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Israele e le squadre dei territori occupati: una questione che la FIFA deve risolvere

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Nell’annosa questione israelo-palestinese c’è un altro problema ancora irrisolto che starebbe agitando il sonno del governo israeliano. Per fortuna, questa volta non c’entrano gli attentati, né le bombe. C’entra lo sport, e in particolare il campionato di calcio israeliano. Nel quale militano alcune squadre (6 per la precisione:il Maccabi Ariel, l’Ironi Ariel, il Beitar Givat Ze’ev Shabi, il Beitar Ma’ale Adumim, l’Hapoel Oranit, l’Hapoel Bikat Hayarden alle quali si aggiungerebbe anche l’Hapoel Katamon Yerushalaim ) che hanno la loro sede nei territori palestinesi della Cisgiordania nei quali Israele da anni ha costruito i suoi insediamenti. Quelli che nel gergo della comunità internazionale vengono definiti come “i territori occupati”. Che lo Stato della Palestina rivendica come propri e che negli ultimi anni hanno rappresentato il punto di attrito più acceso nella questione israelo-palestinese.

E adesso a preoccupare il governo di Gerusalemme ci sarebbe proprio la richiesta partita dalla FPA (la federazione calcistica palestinese) alla FIFA di revocare l’adesione di queste 7 squadre al campionato israeliano sulla base di quanto stabilito proprio dallo Statuto della FIFA. Che vieta ai suoi membri (come tra l’altro la federazione israeliana), di creare squadre di calcio nel territorio di un altro Paese oppure lasciare che queste squadre giochino nei propri campionati ma senza il consenso del Paese stesso.

La richiesta della federazione palestinese ha trovato anche il sostegno di oltre 120 associazioni nel mondo tra cui anche l’italiana UISP (Unione Italiana per lo Sport per Tutti) le quali, attraverso una lettera, hanno chiesto alla FIFA il rispetto delle norme contenute nel suo Statuto lamentando allo stesso tempo una violazione dello stesso da parte della federazione israeliana. Tra coloro che hanno aderito all’appello, oltre alla UISP, ci sono personalità politiche come l’ex Relatore Speciale ONU Richard Falk, l’ex ministro brasiliano per i Diritti Umani Paulo Sérgio Pinheiro, il ministro dello Sport sudafricano Thulas Nxesi e inoltre, esponenti del mondo dello spettacolo come i registi britannici Ken Loach e Paul Laverty, o dello sport come  l’ex calciatore peruviano Juan Carlos Oblitas Saba, o l’ex atleta oggi presidente del Parlamento peruviano Daniel Fernando Abugattás Majluf. Tra questi proprio Oblitas Saba, oggi esponente della federazione calcistica peruviana, ha dichiarato che “nessun Paese può essere al di sopra delle Risoluzioni ONU”, auspicando che sulla questione ci sia “la massima trasparenza” da parte della FIFA. Il riferimento è al prossimo Congresso FIFA in programma il 10 e l’11 maggio prossimi nel quale una decisione finalmente potrebbe essere presa.

Ed è proprio questo che sembra spaventare di più l’IFA (la federazione calcistica israeliana e con essa anche il governo) la quale, vorrebbe ancora una volta che al contrario la decisione fosse rimandata. Come riporta il sito nenanews, a manifestare questo stato di preoccupazione sarebbe stato proprio uno dei funzionari dell’IFA che, al quotidiano Haaretz, avrebbe dichiarato l’intenzione della federazione israeliana di “impedire il voto con qualsiasi mezzo”. La palla passa adesso all’organismo presieduto da Gianni Infantino, il quale deve dimostrare al contrario di quanto avvenuto fino ad oggi, di saper decidere. E di farlo nel rispetto delle regole e senza alcun timore di sorta. O come si dice nel gergo, senza avere “fifa”. Appunto.

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