Un detto vecchio quanto il gioco del calcio sostiene che la miglior difesa sia l’attacco. Niente di più sbagliato, soprattutto se si partecipa alla Serie A italiana. Il Cagliari, protagonista finora di un campionato altalenante e di difficile lettura, ne sa qualcosa. Avere il sesto attacco del torneo con 20 gol in 12 partite, appena a ridosso delle big più reclamate, l’ha portato all’undicesimo posto provvisorio con 16 punti. Niente male, specie se si considerano le ambizioni stagionali del sardi, orientati verso una salvezza tranquilla. Ma c’è qualcosa che stona con questi dati. Il Cagliari, infatti, detiene il primato poco invidiabile della peggior difesa d’Europa. Prendendo in esame i cinque campionati principali (Spagna, Inghilterra, Francia, Germania e ovviamente Italia), la squadra guidata da Massimo Rastelli supera nettamente Granada, Hull City, Montpellier e Werder Brema. 29 gol subiti in 12 partite costituiscono un bottino pesantissimo. In proiezione, i sardi chiuderebbero il torneo con 92 gol e andrebbero ben oltre i 68 presi due anni fa sotto la gestione di Zdenek Zeman (sostituito prima da Zola e Casiraghi, poi da Festa), cultore per antonomasia del calcio spregiudicato. Cosa c’è che non va? Proviamo ad analizzare la questione.
Gli infortuni, al momento, sono l’unica attenuante, ma non precludono la condanna. Gli stop forzati di Ionita e Joao Pedro, ancora lontani dal rientro in campo, uniti all’infortunio che terrà Murru ai box per un altro mese, hanno condizionato non poco il rendimento dei sardi, sofferenti soprattutto nella linea mediana e sulle fasce difensive. L’assenza di tre elementi chiave ha messo in evidenza alcune falle nella rosa costruita per questa stagione, in particolare a centrocampo. Nelle idee iniziali di Rastelli, il neoarrivato Tachtsidis, il capitano Dessena (anch’egli reduce da un gravissimo infortunio), il giovane Barella e Munari, elemento inadeguato alla massima serie, dovevano essere i cambi dei titolari Di Gennaro, Padoin e Ionita. Troppo poco per affrontare al meglio il ritorno in A, e si sapeva fin dall’inizio. L’assenza del moldavo ha aperto le porte allo spostamento a centrocampo di Isla, un terzino naturale adattato con non poca fantasia come mezzala. Il cambio di posizione del cileno ha creato a sua volta una falla sulla fascia destra di difesa, occupata principalmente da Pisacane, ora spostato a sinistra (con esiti disastrosi) per ovviare all’infortunio di Murru. L’assenza di Joao Pedro ha riportato invece Di Gennaro nel ruolo originario da trequartista, togliendo un cambio al centrocampo. La coperta è troppo corta, e i problemi difensivi del Cagliari nascono da qui. Puntare il dito sulla mediana è figlio di una semplice considerazione: la miglior difesa è il centrocampo, altro che l’attacco. L’equilibrio di una squadra è legato principalmente alle prestazioni offerte nelle linee centrali del campo. Se il centrocampo funziona, difesa e portiere hanno meno lavoro da fare. Se difesa e portiere hanno meno occasioni nelle quali si devono disimpegnare, diminuiscono le possibilità d’errore. Tachtsidis, Padoin e Isla (oppure Dessena), hanno garantito finora un ottimo sostegno alla manovra offensiva, risultando d’altro canto totalmente inadeguati nel proteggere la retroguardia.
Tuttavia, il rendimento del centrocampo giustifica solo in parte i difensori del Cagliari, non esenti da colpe. I terzini, innanzitutto: l’unico che ha garantito una certa affidabilità è stato Nicola Murru, titolare sulla fascia sinistra fino all’infortunio di fine ottobre. A destra, invece, si sono alternati i vari Isla, Pisacane e Bittante, i cui errori hanno inciso significativamente nel rendere il Cagliari la peggior difesa d’Europa. La coppia centrale di difesa, inoltre, è male assortita: Bruno Alves, l’unico a strappare la sufficienza, gioca con uno tra Ceppitelli e Salamon, centrali che hanno caratteristiche simili a quelle del portoghese. Il Cagliari gioca quindi con una coppia di peso, mentre servirebbe un difensore veloce. L’unico presente in rosa è Capuano, ma gioca sul centro-sinistra come Alves. La marcatura a zona, preferita alla marcatura a uomo, mette ulteriormente in evidenza la questione tecnica. Se a questo si aggiungono le incertezze di Storari, condizionato da un mix atletico-mentale (l’età, l’infortunio al ginocchio d’inizio campionato e le polemiche con la curva Nord per la fascia da capitano, a lui tolta per essere riassegnata a Sau e Murru in assenza di Dessena) che ha portato ai disastri individuali con Bologna e Torino, il quadro è completo, o quasi.
Manca solo il fattore mentale, legato in buona parte agli elementi tecnico-tattici illustrati finora. Le imbarcate con Juventus, Fiorentina, Lazio e Torino hanno portato in dote 18 dei 29 gol subiti finora. Non a caso, tre umiliazioni su quattro sono arrivate in trasferta. Il Cagliari di Rastelli è tanto affidabile tra le mura amiche quanto balbettante fuori dalla Sardegna. In casa, infatti, sono arrivati 13 punti sui 16 complessivi. Ad eccezione dell’impresa a San Siro contro l’Inter, i sardi non sono stati capaci di imporre una mentalità vincente quando non hanno giocato al Sant’Elia. Questo è un problema cronico dell’allenatore avellinese, e la stagione scorsa l’ha confermato. In Serie B, alla luce del dominio tecnico degli isolani sulle altre squadre, non si è posto il problema, ma la A è un’altra cosa. Il Cagliari non può prescindere dai punti in trasferta, e non può prescindere dal miglioramento delle prestazioni della retroguardia. Se si esclude il Montpellier, tredicesimo in Ligue 1, Granada, Hull City, e Werder Brema, peggiori difese nei rispettivi campionati, galleggiano pericolosamente in zona retrocessione. In Italia capita raramente che si salvi la peggior difesa del campionato, e il rendimento disastroso di Palermo, Crotone e Pescara non permette ai sardi di dormire sonni tranquilli. Serve una sterzata netta, sia dal punto di vista tattico che da quello tecnico e mentale. A gennaio, poi, saranno necessari almeno due nuovi innesti a centrocampo, uno al centro della difesa e uno sulla fascia destra. La salvezza, al momento, non è in discussione, ma l’ultimo uomo che ha portato in Sardegna la filosofia dell’attacco come miglior difesa è naufragato miseramente in Serie B. Le precauzioni non sono mai troppe.