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‘Riprendiamoci la storia e i nostri Colori!’ Nasce il Palermo FBC 1900

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A Palermo la frattura della proprietà con la tifoseria sembra giunta ad un punto di svolta, da tempo si inseguono voci di una possibile cessione della società ad investitori stranieri, per ora nulla di fatto, ma i tifosi chiedono risposte sulla gestione e sul futuro societario, e con otto punti da recuperare per uscire dalla zona retrocessione, la situazione è critica.

In queste ultime settimane, sulla scia delle forti contestazioni e del malumore della piazza palermitana nei confronti del presidente del Palermo Maurizio Zamparini, si sta affacciando nella città siciliana un gruppo di appassionati dei rosanero che ha annunciato l’intenzione di dare vita ad un’associazione di tifosi, aperta a tutti, per unire i supporters nella tutela della storia e della tradizione del club locale.

A pochi giorni dall’inizio delle attività del collettivo Palermo FBC 1900 – Supporters Trust, precedute da mesi di raccolta di informazione dalle realtà italiane e straniere che hanno realizzato progetti simili per creare organizzazioni democratiche, aperte e focalizzate sulla comunità, ho fatto qualche domanda ai promotori di questo progetto ambizioso, che si affaccia nel contesto italiano ancora particolarmente chiuso a questo tipo di iniziative, per capire la situazione locale, e comprendere come si sta muovendo e quale spirito anima il gruppo nel portare avanti la propria idea.

Prima di tutto che cosa sta succedendo a Palermo?

Palermo, tra le nove province siciliane, è quella ad aver subito il maggior numero di “invasioni” straniere. Queste ci hanno lasciato un infinito patrimonio artistico, culturale e soprattutto caratteriale che l’hanno resa – ma ciò vale per tutta la Sicilia –  da sempre una città accogliente e ospitale. A tali caratteristiche, ormai radicate nel nostro DNA, fa da contraltare una fiducia incondizionata che per i Siciliani e in particolare per noi di Palermo rappresenta il primo dei sentimenti che non deve e può essere disatteso. Insomma, due facce della stessa medaglia. A Palermo è successo che l’ospitalità e la fiducia donata a Maurizio Zamparini, sin dal suo primo giorno a Palermo, sono state lese, ferite, derise, calpestate e umiliate. E ciò ha scatenato l’attuale clima di protesta.

 Quale è il vostro punto di vista sulla situazione societaria, con Zamparini e il rapporto burrascoso con la tifoseria?

Sulla situazione societaria non abbiamo al momento dati “certificati”. Ci muoviamo tra supposizioni dettate da quanto si legge sulla stampa o dalle dichiarazioni ufficiali di Zamparini: queste ultime sono poi smentite da lui stesso nei fatti, che vanno avanti ormai da anni e di cui i tifosi, per primi, si sono resi conto della vacuità, stancandosene.

Da qui nasce il contrasto con l’intera tifoseria, sia essa “da stadio” che “da tastiera”, come ci volle definire lo stesso Zamparini, quando registrammo le prime avvisaglie su quale fosse il “progetto” che aveva in mente e che, adesso, sta finendo di attuare. Avvisaglie che si manifestarono in una petizione on-line lanciata da tifosirosanero.it (blog rosanero seguitissimo che ci sostiene) e conseguenziale alla finale di Coppa Italia, da cui chiedevamo di ripartire per rilanciare la squadra verso i primi “successi sportivi”, raccogliendo quasi quattromila firme. Firme che rappresentavano la voce dei tifosi rosanero, totalmente inascoltate.

Avete quindi deciso di fare questo passo e di incominciare a parlare di un Supporters’ Trust per i tifosi del Palermo, cosa ha influenzato questa scelta?

La scelta è stata influenzata dalla nostra stessa storia. Storia del Palermo e della città. Una storia che nei suoi corsi e ricorsi si ripropone in linea con i tempi ma che ci ha segnato profondamente.

