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La sostenibilità degli Stadi di Premier League
Quante volte abbiamo sentito parlare della bellezza degli stadi inglesi? Vere e proprie cattedrali che andrebbero visitate almeno uno volta nella vita dagli appassionati di calcio e non solo. Mettendo a confronto, poi, gli impianti italiani con quelli del Regno Unito, il paragone risulta davvero fuori luogo. Ma l’eccellenza di questi capolavori dell’architettura comporta dei costi, non solo sotto il profilo economico ma anche per quel che riguarda la sostenibilità, argomento al centro della cronaca e sempre più focale nelle strategie politiche e imprenditoriali di oggi. Vi abbiamo già parlato dell’inquinamento generato dal calcio e, ora più che mai, le società stanno riconvertendo le proprie attività avendo come priorità la salvaguardia del pianeta e dei suoi abitanti. Per questo in Premier League molte sono state le squadre che hanno manifestato una grande sensibilità nei confronti di queste tematiche, soprattutto per quel che riguarda la modernizzazione degli stadi e la gestione sostenibile a 360 gradi di tutti gli aspetti correlati alla partita.
La rivista online Archistadia.it ha pubblicato di recente uno studio sullo stato e l’efficienza degli impianti di quello che viene definito il campionato più bello del Mondo. Come evidenziato, oramai tutti gli stadi di nuova costruzione sono stati progettati tenendo conto delle migliori tecnologie esistenti per il risparmio energetico e l’efficienza attraverso l’ illuminazione a led a basso consumo, pannelli fotovoltaici e sistemi di riutilizzo dell’acqua. La nuovo sfida è quella che riguarda i materiali e la gestione degli spettatori.
La Sport Positive Summit in collaborazione con la BBC ha valutato gli stadi della Premier League sulla base di alcuni punti che coinvolgono tutti gli aspetti riguardanti la sostenibilità assegnando un punteggio che va da 1 (nei casi in attività specifiche già poste in essere), 0,5 ( in presenza di previsioni di intervento) e 0 (in assenza di attività presenti o previste). Le variabili coinvolte per la classificazione sono: efficienza energetica, uso di energia pulita, quantità di plastica usata, gestione dei rifiuti, riuso idrico, offerta menu vegani e/o soluzioni simili, eventuale ricorso alla mobilità sostenibile, coinvolgimento dei tifosi tramite comunicazione mirata.
Sulla base di ciò, i club che hanno ottenuto i punteggi più alti sono l’Arsenal, le due squadre di Manchester e il Tottenham, anche alla luce del recente rifacimento dei loro stadi di proprietà, raggiungendo il massimo risultato in ogni punto previsto dallo studio. Ultimo in classifica il Watford con 2,5 punti.
Tra i club più virtuosi che hanno dimostrato di avere una visione sostenibile del calcio e degli aspetti ad esso correlati abbiamo il West Ham che può contare su un servizio di smaltimento di rifiuti in grado di riciclare interamente alluminio, plastica, legno, cartone, vetro e carta. Sempre a Londra, il Chelsea fa il 100% di raccolta differenziata sia allo stadio che al campo d’allenamento, mentre l’Emirates Stadium dell’Arsenal è in grado di autoprodurre l’energia necessaria per l’intero svolgimento della partita grazie all’installazione di accumulatori energetici. Un esempio simile è quello del Kaohsiung World Stadium di Taiwan di cui vi avevamo parlato in precedenza.
Un altro aspetto da considerare è quello relativo alla somministrazione del cibo. Sotto questo punto di vista, sono già stati fatti importanti passi avanti e, a oggi, 16 club su 20 già sono in grado di fornire alimenti vegani/vegetariani. Al riguardo, il Liverpool ha eliminato completamente la plastica per il confezionamento, sostituendola con materiali riciclabili provenienti dalla lavorazione delle foglie di palma e di mais.
Anche la mobilità sostenibile è un elemento fondamentale per rendere il gioco del calcio e i suoi protagonisti, in questo caso i tifosi e la squadra, sempre più efficiente per quel che riguarda gli spostamenti per le trasferte ma anche, più semplicemente, per andare da casa allo stadio, lasciando la macchina in garage, scegliendo i mezzi pubblici o quelli messi a disposizione dai club.
Come sottolineato sempre da Archistadia, in questo senso un ruolo fondamentale lo ricoprono le società che devono predisporre una massiccia comunicazione dedicata per sensibilizzare i tifosi a uno stile di vita sostenibile anche durante la partita e contribuire attivamente alla missione globale. In questo senso la Premier League già opera con le generazioni più giovani con un programma specifico, il Premier League Primary Stars Programme, incentrato proprio per far assimilare al meglio le tematiche ambientali e la sostenibilità.
Non serve chissà quale rivoluzione nella nostra vita, ma una forte consapevolezza e piccole azioni quotidiane per essere protagonisti del cambiamento e di un’esistenza migliore. Il calcio inglese sta facendo la sua parte e questo è solo un punto di partenza. Come Italia, dobbiamo prendere l’esempio della Premier e rendere anche il nostro amatissimo pallone al passo con i tempi e capace di rispondere alle esigenze inderogabili che il futuro ci sta riservando.
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