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Kobe e Gianna: come te lo immagini il paradiso?
E’ passato già un anno da quando un terribile incidente in elicottero si è portato via la leggenda NBA Kobe Bryant e sua figlia Gianna. Un dramma che si fa ancora fatica ad accettare.
Testo: Ettore Zanca
Illustrazione: Enrico Natoli
Come te lo immagini il paradiso? No, non cerchiamo una versione buona per tutti. E non proviamo a dire che è un posto dove regna la pace assoluta e ci si nutre di quiete. Parliamoci chiaro: un posto così annoia parecchio. E allora? Come te lo immagini? Sì, gli abitanti del luogo saranno puro spirito, non esistono le differenze sociali, non esistono discorsi sulla razza, sull’odio. Magari non esistono nemmeno le parole fatte di fuffa pesante per polemizzare sul nulla cosmico. Però sicuramente faranno qualcosa per non annoiarsi. Ma cosa? Secondo me quello che sanno fare meglio. Tutti. Chi ama fare il pane fa il pane, chi insegna, chi gioca a pallone. E i bambini vittime di guerra che fanno le squadre per giocare a calcio a fianco dei giocatori andati via troppo presto, con le maglie uguali e belle.
Così me lo immagino il paradiso. Adatto alla felicità di ognuno. Proprio con tutto ciò che rendeva felici. Il giardino dove la domenica giocavamo con papà è ancora lì e noi stiamo correndo col pallone di gomma dai nostri amici. Così.
Perché ho bisogno di sapere che almeno da qualche parte c’è tutto senza dover lottare o fare i conti con le ingiustizie.
Ad esempio mi immagino che in qualche angolo c’è un cortile con un cesto. E attorno a quel cesto, non si distingue bene da lontano, ma avvicinandosi ci sono due maglie. Una più in alto, l’altra più bassina ma promettente. Sono Kobe Bryant e sua figlia Gianna, Gianna sta aspettando la compagna di squadra e i genitori per iniziare il suo allenamento. Nel frattempo è lì che palleggia con suo papà. E quel cortile ispira tranquillità. Nessuno soffre più, qui non arriva il dolore della perdita. E si gioca a basket. Per sempre. Felici. Kobe e Gianna hanno già cominciato. Il paradiso me lo immagino così.
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