“E’ stato un colpo maligno della sorte”. Così Mario Cecchi Gori, padre di Vittorio, commenta a caldo la debacle della retrocessione in Serie B della sua Fiorentina. Una creatura, anche quell’anno, costruita per ben altri lidi.
La stagione 1992-1993 è ancora oggi una ferita aperta e sanguinante nel cuore della calda tifoseria viola. Una squadra tecnicamente candidata alle soglie della zona europea cadrà nel buio abisso della cadetteria. In estate la campagna acquisti stimola dolci sogni per la piazza. A centrocampo le premesse sono fantasmagoriche grazie al coriaceo fosforo assicurato dal fuoriclasse tedesco Stefan Effenberg ed alla più che discreta qualità tradotta in campo da Fabrizio Di Mauro. Novità pure nel reparto difensivo con gli arrivi di Luppi e Carnasciali, per un settore già ottimamente coperto da Pioli e capitan Carobbi. I fuochi d’artificio non mancano neanche in attacco. Giungono infatti ‘Ciccio’ Baiano, funambolica punta reduce dalle magie di Zemanlandia, ed il fratello d’arte Brian Laudrup.
Insomma, un ricco menù per un prelibato campionato. L’universo viola viaggia con il vento in poppa convinto, erroneamente purtroppo, di poter corteggiare i piani alti della graduatoria. La guida tecnica è affidata ad una vecchia volpe, con spiccata mentalità offensiva, come Gigi Radice. Calano però subito fosche ombre sui rapporti tra il tecnico ex Torino e Vittorio Cecchi Gori. Voci di corridoio spifferano un’amicizia particolarmente affettuosa tra il figlio di Radice Ruggero, calciatore professionista all’epoca, e la moglie di Cecchi Gori Junior Rita Rusic. Il treno si schianta definitivamente anche per altre motivazioni. Galeotta sarà la gara amichevole tra Italia e Messico, disputata proprio nella cornice del ‘Franchi’. Il pubblico fischia all’unisono la Nazionale azzurra durante tutto l’arco del match e prende di mira il Presidente della FIGC Matarrese.
L’organo principale del calcio italiano farà pagar dazio questo scellerato atteggiamento. In pochi mesi la classe arbitrale prenderà sistematicamente di mira la Fiorentina con direzioni spesso discutibili. Una aspirante corazzata, arricchita dalle prodezze del bomber argentino Batistuta, si trasformerà malinconicamente nella cenerentola del torneo.
L’alba del campionato fa brillare gli occhi. Pioli e compagni toccano vette inesplorate fino al mese di dicembre. Tatticamente la squadra presenta subito criticità di equilibrio ma, dalla cintola in su, è una giostra da sballo. Dopo due pareggi contro Genoa e Lazio, i viola coprono d’asfalto il malcapitato Ancona. Sette sveglie, precedute dal momentaneo svantaggio ad opera di Detari, che entusiasmano il pubblico. A ottobre ci sono le due milanesi al varco. Un pari pirotecnico con l’Inter ed un rovinoso 3-7 contro i titani di Fabio Capello. In prossimità dell’inverno cadono in rapida successione Pescara, Sampdoria e Roma.
Policano, due volte Zola e Careca dettano la legge del San Paolo il 29 novembre. Una settimana più tardi, nel penultimo match prima della chilometrica pausa natalizia, si materializza la grande illusione. Al “Franchi” la festa diventa autentico tripudio grazie al secco 2-0 ai danni della nemica numero 1: la Juventus. Peruzzi alza bandiera bianca al cospetto del preciso diagonale di Laudrup e della sfortunata autorete di Sartor. Al giro di boa vicino al Presepe la Fiorentina è stupendamente seconda in coabitazione con Inter e Torino.
Troppo bello per essere vero. Dall’inizio del 1993, infatti, i viola non vincono per ben nove turni. In tutto questo pianto amaro c’è anche l’esonero in tronco di Gigi Radice. Il post Fiorentina-Atalanta è un caos senza eguali. Vittorio Cecchi Gori liquida, senza troppi pensieri, il mister colpevole di una mentalità offensiva fuori da ogni logica. La gestione targata Aldo Agroppi si rivela a dir poco fallimentare. Il 26 aprile il nuovo ribaltone: via Agroppi, dentro il tandem Chiarugi-Antognoni. La dirigenza cerca di gettare acqua sul fuoco ma l’incendio ormai si sta propagando a dismisura. Alla fine della fiera i successi, in tutto il girone di ritorno, saranno soltanto tre.
Inutile sarà il 6-2 sul Foggia nel drammatico pomeriggio del 6 giungo. Il pareggio dell’Olimpico tra Roma e Udinese getta nella più nera disperazione sportiva il popolo gigliato. Ripicche, accuse e banali dispetti spingono una promettente Fiorentina nell’inferno della Serie B. Inferno che durerà solo un anno con Effenberg e Batistuta trascinatori della sospirata risalita nel gotha del calcio italiano.