La rivincita di Igor Akinfeev
Compie oggi 35 anni Igor Akinfeev, il portiere russo che agli ultimi Mondiali si è preso una rivincita attesa da 4 lunghi anni. Vi raccontiamo in che modo.
Una seconda possibilità la ebbe Evgheni. Un ragazzo russo. A sedici anni amava il calcio da impazzire, il suo sogno era fare il portiere nella squadra per cui tifava. Ebbe questa opportunità durante un provino. Ma il giorno prima aveva scoperto il fascino seducente e avvolgente della vodka. Arrivò all’allenamento completamente ubriaco e fallì. Con un fare a metà paternalistico e sarcastico, l’allenatore gli chiese che cosa altro sapesse fare oltre a giocare a pallone.
So scrivere poesie – rispose.
Ecco, bravo, allora continua con la poesia – chiosò l’allenatore.
Mentre Evgheni andava via sconfitto e ancora in preda ai postumi della sbronza, venne provinato un altro ragazzo. L’allenatore pensò che avesse stoffa e lo prese in squadra.
Forse il sunto delle seconde possibilità potrebbe trovarsi in questa vicenda appena narrata.
Già perchè Evgheni continuò davvero con la poesia. Di cognome faceva Evtushenko. Uno dei più grandi poeti e romanzieri russi, candidato anche al premio Nobel.
E però la storia narra che al suo posto come portiere alla Dinamo, fu preso un ragazzo che si chiamava Lev Ivanovic.
Il cognome era Yashin. Uno dei più grandi portieri della storia. Soprannominato il Ragno nero, per la sua agilità e per il fatto che vestiva sempre di quel colore. Campione d’Europa con la Russia, ma ciò che più conta, pallone d’oro nel 1963, unico portiere, finora, a vincerlo. Curiosamente lo vinse nello stesso anno in cui Evtushenko fu candidato al Nobel, alle volte il destino.
Una seconda possibilità l’ha avuta dopo il 2014 Igor Akinfeev, che ai mondiali di ormai sette anni fa, fece una papera clamorosa, prendendo un gol da lui stesso definito “infantile”.
Igor in un giorno di luglio 2018 era a guardia dei pali nella città di Yashin, nel ruolo di erede di Malafeev, portiere abbastanza rimpianto dai russi. Fino a quel giorno. Perchè a volte la resurrezione, la redenzione, passa anche da chi non è un fenomeno, ma lavora, suda, anche contro la sfiducia, anche contro il fato che si era trasformato quattro anni prima in un pallone capriccioso che contribuì al tracollo della Russia di Fabio Capello.
Negli ottavi di finale di Russia 2018 contro la Spagna, Igor Akinfeev ha parato due rigori determinanti, volando ai quarti e cancellando con un colpo (di reni) quanto accaduto in Brasile 2014. Magari accanto a lui c’era lo spettro benefico di Lev. Il destino è donatore capriccioso di seconde possibilità e grande tessitore di trame avvincenti sulle esistenze umane. Trame che sembrano ragnatele. Fatte da un Ragno. Nero, magari.