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Internazionali d’Italia: Federer, Schiavone e le solite polemiche

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Manca ancora un mesetto all’apertura dei battenti degli Internazionali BNL d’Italia, eppure sono già cominciate le immancabili polemiche. Il primo a dare inizio alle danze è stato nientemeno che Angelo Binaghi, presidente della FIT e esponente di spicco del torneo romano, che in un’intervista se ne è uscito con dichiarazioni a dir poco infelici su Roger Federer. Alle domande sull’assenza a Roma del campione elvetico ha infatti risposto visibilmente scocciato, con frasi al veleno: “Guardate, state parlando con uno che è sempre stato un grande tifoso di Rafa Nadal. Dopotutto Federer non ha neanche mai vinto qui e non credo che abbia dei bei ricordi, considerando che avrebbe dovuto vincere almeno due volte”.

Il presidente della FIT ha poi continuato affermando che un torneo prestigioso come gli Internazionali sia ben più forte delle assenze dei campioni. Per farla breve, la presenza di una star come Federer sarebbe quasi irrilevante, perché con o senza di lui gli spalti si riempirebbero comunque.

Le parole di Binaghi hanno ovviamente scatenato un putiferio mediatico: in primo luogo, il tentativo di minimizzare l’assenza di Roger è apparso ridicolo, perché, per quanto possa crescere il numero di spettatori, la mancanza in tabellone di un big del calibro di Federer si fa comunque sentire. Ma soprattutto, a far strabuzzare gli occhi è stata la stramba reazione di Binaghi: il voler sottolineare le cocenti sconfitte di Roger al Foro, schierandosi apertamente dalla parte del suo storico rivale, è sembrata più una ripicca di un bambino frignante e imbronciato, che non la distaccata analisi di un’importante figura istituzionale. E se a dare forfait fosse stato Rafa, cos’avrebbe fatto? Si sarebbe detto da sempre tifoso di Roger?

Inoltre, Binaghi ha forse dimenticato il sentimento di venerazione che il pubblico romano prova nei confronti di Federer. Basti pensare allo scorso anno, quando vennero in oltre cinquemila ad assistere ad un allenamento serale di Roger sul centrale. In cinquemila per un semplice allenamento, qualcosa mai visto prima d’ora.

E per fortuna il rapporto tra i tifosi romani e King Roger non verrà messo a repentaglio dalle spiacevoli dichiarazioni di Binaghi, visto che un mesetto fa l’elvetico ha scelto Roma tra le migliori città ospitanti tornei Master 1000. Infatti, se Indian Wells e Shanghai sono per lui i Master organizzati nel modo migliore, Roma è il più accogliente e confortevole. Un valido motivo per credere che Roger tornerà quanto prima al Foro.

Neanche il tempo di dimenticare le polemiche innescate dalle esternazioni di Binaghi, ed ecco un nuovo polverone mediatico. Stavolta il casus belli riguarda il trattamento ricevuto da Francesca Schiavone da parte degli organizzatori degli Internazionali. La tennista milanese, sulla soglia dei trentasette anni e all’ultimo anno di carriera, non ha ricevuto una wild-card per accedere né al tabellone principale né alle qualificazioni. Malgrado il desiderio della Leonessa di salutare per l’ultima volta il pubblico romano, gli organizzatori sono stati irremovibili. Motivo? Lo si deduce dalle parole di Sergio Palmieri, direttore del torneo: “Le abbiamo dato wild card sempre, adesso ha trentasei anni ed è ora di lasciar giocare un po’ le giovani”.

E, sinceramente, potrebbe sembrare più che condivisibile: è giusto dare spazio alle nuove leve. Ma poi, andando a vedere le due wild card assegnate nel tabellone principale, oltre a Sara Errani compare un nome: Maria Sharapova. Una tennista trentenne che torna dopo una squalifica per doping. Perché al suo posto non c’è un giovane prospetto italiano?

Ovviamente la risposta sta nello show-business. E’ inutile girarci intorno, da un punto di vista mediatico una star del calibro della Sharapova è ben più appetibile di tenniste alle prime armi o di una vecchia gloria ormai decaduta. Gli sponsor, il merchandising, i diritti TV rendono la sua presenza irrinunciabile, soprattutto dopo la sua lunga assenza dal circuito. Però, è necessario un briciolo di onestà intellettuale: la Schiavone viene sacrificata non per le giovani promesse italiane, ma solo per le logiche del mercato. Il che, per quanto comprensibile, è un po’ triste.

Tra l’altro, la milanese avrebbe rischiato anche di non essere ammessa nel tabellone del Roland Garros. Infatti, malgrado il suo status di ex-campionessa del torneo, anche in questo caso non era prevista per lei nessuna wild card – a differenza della Sharapova, ovviamente -. Il suo potere manageriale non contava praticamente nulla. Eppure, la Leonessa ha ovviato al problema a modo suo: con un ruggito. Malgrado l’età e la posizione 168 del ranking, Francesca ha conquistato il titolo nel torneo di Bogotà, battendo tenniste ben più quotate come la Bertens, la Larsson e la Arruabarrena. In questo modo ha scalato ben 64 posizioni nel ranking, diventando la 104 al mondo e accedendo così nel main draw del French Open. Il tutto, ironia della sorte, giocando a Bogotà con una wild card.

Tornando al Foro Italico, per poter giocare la Schiavone dovrebbe prendere parte alle pre-qualificazioni. Il che è altamente improbabile, anche stando a quanto detto da Palmieri. Un vero peccato non poter assistere all’ultimo giro di valzer della Leonessa in territorio nostrano. Così come è un vero peccato che un torneo come quello romano – tra i migliori 6-7 al mondo – venga coinvolto in dibattiti di questo tipo. Prima le assurde parole contro Federer, quasi a fargli un dispetto, poi le porte sbarrate alla Schiavone dietro motivazioni tutt’altro che veritiere. E’ spiacevole ammetterlo, ma perché un torneo raggiunga livelli di eccellenza non basta vendere tutti i biglietti o accaparrarsi gli sponsor migliori. Non basta nemmeno una capacità organizzativa perfetta. Serve anche un tocco di classe. E, in questo caso, nel torneo romano la classe proprio non s’è vista.

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