La crisi da Covid colpisce anche l’Audace: il Ring di Ali e Benvenuti rischia di andare all’asta
Quando parliamo di pugilato in Italia, e in particolare a Roma, un nome che ci rimanda immediatamente alla nobile arte è senza dubbio quello dell’Audace, la storica palestra fondata 120 anni fa a Via Frangipane a due passi dal Colosseo e dai Fori Romani. Un tempio dello Sport che trasuda storia, ricordi e aneddoti da raccontare e che, come tutti i luoghi “sacri”, preserva al suo interno “reliquie” che devono essere curate e protette dalla fugacità del tempo.
Negli ultimi giorni la palestra capitolina è tornata al centro della cronaca dopo l’allarme lanciato dal maestro Gabriele Venturini, una famiglia che si prende cura di questo spazio da tre generazioni: “Inutile negarlo, abbiamo bisogno di danaro per far sopravvivere l’Audace, reggiamo ancora per poco”. La pandemia da Covid 19 e le relative chiusure che hanno interessato anche e soprattutto i poli sportivi hanno messo in ginocchio l’attività pugilistica che, dopo oltre un secolo, rischia davvero di chiudere i battenti. Per ovviare a questa drammatica situazione si è pensato di mettere in vendita all’asta l’elemento di maggior valore all’interno della palestra per risollevarsi e ricominciare l’attività sportiva. Per capire meglio di cosa stiamo parlando dobbiamo fare un grande balzo all’indietro e tornare all’estate del 1960, anno delle Olimpiadi di Roma.
Nel palazzetto dello Sport del quartiere EUR a Roma Sud vanno in scena le finali per l’assegnazione della medaglia d’oro di pugilato. Per la categoria dei mediomassimi si sfidano il polacco Zbigniew Pietrzykowski e un 19enne afroamericano di Louisville (Kentucky) destinato a diventare uno dei più grandi sportivi della storia, Muhammad Ali, che all’epoca era ancora Cassius Clay. La storia la conosciamo: lo statunitense vinse l’incontro, conquistò il primo posto e diede inizio alla sua leggenda. Il ring sul quale Ali primeggiò sarebbe dovuto andare distrutto al termine dei Giochi, ma fu acquistato proprio dall’Audace e per anni è stato luogo di “pellegrinaggio” o di semplice allenamento degli atleti che frequentavano la palestra e che su quel ring rivivevano tutte le sensazioni e gli echi di gloria imperitura tra cui anche quella del nostro Nino Benvenuti che sempre in quelle Olimpiadi si mise al collo la medaglia più preziosa per la categoria welter.
Oggi quel ring è stato messo in vendita per risolvere i problemi economici che affliggono la palestra. Il quadrato blu, malgrado la polvere di questo anno di inattività, ha fatto subito gola ai collezionisti americani che vorrebbero appropriarsi di quell’ingombrante cimelio su cui il “loro” Muhammad Ali è diventato grande.
Per scongiurare questa perdita si è pensato al crowdfunding: un raccolta fondi da parte degli appassionati per raccogliere denaro sufficiente per far ripartire l’attività pugilistica della palestra, evitando quindi la vendita del ring. A soccorso della famiglia Venturini è arrivata anche la piattaforma sociale Roma Department, creata dai Friedkin, neoproprietari della AS Roma, che insieme a Roma Cares, ha in programma di strutturare una serie di iniziative volte a salvare la palestra e a tenere il ring evitando in questo modo l’asta. Anche il Coni ha dato la sua disponibilità per una raccolta fondi e il tutto sembra andare verso il lieto fine.
Perché la Storia con la S maiuscola non ha prezzo e deve essere alla portata di tutti, affinché tutti ne possano godere.