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Jock Stein, il destino del minatore che salì sul tetto d’Europa

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Jock Stein, il destino del minatore che salì sul tetto d’Europa

La storia di John “Jock” Stein inizia nel lontano 1922 a Burnbank, nel Lanarkshire, contea scozzese che ha dato i natali ad altri due grandi tecnici, Matt Busby e Bill Shankly, che hanno fatto la storia rispettivamente di Manchester United e Liverpool.

Jock passa la giovinezza alternando la professione di minatore a quella di calciatore dilettante, infatti per lui il calcio è solamente un hobby, vuole staccare dal lavoro e in più riesce anche ad arrotondare lo stipendio. Inizia nella formazione giovanile del Blantyre Victoria, per poi passare nella prima squadra dell’Albion Rovers, in seconda divisione, con un contratto part-time. Continua a lavorare come minatore fino al 1947, anno in cui l’Albion vince il campionato, e offre a Stein un contratto a tempo pieno. La permanenza in Prima divisione però dura solo un anno, infatti la squadra retrocede concedendo ben 105 gol e vincendo solamente 3 partite. E’ tempo di cambiare, e Jock quasi casualmente, risponde ad un annuncio del Llanelli FC, squadra gallese, apparso su un quotidiano, che recita Cercasi calciatore dalle comprovate abilità tecniche. Retribuzione commisurata alle abilità del giocatore”. Per la prima volta in carriera è un calciatore professionista a tutti gli effetti, con un contratto che gli garantisce 12 sterline a settimana.

Jock Stein Player Celtic FC

Dopo una stagione in Galles, la squadra è sull’orlo della bancarotta, e Jock vorrebbe ritirarsi, a soli 29 anni. Inaspettatamente però arriva la chiamata del Celtic, squadra di punta del campionato scozzese, e ovviamente Stein non può e non vuole rifiutare una tale opportunità.

Inizialmente ingaggiato per la squadra riserve, una serie di infortuni lo catapultano tra i titolari: non verrà più sostituito, diventando in poco tempo capitano. E’ uno dei fautori della rinascita del Celtic, che strappa nel 53-54 il campionato agli odiati cugini dei Rangers, fino a quel punto padroni assoluti della prima divisione scozzese. Nel ‘55 però, è costretto a dire addio al calcio giocato, riportando, proprio in un Old Firm la rottura della caviglia.

Ma le pagine più importanti della vita di Stein devono ancora essere scritte, perché da allenatore raccoglierà molti più successi. L’anno successivo al ritiro, infatti, si accomoda già sulla panchina della squadra riserve del Celtic, dove rimane per cinque anni. La rottura arriva quando Jimmy McGrory, allenatore della prima squadra, annuncia il ritiro; Stein pensa che il posto vacante debba essere suo, ma il presidente non è dello stesso avviso, decisione che convince l’allenatore di Burnbank ad accettare la proposta del Dunfermline. Qui in tre anni riesce ad alzare la Coppa di Scozia, unico trofeo della storia del Dunfermline, quindi si sposta ad Edimburgo per allenare l’Hibernians. Nella capitale, però, Stein rimane appena 4 mesi, perché a gennaio del 1965, il Celtic torna sui suoi passi, offrendogli la panchina della prima squadra. Mai scelta si rivelò più giusta. In pochissimo tempo il calcio offensivo di Stein inizia a dare i suoi frutti, e la squadra risale la classifica terminando ottava.

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Stein ha però gettato le basi per una squadra talentuosa e vincente, composta quasi interamente da giovani del vivaio, fra i quali spiccano Billy McNeill e Jimmy Johnstone. Alla prima stagione completa sulla panchina del Celtic riporta sulla sponda cattolica di Glasgow il campionato che mancava da ormai ben 11 stagioni. L’anno dopo si ripete, ma da sfoggio della qualità della propria squadra soprattutto in Coppa Campioni.

Il Celtic gioca un calcio offensivo, spregiudicato, moderno. E’ il gioco l’arma principale della squadra di Stein, un gioco che riesce ad esaltare la qualità dei suoi interpreti e che sorprende la maggior parte degli avversari, abituati allo stile di gioco fisico e poco propositivo delle squadre britanniche.

Nei primi due turni della competizione si sbarazza agevolmente di Zurigo e Nantes, incontra ai quarti il Vojvodina, che batte non senza qualche difficoltà, approdando però in semifinale contro il Dukla Praga. Una pura formalità. Le porte della prima finale europea si spalancano. Ad attenderli, però, c’è la Grande Inter di Helenio Herrera. A Lisbona la gara sembra mettersi nel peggiore dei modi, con i Nerazzurri che vanno in vantaggio con Mazzola su rigore al 6° minuto di gioco. I ragazzi di Stein non mollano, e riprendono a costruire la loro trama di gioco, attaccando con criterio; al sessantesimo Gemmel pareggia, e a 10 minuti dalla fine, Chalmers ribalta il risultato: il Celtic è campione d’Europa. E’ la prima squadra Britannica ad ottenere questo risultato.

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Gli anni successivi vedono i Bhoys biancoverdi confermarsi ad altissimi livelli, vincendo ben nove campionati di fila, 8 Coppe di Scozia e 6 Coppe di Lega, e sfiorando un’altra vittoria in Coppa Campioni nel 1970, venendo sconfitta dal Feyenoord. Nel 1978, dopo 13 anni conditi da 25 trofei, Stein decide di lasciare il Celtic, cedendo il posto all’ex capitano Billy McNeill, accettando la proposta del Leeds United. L’avventura inglese dura appena 7 settimane, perché la Federazione Scozzese gli offre la scottante panchina della nazionale, Jock non può rifiutare nemmeno questa volta.

Guida la Scozia al Mondiale ‘82, ma il vero, l’ennesimo, miracolo, lo compie nel 1985, riuscendo a qualificare una nazionale data per spacciata, al Mondiale messicano dell’anno successivo.

La partita decisiva si gioca a Cardiff, contro un sorprendente Galles, che si contende con la Scozia un posto per lo spareggio d’accesso al Mondiale. La squadra di Stein ha 2 risultati su 3 per poter accedere allo spareggio, ma dopo 13 minuti è già sotto. La partita è infuocata, e lo stadio stracolmo, ci sono 10.000 tifosi scozzesi a supportare la nazionale. A 10 minuti dal termine, viene fischiato un rigore per la Scozia, sul dischetto si presente l’ala dei Rangers Davie Cooper, che trasforma.

Tutti a fine gara festeggiano, tifosi, giocatori, staff tecnico, ad un tratto però cala il silenzio, Stein si accascia al suolo; si capisce chiaramente che è qualcosa di grave, viene portato fuori dall’impianto, ma ormai è troppo tardi. Un infarto si è portato via il più grande allenatore della storia del Celtic e uno dei più grandi allenatori scozzesi di sempre.

La panchina della nazionale verrà affidata al suo vice, un certo Alex Ferguson, che ha sempre ringraziato John “Jock” Stein per tutto ciò che gli ha insegnato.

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