Gli ellenici sembrano la classica vittima sacrificale. Al minuto 65 della sfida allo José Alvalade di Lisbona, però, il centravanti Charisteas decide di cambiare il corso della storia e porta in vantaggio i suoi. L’1-0 resiste fino al triplice fischio finale. La Grecia compie l’impresa.

Già questo basterebbe per far rientrare in patria i ragazzi di Rehhagel come eroi ma la Grecia non vuole fermarsi, batte anche la Repubblica Ceca, in una gara sfiancante terminata soltanto ai supplementari grazie a quell’invenzione insensata che prese il nome di Silver Gol (per fortuna poi presto rimosso) di una vecchia conoscenza del calcio italiano, il romanista Traianos Dellas, e vola in finale.

L’avversario è di nuovo quel Portogallo padrone di casa sconfitto nella partita d’esordio. Stavolta, però, la Grecia non è più l’undici sottovalutato da tutti appena un mese prima. Per la prima volta nella storia, inoltre, ad aprire e chiudere un Europeo è la stessa partita; in entrambi i casi il risultato sarà il medesimo: trionfo greco grazie al catenaccio molto ‘italiano’ di Rehhagel.

A decidere la sfida è ancora Charisteas. In Grecia esplode la festa ed il mondo assiste ad una favola impensabile, che verrà superata qualche anno dopo soltanto dal Leicester di Ranieri.

Trascorrono altri 12 anni, con due successi nel frattempo di una Spagna super, ed arriviamo ai giorni nostri. Il Portogallo giunge agli Europei francesi non certo con i crismi della favorita. Il ritornello è sempre lo stesso ‘la qualità c’è ma sono poco concreti’. La stella Cristiano Ronaldo, poi, appare provata dopo una stagione molto dispendiosa.

I lusitani pareggiano le tre gare del girone ma passano ugualmente agli Ottavi. Piovono critiche sulla testa del povero ct Santos. Il Portogallo, però, agli Ottavi elimina la Croazia (ai supplementari), che sembrava super favorita, ed ai Quarti la Polonia del bomber Lewandowski (ai rigori).

I rosso-verdi sono in Semifinale senza aver mai vinto una gara entro i 90 minuti. Esplode l’ironia sul web. I portoghesi diventano quasi uno zimbello, pur essendo tra le migliori quattro nazionali in Europa. In Semifinale c’è il Galles di Bale, che viene liquidato per 2-0 grazie ai gol di CR7 e Nani. E’ di nuovo Finale, 12 anni dopo l’incubo greco.

Stavolta, però, è il Portogallo a partire come sfavorita al cospetto della Francia padrona di casa. CR7, poi, fa crac dopo pochi minuti. Come si può (finalmente) alzare un trofeo ormai? Questo il pensiero di tanti tifosi lusitani. Nessuno, evidentemente, aveva pensato alla ‘regola del 12’, che ancora una volta ha deciso di metterci lo zampino.

Nato a Roma sul finire degli anni Ottanta, dopo aver conseguito il diploma classico tra gloria (poca) e
insuccessi (molti di più), mi sono iscritto e laureato in Lingue e Letterature Europee e Americane presso la
facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Tor Vergata. Appassionato, sin dall'età più tenera, di calcio,
adoro raccontare le storie di “pallone”: il processo che sta portando il ‘tifoso’ sempre più a diventare,
invece, ‘cliente’ proprio non fa per me. Nel 2016, ho coronato il sogno di scrivere un libro tutto mio ed è
uscito "Meteore Romaniste”, mentre nel 2019 sono diventato giornalista pubblicista presso l'Ordine del Lazio

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