Il traguardo e il suo raggiungerlo, sono concetti relativi. Per Cristiano Ronaldo una chiamata della nazionale per i mondiali è normale come firmare un autografo. Ma c’è chi considera già un miracolo che un allenatore si ricordi di lui, che lo chiami anche solo per tenerlo in panchina fino a fargli fare piantagioni di funghi.
Jake Livermore è quel tipo di giocatore, umile centrocampista inglese del West Bronwich Albion. A novembre del 2017, stava partendo per una vacanza con la famiglia, dopo che la nazionale aveva già diramato le convocazioni e lui non c’era. Solo che all’ultimo minuto l’allenatore Southgate ha avuto una defezione e lo ha chiamato che quasi era sulla scaletta dell’aereo. Lui tra il felice e l’imbarazzato, ha detto di sì, ovviamente la famiglia tra qualche mugugno, ma capendo, è scesa ed è ritornata a casa.
Southgate è uno che guarda l’uomo, il carattere. Livermore è uno di quelli che come dice il ct “non ci pensa due volte a servire la propria maglia”. Per questo lo ha premiato richiamandolo a marzo in nazionale, tra la sorpresa generale visto che non stava giocando benissimo. Ma Southgate, dicevamo, sta molto attento anche all’uomo. Livermore poi non è stato incluso tra quelli che andavano ai mondiali in Russia. Ma per quello che gli è successo nella vita, a lui va già bene così.
Già perchè il buon Jack è stato protagonista di uno degli episodi in cui la giustizia non è stata solo applicazione della norma, ma guardare anche l’uomo e i suoi accadimenti.
A settembre del 2015, Livermore viene convocato dal tribunale sportivo inglese. L’accusa è grave, uso di cocaina. In questi casi la squalifica è di due anni. La sua squadra poi, l’Hull city allora, lo ha già sospeso. Di solito in questi casi, molti atleti cercano gli alibi più disparati, quantomeno qualcuno si arrampica sugli specchi. Livermore invece si presenta e il succo di quello che dice lascia a bocca aperta: “sì, ho fatto uso di cocaina e sì, l’ho fatto deliberatamente. Non sono un consumatore abituale, ma in quel momento l’ho fatto perchè mio figlio appena venuto al mondo è morto qualche giorno dopo. Io non ho retto”.
Ha detto che si sarebbe rimesso a qualsiasi volontà del club e del tribunale. Senza opporsi.
I giudici hanno preso una decisione storica, assolto, con formula piena, vista la straordinaria portata del fatto doloroso. Poi uno di loro ha ammonito Livermore di non farlo più, che non è così che si affronta un dolore e una carriera da calciatore oltre che un percorso umano.
Jake, ha molti traguardi raggiunti, uno per tutti è una sorta di capacità di sbagliare ammettendolo, cosa molto rara di questi tempi. E forse per questo, Southgate e un giudice di tribunale, hanno fatto la stessa cosa. Hanno guardato l’uomo. E la sua capacità di prendersi delle responsabilità dopo un errore. E pazienza se non si va in Russia ai mondiali.