Il calcio non è una scienza esatta, parola di Massimiliano Allegri ma pensiero di tanti altri. Esistono storie capaci di uscire dal seminato, fare la differenza, distinguersi dalle solite frasi fatte che regnano intorno allo sport più seguito d’Europa, regalando quel pizzico di romanticismo anche laddove ormai si vive di materialismo, di ’siamo un gruppo unito’ e ’per me è un sogno giocare con questa maglia’.
In una disciplina dove tutto può accadere e nulla essere previsto, un infortunio può rovinare carriere come fosse un terremoto.
L’ultimo a farne le spese è stato senza dubbio Mattia Perin, che ha visto interrompersi il sogno azzurro e quello di una stagione da protagonista con la maglia del Genoa per ben due volte nel giro di altrettante stagioni, cosa accaduta anche al connazionale Alessandro Florenzi nel mese di Ottobre. Tutti lo credevano indistruttibile, probabilmente prima di quel dannato Sassuolo-Roma lo pensava anche lui.
Ci sono giocatori che a causa di continue ricadute sono proprio caduti in disgrazia, scaraventati nel dimenticatoio per mesi e a volte addirittura per anni senza un’apparente via d’uscita. Tradotto: una squadra disposta a credere nuovamente in loro.
‘Stare meglio in un pozzo che sul piedistallo’ canta Morgan, frase che i giocatori infortunati non vorrebbero mai sentire. Per un calciatore costretto a fermarsi per mesi, infatti, l’unica spinta per ricominciare davvero è proprio la consapevolezza di poter tornare in fretta e furia su quel piedistallo, ben consapevole di come il buco nero ed il pozzo siano appena sotto le gambe della sedia. Perché chi resta fermo per troppo tempo si perde nel buio.
La lista dei rinati è lunga, ma ogni storia ha un incipit differente con esito identico: è tornata la luce. Se nel 2009 Thiago Motta è tornato il re del centrocampo, Samir Nasri al Siviglia sta vivendo una nuova primavera.
Esistono ovviamente casi contrastanti, vedi il nuovo acquisto del Tianjin Quanjin Alexandre Pato o il centrocampista ex-Lione Gueida Fofana, quest’ultimo costretto al ritiro a soli 25 anni dopo 2 anni consecutivi di inattività.
Kevin Strootman è tornato a governare il centrocampo come un gladiatore con continuità, ma in passato ha trovato non pochi ostacoli per la sua naturale brillantezza: 93 partite saltate sono una marea se messe a confronto con il passato nel PSV Eindhoven ed il suo fisico apparentemente indistruttibile. Il calcio non è però una scienza esatta, non è vero?
Il Diego Perotti ‘versione 2.0’ rigenerato dal Genoa è forse l’esempio più grande di eterne promesse mai mantenute, un po’ come i 75 giorni in cui un 35enne Roberto Baggio recuperò dall’infortunio ai legamenti con la maglia del Brescia.
Il penalty di Francesco Totti nella sfida da ‘inside out’ contro l’Australia è un’altra prova della forza snaturata del corpo umano nel reagire, unita sicuramente ad uno staff medico di tutto rispetto. Infortunatosi il 19 Febbraio, nonostante una frattura del perone il 26 giugno calciava il rigore decisivo e faceva tirare un sospiro di sollievo a milioni di italiani, da quel giorno consapevoli di poter davvero alzare la Coppa del Mondo. Un suo avversario con la maglia dei canguri gialloverdi, Vincenzo Grella, qualche anno dopo la delusione mondiale (nel 2011, con il Blackburn) vide la sua carriera finire dopo un gravissimo infortunio che lo tenne fuori per un anno intero.
L’ultimo esempio di giocatore da rigenerare è Clement Grenier, nuovo acquisto della Roma di Spalletti con un palmarés quasi unico per quanto riguarda le giornate di stop: le qualità del calciatore sono indiscutibili, i suoi calci piazzati quasi imprendibili ma la cronaca infortuni resta impietosa.
C’è chi vanta una carriera candida e libera da ogni turbamento causato da un’entrata pericolosa o da uno stiramento inaspettato e c’è invece chi deve fare i conti ogni anno con imprevisti, continui saliscendi di cui avresti fatto volentieri a meno. No, il calcio davvero non può essere una scienza esatta: ma questo deve per forza essere un problema? Un po’ come gli infortuni, incognite che si possono affrontare e difficoltà che si possono superare.
Continuando a sentirti indistruttibile anche se tutti ti danno per spacciato, perché a volte la follia sembra l’unica via.