Siete appassionati di videogames? Passate molto più tempo davanti a Playstation, Xbox, giochi online? La vostra fidanzata vi ha lasciati perché non sopportava più i vostri “amore, dai, ultimo colpo di tacco alla Ibra e andiamo”? Niente paura, le vostre fatiche virtuali potrebbero non essere del tutto vane o peggio, incomprese. Già da un paio d’anni infatti il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) ha aperto ai videogiocatori che, dal 2014, hanno la possibilità di tesserarsi come sportivi a tutti gli effetti. Non solo nerd insomma, e poche chiacchiere: se vostro padre ha in mente di prenotarvi una seduta da un bravo psicologo perché preoccupato del fatto che il divano è diventato il vostro luogo preferito, mandatelo tranquillamente a quel paese.
In parole povere, praticare e-sport (attività agonistiche 2.0) è lo stesso che giocare a rugby, calcio, tennis, pugilato da quando il GEC (Giochi Elettronici Competitivi) ha deciso che se vi tesserate, avrete gli stessi diritti e doveri di uno sportivo “tradizionale”. Dovrete quindi rispettare regole ben precise e chissà, un giorno potrete anche diventare un bomber, il Messi dei videogame. Ma la fatica – si chiederanno molti tradizionalisti – dov’è? Un atleta che corre, tira per fare gol, che impara a schivare i colpi e affondare il destro quando deve, ne vede tanta. «È il primo settore riconosciuto istituzionalmente – ha detto Pietro Soddu, direttore operativo di GEC – e nasce dalla presentazione dell’e-sport sotto tutti gli aspetti: l’agonismo, la competizione e la dedizione che i giocatori usano per competere, sono di fatto gli stessi di qualsiasi altra disciplina sportiva».
Dal 2014 a oggi sono più di 20.000 gli atleti che si sono tesserati, oltre 250 i tornei disputati in tutta Italia e 50 le associazioni affiliate. Sul sito – www.gec.gg – è possibile trovare tutte le notizie su novità ed eventi per i gamers, luoghi e date dei tornei in tutto il paese, dirette video, interviste ai player professionisti. Chi vuole potrà poi migliorare le sue abilità allenandosi e imparando tecniche nuove grazie ad alcuni video di player professionisti che danno qualche dritta agli sportivi 2.0. Fra le categorie sportive troviamo non solo Fifa ma anche Heroes of the Storm, Dota 2, Hearthstone, Starcraft 2, Street Fighter, Tekken, The King of Fighters, League of Legends.
La realtà degli e-sport è già molto solida nel resto del mondo. All’estero infatti i players professionisti percepiscono uno stipendio quasi uguale – se non più alto – a quello di un qualsiasi sportivo e, come nel caso di Dota, i montepremi per i tornei raggiungono cifre altissime. Integrare la realtà virtuale allo sport quindi, considerandola alla pari della vita vera non vuole essere un modo per chiudersi in casa, anzi: per GEC lo scopo principale è quello di avvicinare le persone al concetto di gioco, nel rispetto della salute e della persona. E proprio la GEC inaugurerà il primo campionato ufficiale del Romics (famosissima manifestazione romana dedicata a fumetti, videogiochi, cinema e animazione) per videogiocatori: da ottobre fino al prossimo aprile i giocatori di League of Legends non potranno distrarsi un attimo se non vorranno leggere la scritta che a tutti fa più paura: Game Over.
Penso che lo sport non abbia nulla a che fare con i videogames