Questo Club, il più antico del Meridione italiano, ha una Storia e una Tradizione che prende vita all’inizio di questo secolo e da allora si è arricchita solo di amarezze, delusioni e crisi profonde che ci hanno visto promossi, retrocessi, radiati. Abbiamo giocato in tutte le categorie, dalle più basse fino alla Serie A, l’ultima nel 1972-73, prima del periodo attuale. Certo, abbiamo vissuto le prime gioie con l’avvento di Zamparini, nel 2002 con il ritorno alla massima serie dopo ben 32 anni, alcune qualificazioni in Europa League, una finale di Coppa Italia (la terza della storia) e tante bellissime vittorie sui campi di Juventus, Milan, Roma, Fiorentina ecc… ma che sono rimaste solo bellissimi memoriali e niente più. Non si è mai provato ad “alzare l’asticella” e questo alla lunga ci ha stancato. Anzi, da quella finale di Roma, la dirigenza ha annualmente smobilitato lentamente quanto di buono fatto e ci ha portato alla situazione attuale, che ci sta facendo rivedere lo spirito di quel Palermo “Yo-Yo” che saliva e scendeva dalla Serie C (adesso Lega Pro) alla Serie B ad anni alterni. Ecco, quindi, alcuni motivi per cui siamo stati spinti a intraprendere questo progetto che ancor prima di essere sportivo o “economico” è culturale e identitario. Non c’è calcio senza i tifosi che ne rappresentano il Popolo.

Quali saranno le linee guida che seguirete nelle vostre attività?

Quanto stiamo proponendo non è semplice o di rapida realizzazione. Al primo posto dobbiamo cambiare l’impostazione culturale, del concetto di tifo e dei tifosi, fino ad arrivare alla modifica delle strutture societarie. Il Palermo calcio è la Storia, la Tradizione, i Colori, la Maglia. Sono cose che nessuno potrà portarci mai via che sono dentro di noi. Siamo noi che quella Maglia e quei Colori li teniamo nel sangue, li amiamo, che viviamo di quella profonda passione che ci porta a esaltarci per memorabili gesta sportive o a piangere per una sconfitta all’ultimo secondo e che abbiamo a cuore anche la sua crescita societaria.

Curva-Nord

Tra gli aspetti che muovono la vostra iniziativa, riprendendo dal vostro manifesto: ‘La necessità di unire e riunire quante più persone sinceramente interessate, pronte e legate ai colori Rosa Nero, che ci accomunano e a cui siamo profondamente legati dal 1900’. ‘La necessità di rifondare il legame tra la tifoseria e il Club, con cui si intende definire l’insieme della Storia, della Tradizione che si identifica nei nostri colori. Il Rosa e il Nero’. Indicano quindi che la vostra attività andrà oltre il potenziale ingresso in società? Un progetto di lungo raggio per creare una voce costruttiva?

Il progetto è di lungo raggio e a lungo termine, non è finalizzato solo al raggiungimento della gestione societaria. Pensiamo di estendere il nome PalermoFBC1900, anche ad altre discipline sportive, a creare partecipazione attiva, a richiamare al senso “puramente” sportivo tutti i giovani.  Diffondere quei valori di correttezza, onestà, rispetto, partecipazione che stanno alla base di qualsiasi sport, ancor più in quelli di squadra e in particolare nel calcio, che malgrado tutto resta ancora il più diffuso e il più seguito. Il tutto, partendo dalle stesse motivazioni che spinsero i fondatori, nel 1900, a creare il Palermo FBC 1900.

La vostra iniziativa si colloca in un campo emergente in Italia e in Europa ma ancora poco conosciuto per la gran parte delle tifoserie nostrane, è fondamentale la comunicazione chiara e precisa del vostro scopo e la massima apertura alla tifoseria, come vi state muovendo in questo senso? State consultando ”la base” del tifo?

La difficoltà a cui facevo riferimento sta proprio in questo. Manca la cultura e l’informazione. Da qui la necessità di distillare e distribuire le giuste conoscenze legali e regolamentari, sia in ambito nazionale che europeo dove sono presenti diverse realtà ad alti livelli come Barcellona, Manchester United o Bayern Monaco, il tutto preventivamente condiviso con altre realtà italiane che hanno già mosso i primi passi in questo campo.

Ecco l’esigenza di creare uno spazio in rete da cui poter reperire quante più informazioni possibili, tenere in costante aggiornamento la tifoseria. Il sito del Club, così come le pagine sui maggiori Social ci saranno utili per poter canalizzare al meglio le informazioni, le iniziative che stiamo portando avanti. Massima diffusione e condivisione sono alla base per poter coinvolgere tutti i tifosi, in particolare quelli che risiedono all’estero e che, dai primi contatti avuti, sembrano quelli maggiormente interessati al nostro progetto.

