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Kanter – Erdogan : una guerra senza esclusione di colpi

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Per Enes Kanter si prospetta un periodo tutt’altro che facile. Già sul finire di maggio il lungo di Okc era incappato nella spiacevole disavventura di Bucarest,  quando era stato bloccato in aeroporto dalla polizia romena. Il tempestivo intervento dei Thunder e di alcuni senatori dell’Oklahoma aveva fortunatamente evitato il peggio, permettendo al giocatore di rientrare negli States. Ma in pochi avrebbero immaginato che quello era solo l’inizio dell’incubo.

Perché di lì a pochi giorni il governo turco ha ripreso la sua battaglia personale contro il centro dei Thunder. Come? Con un mandato internazionale di arresto ai suoi danni. E il motivo? L’accusa di far parte di un gruppo terroristico. Un’accusa dovuta all’adesione da parte di Kanter all’Hizmeth, il movimento sociale guidato da Fetullah Gulen, il quale, secondo le autorità turche, starebbe tra le file dei cospiratori che hanno ordito il tentato colpo di stato di giugno scorso.

Il mandato d’arresto sarebbe stato emesso sulla base di diverse prove, tra cui l’uso da parte del giocatore di Bylock, un’applicazione messaggistica che, stando al governo turco, sarebbe stata creata proprio per i seguaci dell’Hizmeth. Ma Kanter, di tutta risposta, non ha fatto altro che deridere su Twitter il tentativo da parte della Turchia di arrestarlo, rispedendo al mittente tutte le accuse.

Ma le autorità turche non si sono fermate qui. Neanche il tempo di riprendersi dalle accuse, e ecco un’altra agghiacciante notizia per Kanter: l’arresto di suo padre Mehmet da parte della polizia turca. Anche in questo caso il pivot dei Thunder ha sfruttato i social network per esprimere tutto il suo sgomento:

HEY WORLD
MY DAD HAS BEEN ARRESTED
by Turkish government and the Hitler of our century
He is potentially to get tortured as thousand others    

L’uomo è stato arrestato nella sua casa a Istanbul ed è stato portato nella provincia di Tekirdag, nel nord-ovest della Turchia, per essere interrogato, col sospetto che potesse ancora avere legami con suo figlio e, quindi, con un possibile terrorista. Già lo scorso anno il padre aveva disconosciuto Enes, così da evitare alla propria famiglia possibili rappresaglie dovute al legame del centro di Okc con Gulen. Una scelta che però non gli ha giovato più di tanto: non solo a Istanbul era stato più volte aggredito per strada da passanti solo per essere il padre di Enes, ma nell’ultimo periodo la polizia aveva intensificato le visite nella sua casa, fino al giorno dell’arresto.

Ma, per fortuna, pochi giorni fa è giunta la notizia della sua scarcerazione.  Per il momento, non sarebbero state trovate prove che lo colleghino al movimento di Gulen. Ma la polizia si è riservata ulteriori accertamenti e interrogatori, imponendo a Mehmet Kanter di presentarsi regolarmente nella stazione di polizia più vicina da casa sua. Una situazione molto difficile da sostenere, per un uomo che fino ad un paio di anni prima viveva tranquillamente con la sua famiglia, col suo lavoro di docente universitario.

 E intanto, dall’altra parte dell’Oceano, Enes non ha potuto far altro che commentare il trattamento ricevuto da suo padre, tramite il sito della sua Fondazione: “Mio padre è stato arrestato per colpa della mia voce di opposizione contro il partito che governa la Turchia. Potrebbe essere torturato soltanto perché è un mio parente. Fermatevi un attimo a riflettere su questo: se una situazione simile può accadere a un giocatore NBA, sempre sotto i riflettori e sotto gli occhi dei media, cosa staranno passando tutti coloro che non possono far sentire la loro voce?  Ci sono centinaia di migliaia di detenuti, di torturati o peggio ancora di omicidi di cui non sentiremo mai parlare.”.

 Parole molto forti, che rendono l’idea del profondo odio nei confronti di Erdogan e del suo governo. Una situazione difficile da gestire, che sta divorando un ragazzo che – ricordiamocelo – ha solo 25 anni. Noi, nel nostro piccolo, non possiamo far altro che sostenere e rispettare Kanter, reo soltanto di aver espresso le proprio idee. Sperando che la sua guerra personale abbia presto fine.

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