Viene lanciato in Italia un nuovo strumento finanziario per permettere alle squadre di indebitarsi sfruttando la leva emotiva della passione (e dell’ignoranza).
In un Paese come l’Italia, dove non serve andar troppo indietro nel tempo per incappare in storie di risparmiatori rovinati o gabbati, anche a causa di attività di sorveglianza e controllo non proprio puntuali, assistiamo oggi al lancio di un nuovo prodotto finanziario dall’altissimo rischio.
E non lo definisco “altissimo” perché finanziario (sugli aspetti tecnici torneremo più avanti avendo in serbo interviste con professionisti del settore), in quanto se ti informi dei rischi, alti o bassi che siano, quelli sono, ma per il modo in cui viene con leggerezza e tanto, tanto coraggio pubblicizzato e descritto: i KickBond del progetto KickOffers.
Il nuovo Italico prodotto finanziario, nell’ultimo weekend pubblicizzato a destra e manca anche da famosi giornali e quotidiani come se fosse la rivoluzione del guadagnare giocando, ahimè anche il Sole24Ore, altro non è che un modo per squadre – e forse anche procuratori, dato che si parla di giocatori direttamente, o chissà chi – di indebitarsi. Eh sì, avete sentito bene: il famoso “kickbond” altro non è che un bond – ma dai? -, un’obbligazione, ovvero un debito che, attraverso un intermediario finanziario che lo emette, certificato da un terzo soggetto (tipo Standard & Poor’s o Moody’s, gli stessi che fanno il rating del debito di uno Stato per capirci), la squadra di calcio chiede al “mercato”. E il mercato in questo caso sono i tifosi.
Tifosi e appassionati di calcio, in parole povere, state facendo un credito alla vostra squadra del cuore, attraverso una società che emette il “titolo obbligazionario”.
In pratica, il fantastiliardario mondo del Calcio delle Serie A, non sapendo più come o dove indebitarsi, eventualmente anche per ripianare bilanci insostenibili per qualsiasi azienda a mercato, vi chiede appassionatamente un sforzo. Uno sforzo variabile tra i 100€ ed i 5.000€.
E qui l’aspetto più illusorio, perché tutti regalerebbero 100€, ma anche 5.000€ alla propria squadra del cuore, pensando di investire su di essa, di essere parte del gioco, di contare qualcosa (infine, sempre più eventualmente di guadagnarci qualcosina).
Se John Kenneth Galbraith, uno dei più noti economisti contemporanei, e ben più credibile di colui che scrive, fosse ancora vivo – è deceduto purtroppo nel 2006 – vedrebbe il concretizzarsi di una delle frasi più celebri da lui teorizzate: “il mercato (la borsa) è quel luogo pensato per separare i cretini dai propri soldi”.
E chissà se non abbiano studiato o letto qualche libro di Galbraith anche i creativi fondatori di KickOffers.
Ma non è rischioso fare una comunicazione del genere dove si sottolinea un’equivalenza concettuale sostanzialmente errata? In primis propongono il prodotto come un investimento sulla squadra. E così non è per quanto sopra già scritto. In secundis ribadiscono fino quasi alla noia il concetto “Investi e guadagna” senza spiegare né effettivamente come, dove e perché e senza tener presente che quando investi, i soldi, li puoi anche perdere, perché fa parte del gioco.
Facciamo quindi un piccolo esempio: se io compro un’obbligazione del Chievo Verona, squadra che ha già aderito con buona pace dei suoi tifosi – ma perché non avrebbe dovuto farlo d’altronde – cosa significa che la mia squadra sta andando bene? Che non retrocede? Che viene promossa? Che fa un “tot” di punti o vittorie? E rispetto a che cosa sta andando bene o male?
Successi sportivi? Come si definisce un successo sportivo per il Chievo Verona?
Perché le obbligazioni sono un prodotto finanziario che è fondamentale, soprattutto oggi, per il mondo dell’imprenditoria, e funzionante, ma ha bisogno di essere collegato a qualche cosa per avere una spiegazione dei possibili futuri andamenti, del perché mi verrà pagata con una determinata periodicità un cedola (ovvero un interesse) e di quando mi verrà restituito il credito da me fatto.
Ad onore del vero, anche se non lo hanno mai accennato in nessun passaggio, in basso, in piccolo, nel loro sito, nella sezione “Chi siamo”, compaiono le fatidiche parole:
“Avviso di rischio: Il tuo capitale è a rischio, non dovresti investire fondi che non puoi permetterti di perdere. Prima di acquistare o vendere Obbligazioni dovresti assicurarti di averne compreso i rischi e, se necessario, ottenere una consulenza finanziaria indipendente che assicuri che tali prodotti siano conformi ai tuoi obiettivi di investimento.
Il partner commerciale selezionato di KickOffers è Calamatta Cuschieri Investment Services Ltd (“CC”). CC è una società con sede a Malta, identificata col codice C13729 nel registro delle imprese. CC è autorizzata e regolamentata da Malta Financial Services Authority, numero di Registro MFSA IS/13729.”
Da cui si desumono due cose: probabilmente non è così bello o divertente come stanno cercando di comunicarlo e, soprattutto, colui che probabilmente emetterà l’obbligazione, a cui in pratica darete i soldi che andranno poi alla vostra squadra del cuore, è una società maltese. Per carità, sempre Unione Europea, ma andate a riscuotere in caso di problemi quanto dovuto a Malta.
Ci sorgono poi alcuni dubbi: è davvero giusto parlare di obbligazione/bond se nel caso in questione c’è un tasso variabile collegato presumibilmente a un indice di performance? Come e da chi è elaborato questo indice? Di conseguenza, se c’è un titolo collegato ad un indice, siamo in presenza, di fatto, di un contratto che incorpora un derivato finanziario (corrispondente al rendimento collegato ad un indice)? Sono tutte domande le cui risposte avranno seguito nella prossima puntata di questo focus, grazie ad un’intervista con un dirigente di un’importante società di gestione crediti e prodotti finanziari.
Quando ho sentito inoltre che tali obbligazioni sarebbe state emesse anche con un “sottostante” rappresentato delle perfomance di un giocatore, mi è venuta alla mente l’immagine che segue, ovvero quella di Mino Raiola e Balotelli. I quali possono fare sicuramente quello che vogliono della loro immagine, della loro vita, della loro onorabilità e fama, ma voi prestereste i vostri soldi ad un “mondo” così rappresentabile? E in un Calcio Italiano sempre più dipendente dalle Plusvalenze, come ci ha raccontato la Gazzetta nei giorni scorsi con la sua inchiesta sullo stato del nostro pallone, con questo tipo di prodotti finanziari non si rischia di vedere ingigantito ancor più il fenomeno delle cessioni scriteriate?
Oltre alle parole di Galbraith, questa iniziativa, l’ennesima di un calcio malato di fairplay finanziario, fondi arabi, multimilionari russi, diritti tv, manager improvvisati e interessi gestiti da pochi per pochi, mi fa venire alla mente il discorso del povero prete amico del Marchese del Grillo, nell’omonima pellicola, interpretato da un immenso Alberto Sordi, il quale sul patibolo, invece di chiedere perdono a chi lo aveva condannato per presunta eresia, si rivolge al popolo con poche chiare e semplici parole: “E adesso pure io posso perdonare a chi mi ha fatto male. In primis, al Papa, che si crede il padrone del Cielo. In secundis, a Napulione, che si crede il padrone della Terra. E per ultimo al boia, qua, che si crede il padrone della Morte. Ma soprattutto, posso perdonare a voi, figli miei, che non siete padroni di un cazzo!”
Tra un po’ neanche più della vostra passione.