Lunedì 3 febbraio 1964. Una data importante nella storia gigliata. Non ci riferiamo alla conquista di scudetti o trofei, ma il giorno dopo il netto successo a Bergamo sulle locandine de La Nazione vi era scritto: “L’uccellino che vola”. Il quotidiano fiorentino descrisse così Kurt Hamrin, autore di cinque reti.
Era la sua sesta stagione in riva all’Arno. Era arrivato infatti a Campo di Marte nel 1958, dopo un ottimo terzo posto ottenuto con il Padova di Nereo Rocco. Con l’addio di Julinho alla Viola serviva un altra ala e i dirigenti gigliati scelsero lo svedese, che la Juventus aveva portato in Italia due anni prima ma che lasciò partire dopo un campionato e vari infortuni alle caviglie, complici anche gli arrivi in bianconero di Sivori e Charles.
Il compianto Paolo Rossi una volta dichiarò che partiva da Prato non per guardar giocare la Fiorentina, ma per vedere Hamrin, il quale era capace di far rimbalzare la palla sulle gambe dell’avversario per poi eluderlo con un tunnel o con un dribbling.
“Quando corre sull’erba saltando sempre il difensore avversario, sembra proprio un uccellino che vola”, scrisse di lui Beppe Pegolotti. In viola una Coppa delle Coppe e due coccarde tricolori. Centocinquanta reti in nove campionati a Firenze: miglior marcatore gigliato in Serie A dietro solo a Gabriel Batistuta, il quale superò le reti dello svedese all’ultima partita con il club toscano.
Lasciò la Viola nel 1967, considerato un po’ avanti con gli anni. Ma il ‘Paròn’ Rocco non si era dimenticato di lui e lo volle al Milan, con il quale ha celebrato uno scudetto, una Coppa delle Coppe e una Coppa dei Campioni. In Italia ha vestito anche la casacca del Napoli per due annate. Dopo il ritiro decise di vivere a Firenze. Nel 2014 sul Guerin Sportivo Rossano Donnini l’ha posizionato al 4°posto tra i 100 di sempre della storia gigliata.