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Juan Martin Del Potro: Tanta voglia di tornare grande

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Nello sport la competizione è il fulcro attorno al quale ruota la vita del giocatore. Tutto è improntato su quell’aspetto perché se non si riesce a stare “in campo” e a competere con l’avversario le vittorie rimangono solamente un sogno. Per questo occorrono tanto allenamento e tante ore sul campo, indipendentemente dallo sport praticato. A volte però, succede che gli avversari si moltiplicano e non sono solo attorno a noi ma anche dentro, nel nostro fisico. Superare quest’ultimi è una sfida ancora più ardua ma, se non ci si dà per vinti, tutto è possibile.

La storia tennistica di Juan Martin Del Potro si può annoverare tra le più tormentate. Juan, argentino di Tandil, 1.98 cm per 96 kg, inizia a giocare nella sua Argentina all’età di 6 anni. Il suo tennis, basato su potenza e velocità, ha dato del filo da torcere a molti, a tal punto da considerare “Delpo” uno dei giovani che avrebbero lasciato il segno nel tennis professionistico mondiale. Nella sua carriera, dopo aver ottenuto la miglior posizione del ranking (4°) e dopo aver vinto nel 2009 gli Us Open sul “suo” cemento, il fisico, forse stremato da anni intensissimi, gli ha presentato il conto. A tormentarlo e a farlo rimanere fuori per due anni sono stati i suoi polsi che, prima uno e poi l’altro sono dovuti finire sotto i ferri. L’attività agonistica estrema in alcuni casi può davvero fare male e forse, nel caso di Del Potro è stato proprio così. A volte, presi dalla frenesia della vita e nel suo caso dagli allenamenti e dalle partite, non si percepisce la realtà e non ci si vuole fermare. Ci pensa il corpo, da solo, ad avvisarti e a mandarti i segnali opportuni che ti costringono senza se e senza ma, a dire stop. Martin si fermò nel febbraio del 2014 ed è rientrato solamente lo scorso febbraio al torneo di Delray Beach. Il ritorno alle competizioni gli ha permesso di capire quanto questo stop sia stato difficile, soprattutto per la mancata possibilità di allenarsi. Lui stesso prima del rientro al torneo parlava cosi: “Per me è fantastico tornare a respirare l’aria di un torneo ricevendo tutto questo affetto. Sentire che la gente mi vuole bene è estremamente positivo per me, mi carica e mi dà energia per andare avanti nel processo di recupero”. Sulle sue condizioni fisiche usò molta parsimonia: “Attualmente sono in grado di allenarmi con i pro, giocando un paio di ore riuscendo a misurarmi con loro. Al momento il mio fisico è l’unico vero avversario, perché anche se sono il primo a voler uscire definitivamente da questa situazione la storia dimostra che non sempre è la volontà a fare la differenza. Per adesso giocherò il mio primo match cercando di trarre le dovute conclusioni sullo stato del mio polso”. Considerazioni che lo portano ad avere una piena consapevolezza della situazione, difficile ma aperta al miglioramento.

Dopo aver ripreso in tutti i sensi la routine agonistica arriva anche la prima vittoria che era diventata un’eterna sconosciuta (ultimo match vinto datato 12 marzo 2012). Dopo quattro anni tormentatissimi, al torneo di Key Biscayne, “Palito” si sbarazza in due set (6-0 7-6) di Pella. Guardandosi indietro dice: “Prima del torneo di Delray Beach ero molto nervoso. Nelle partite precedenti ho avuto una tensione non abituale per me, mi ero dimenticato della routine pre-match, calcolare il tempo per mangiare e fare stretching. Vincere questa partita dopo tanto tempo è molto speciale”. Speciale, come tutto quelle persone che negli anni gli sono state affianco e non hanno smesso di sostenerlo (si vocifera che abbia avuto un leggero stato depressivo causato appunto dai numerosi problemi fisici) e aiutarlo a mantenere uno buon stato psico-fisico. Martin capisce e si rende conto che la strada persa è irrecuperabile ma cerca di vedere positivo e concentrarsi su quanto ora c’è da fare per tornare ad esprimere il tennis che sa: “Cosa mi manca? Sicuramente il tempo, mi manca il poter continuare a lavorare, mi manca il tempo per chiudere gli occhi e colpire normale. Cerco di essere positivo perché prima o poi ce la farò”. Gli infortuni ad entrambi i polsi lo hanno costretto a modificare il suo gioco. Il colpo che ha subito maggiori conseguenze è stato il rovescio che ora gioca principalmente in back per evitare forzature.

Arrivando sempre più ai giorni nostri il grande lavoro fatto in questi anni gli ha consegnato, nel torneo più importante al mondo, un risultato che sicuramente lo ha ripagato di tutti gli sforzi fatti. Al torneo di Wimbledon l’ex numero 4 al mondo si è ricordato che la stoffa del campione la possiede ancora. Al secondo turno ha fatto fuori lo svizzero Stan Wawrinka per 3-6 6-3 7-6 6-3. Una prova incoraggiante che l’ha riportato ad assaporare le vere vittorie, eliminando prima del previsto uno dei candidati alla vittoria e top 10. Delpo, dopotutto vive alla giornata ed infatti l’euforia della vittoria sullo svizzero non è servita a impedirgli la sconfitta contro Pouille per 6-7 7-6 7-5 6-1. Nelle interviste post match si è lasciato andare ed ha espresso il suo stato fisico ed emotivo: “Sono sfinito. Ho concluso questo torneo e sono molto stanco. Ieri era persino peggio di oggi, il mio corpo mi fa male ovunque ma è normale dopo un gran match contro Wawrinka. Devo continuare a lavorare perché in futuro avrò bisogno di essere pronto tra un match e l’altro per sentirmi meglio di come mi sento oggi. Devo restare paziente e cercare di migliorare prima possibile”.

Vivere con la convinzione di potercela fare e con una motivazione intrinseca indistruttibile, sono le carte che Del Potro potrà usare per tornare a occupare quel posto che merita nella classifica Atp. Attualmente riveste la 165esima posizione ma con la forza interiore che ha dimostrato di aver in tutti questi anni si toglierà sicuramente tante altre belle soddisfazioni. Per lui è ancora tutto difficile ma la luce in fondo al tunnel la intravede: “Nonostante tutte le cose negative che mi hanno fatto arrivare al limite sono tornato a giocare a tennis. Non è facile combattere tutte queste cose che ti entrano nella testa perché non si tratta solo di entrare in campo e colpire. Quando le cose non si risolvono il corpo si riempie di dubbi e si affligge. Comunque ho tanta voglia di giocare a tennis. La gente mi trasmette sensazioni spettacolare che sono cose che mi sono mancate molto”.

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