Per parlare della prossima partita del Palermo, ho accanto a me una delle più eminenti firme sportive del panorama italiano. Benvenuto Caminiti, giornalista sportivo, autore di racconti avvincenti, tra cui “col vento nei capelli”, in cui parla della vita sportiva e non di Salvatore Antibo. Oppure “ragazzi di latta, Totò Schillaci si racconta”. Un fuoriclasse d’altri tempi, un esteta del gioco da alta letteratura, ma anche da basso lignaggio, pur di portare il risultato a casa. Non è venuto a trovarmi solo il giornalista però. Perchè il Maestro Caminiti, ha un cuore che pompa sangue rosanero. Per cui la lucidità nelle analisi si sposa alla sofferenza di vedere il Palermo nuotare nelle fogne della bassa classifica e pregando che il mare prima o poi ci assolva da questo liquame. Ma che ne pensa Benvenuto, di questa situazione degna di un romanzo dell’assurdo?
“Come l’anno scorso, più dell’anno scorso, la rincorsa del Palermo verso la salvezza sembra impossibile: otto punti di distacco dall’Empoli sono tanti, ma solo l’aritmetica può stroncare l’amore di un tifoso vero verso la squadra del cuore. Quindi, avanti tutta e riempiamo lo stadio fino all’ultimo posto disponibile: le partite al “Barbera” dovranno essere, per l’avversario di turno, tante… battaglie perse. E ora che finalmente abbiamo sfatato il tabù del nostro stadio, battendo un rivale diretto come il Crotone, da tifoso – più che da cronista – sono portato a credere, più che a sperare, che, a cominciare da domenica contro l’Atalanta dell’ex Gasperini (la sorpresa del campionato), i tifosi torneranno ad essere il dodicesimo uomo in campo.
Ma come fare? Quando il Mar Rosso, anzi, Rosa, del tifo e della società si divide così, da un lato un sostegno che non manca alla squadra, dall’altro l’incubo di un “Mosè” pernicioso che divide, quale è Zamparini?
“Certo, sarà un’impresa; dovrà esserlo se vogliamo restare agganciati alla ruota della salvezza e, per riuscirvi, società, squadra e tifosi dovranno far fronte comune, dimenticando le tante beghe e le troppe polemiche che hanno avvelenato clima ed ambiente per tutto il girone di andata. Non voglio tornare sui temi scottanti degli ultimi mesi, il mercato estivo e quello di gennaio, nei quali chi poteva e doveva ha fatto ben poco per il bene della squadra, cedendo i pezzi migliori e non sostituendoli degnamente. Non voglio tornare nemmeno sulla solita schizofrenia dei cambi-allenatore, ultima vittima, il grande ex nostro capitano Eugenio Corini.
Fra dimissioni, esoneri, rifiuti a tornare e rifiuti ad accettare il Palermo, abbiamo seriamente rischiato di precipitare nell’abisso della B molto prima del tempo. E sinceramente, il cambio Corini-Lopez aveva gettato nello sconforto generale l’intera tifoseria. O quello che ne era rimasto, visto che una parte sostanziale della Curva Nord, domenica scorsa contro il Crotone, ha preferito il piazzale antistadio per contestare Zamparini anzi che entrare, occupare i propri posti e compiere il proprio dovere. Che, per un tifoso, comunque vadano le cose e ancor di più se vanno di male in peggio, è quello di riempire lo stadio e tifare. Tifare, tifare ed ancora tifare. Fino all’ultimo respiro.
Farlo prima, a campionato in corso e con l’obiettivo ancora chiaramente in vista, non è degno di un tifoso: lasciamolo fare ai soliti criticoni, quelli che non sanno che significhi soffrire per amore, quelli che non ne hanno gli attributi e che, alla prima sconfitta, si arrendono e non vanno più allo stadio “finché c’è Zamparini”, si giustificano, come se in B ci andasse Zamparini e non il Palermo.
Difendiamolo questo amore, non lasciamolo nelle mani di nessun altro che non sia disposto a dare l’anima per proteggerlo e salvarlo”.
Che ricetta consiglia Benvenuto, dall’alto del suo essersi seduto tante volte a tifare e a penare per questa squadra?
Come? l’ho già detto e scritto: standogli attaccato alle costole fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata e finché la matematica non ci avrà condannati.
E siccome le avvisaglie di un riscatto si sono già viste nelle due partite con in panchina il nuovo allenatore, issiamo di nuovo le bandiere, coloriamo di nuovo il nostro stadio; rifacciamolo diventare una “Santabarbara” di tifo, così che gli avversari, appena ci mettono un piede dentro, rimangano storditi da tanta passione e il sangue nelle vene cominci a scorrergli all’incontrario”.