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La Ferrari e il dilemma “Vettel-Leclerc”: che accadrà a Baku?

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La Ferrari e il dilemma “Vettel-Leclerc”: che accadrà a Baku?

“Non c’è due senza tre (e il quattro vien da sé)” recita il proverbio. Così, a pochi giorni dal Gran Premio d’Azerbaijan, quarta delle ventuno prove del Mondiale di F1, una domanda ricorre fra appassionati e addetti ai lavori: la Ferrari chiederà ancora qualcosa a Leclerc in funzione di Vettel?

Digressione doverosa. Come scritto in passato, noi siamo a favore dei giochi di squadra. La F1 è uno sport di squadra e lo scambio di posizione – Bottas con Hamilton, Sochi 2018 – o la protezione del compagno – Raikkonen con Vettel, Hungaroring 2017 – sono soluzioni più che condivisibili per raggiungere un risultato dall’interesse collettivo. Però a una condizione: che vi si ricorra nella seconda parte della stagione, quando la pista, in base alle prestazioni dei due piloti di una scuderia, ha stabilito chi sia la prima e chi la seconda guida.


Se invece quest’opzione è praticata fin dallo spegnersi dei semafori del campionato, il discorso cambia. Come successo in Ferrari dove, nei primi tre gran premi del 2019, il neo-arrivato Leclerc si è dovuto interfacciare con direttive radio a favore dell’esperto Vettel. In Australia, nella seconda parte di corsa, con entrambe le SF90 fuori dalla lotta per il podio, lo aveva rimontato ed era pronto a sopravanzarlo, quando fu invitato a mantenere le posizioni, come poi accaduto, per evitare rischi inutili. Due settimane dopo, in Bahrain, scivolato dopo il via al secondo posto, il monegasco, fatto presente al muretto di essere più veloce del teutonico, si era sentito dire di rimanergli dietro qualche giro. Terminata la tornata, in fondo al rettilineo principale, Leclerc dette forma alle sue ambizioni e con un sorpasso in staccata prese il comando e il largo di una corsa poi non vinta a causa di un guaio meccanico. Infine, la Cina. Sopravanzato il più titolato compagno al via, il “Piccolo Principe” riceveva la comunicazione di restituirgli la posizione per lanciarlo all’inseguimento di Bottas. Sennonché la numero 5 non solo non recuperava sulla “Freccia d’Argento”, ma nemmeno distanziava la numero 16. Alla quale poi era ritardato il secondo pit-stop, nel tentativo sempre di permettere all’altra d’insidiare il posto d’onore poi appannaggio del finnico. Un altro insuccesso condito da Verstappen tra le due “Rosse” che così, partite 3^ e 4^, hanno chiuso 3^ e 5^. Può sembrare un dettaglio, ma non lo è. Perché i giochi di squadra si fanno per non tralasciare nemmeno i particolari e anche due punti in più o in meno, in questo caso per il Mondiale Costruttori, a dicembre possono fare la differenza.

Eccoci così in Azerbaijan, Baku, circuito cittadino per un campionato che entra nel vivo. Mercedes è già in fuga, tre doppiette su tre grazie anche a un motivato Bottas (1 pole e 1 vittoria), mentre Ferrari finora è stata vettura complessa, altalenante nelle prestazioni e non sempre affidabile, e con Leclerc meglio di Vettel in qualifica (1-0 nelle pole) e anche, o sullo stesso livello, sul passo gara. Ci si chiede dunque: qualora dimostri di essere ancora più veloce, che accadrà?

Perché se è vero che alla fine il copione di Maranello sta rispettando le indicazioni d’inizio stagione secondo quanto riportato da “Motorsport.com” – “Se ci sarà qualche situazione particolare nella primissima fase della stagione, Sebastian è il pilota che ha più esperienza, è con noi da parecchi anni, ha già vinto Mondiali, quindi è il nostro… campione”è altrettanto inevitabile domandarsi quanto si proseguirà, qualora la realtà dovesse ancora essere favorevole a Leclerc, su una linea che alla lunga potrebbe rivelarsi penalizzante. Il ventunenne di Monte-Carlo è un talento prodotto dalla “Ferrari Driver Academy”, il programma di formazione di nuovi piloti ideato dalla Ferrari nel 2009, dal quale son usciti anche Perez e lo sfortunato Jules Bianchi. Ma i talenti, se devono crescere e maturare, devono anche potersi esprimere a pieno e prendersi le loro soddisfazioni, se meritate. Perché il danno maggiore che si può fare a un talento è sprecarne il potenziale.

Noi siamo a favore dei giochi di squadra. Ma prima di tutto siamo dalla parte dello sport che premia il più bravo sul campo. E se questo è un giovane che sovverte i palmares (1 stagione di F1 contro 4 titoli mondiali), bisogna solo prenderne atto ed esserne contenti: perché così è lo sport; perché sarebbe una bel racconto di valori sportivi; e perché la prima a esserne felice sarebbe la stessa Ferrari, che disporrebbe di un campione costruito in casa e destinato a scrivere un nuovo, e si spera più lungo possibile, capitolo della storia dell’automobilismo.

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Classe 1982, una laurea in "Giornalismo" all'università "La Sapienza" di Roma e un libro-inchiesta, "Atto di Dolore", sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, scritto grazie a più di una copertura, fra le quali quella di appassionato di sport: prima arbitro di calcio a undici, poi allenatore di calcio a cinque e podista amatoriale, infine giornalista. Identità che, insieme a quella di "curioso" di storie italiane avvolte dal mistero, quando è davanti allo specchio lo portano a chiedere al suo interlocutore: ma tu, chi sei?

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