In che rapporti siete con la parte più calda del tifo? E con il Comitato Tifosi Rosanero Riuniti che si è costituito di recente?

Stiamo cercando con ogni canale comunicativo di interagire con tutta la tifoseria, dagli Ultras a “quelli” di Tribuna. I primi contatti sono stati abbastanza positivi, anche tra i ragazzi delle Curve si sta diffondendo chiaro che la sola protesta “verbale” non porta alcun frutto. Di fronte a una dirigenza “cieca e sorda” non è più procrastinabile l’intervento diretto da parte dei tifosi, che sono i veri proprietari e gli unici fruitori di questa passione. Anche con il Comitato Ti.R.R. siamo in stretto contatto, cercando di finalizzare una possibile azione comune e un coinvolgimento, per un risultato concreto che vada oltre la semplice e sterile protesta. La nostra azione tende a coinvolgere chiunque. Qualsiasi realtà che si muove a favore del Club troverà in noi spazio e ascolto a nessuno è preclusa la partecipazione, anzi; sia essa diretta o meno.

Siete in contatto con qualche tifoseria che ha già percorso questa strada? C’è qualche specifica esperienza che guardate con interesse, anche in ambito europeo?

Certamente. Abbiamo attivato contatti e scambi per una collaborazione pro-attiva con gli amici Supporters Trust della Roma “My Roma” e i rappresentanti della tifoseria del Club Futbol Barcelona tramite l’Associazione Sicilia-Catalunya. Soprattutto entrando in sinergia con questi ultimi, vogliamo riproporre il “modello Barcellona”, con cui riteniamo di condividere le basi motivazionali di tipo identitario e culturale: noi Siciliani, da questo punto di vista, siamo abbastanza simili ai Catalani, però loro hanno da tempo raggiunto una certa maturità identitaria che da noi è ancora latente. Diventa pertanto necessario ricevere il giusto supporto per un percorso di maturazione, entrando in sinergia con la “popolazione” del Club Futbol Barcelona.

Quali saranno i prossimi passaggi che affronterete?

In questa prima fase, di pari passo alla raccolta delle adesioni – quindi la “fidelizzazione” al Club attraverso l’“Iscrizione” on line, (ecco il link: http://www.palermofbc1900.it/modulo-di-iscrizione/”) attiva tramite il nostro sito ufficiale – stiamo diffondendo il maggior numero di informazioni sulla nostra Mission, su chi siamo e cosa vogliamo realizzare. Inoltre, stiamo predisponendo lo Statuto a cui farà seguito la costituzione ufficiale del Club. Da quel momento in poi, saremo riconoscibili, rappresentativi e operativi per mettere in atto la nostra Mission.

Il vostro messaggio finale alla comunità palermitana?

All’ombra del Monte Pellegrino, sotto gli occhi della nostra “Santuzza” S. Rosalia sono passati migliaia di giocatori, centinaia di allenatori, decine di presidenti; ma la nostra Storia, la nostra Tradizione, i nostri Colori, la nostra Maglia, ci sono sempre stati e siamo noi Palermitani quelli chiamati a “portare” questi Valori, a rappresentarli in modo costante.

  • Erano nostri quando si giocava sui campi Serie C, in Serie B, o in Coppa UEFA. Erano nostri dalla fondazione al primo dopoguerra con la vittoria della Coppa Lipton e le successive due rinascite, col Principe Raimondo Lanza e poi ancora con Casimiro Vizzini e il periodo del Presidentissimo Renzo Barbera, con le due finali di Coppa Italia raggiunte stando in serie B. Nostri quando non avevamo lo stadio e si andava a Trapani e al primo anno dopo la rifondazione vincemmo subito il campionato di C2 con una bella cavalcata, con mister Pino Caramanno e battemmo in amichevole l’Ajax per quattro a zero; quando non c’erano i soldi e i “picciotti di Ignazio Arcoleo” battevano in Coppa il Parma dei “ricchi” Tanzi; quando i giocatori dormivano nella foresteria della vecchia “Favorita”, unica loro casa; erano dei nostri nonni e dei nostri padri. Erano nostri quando, tramite il Comitato Pro Palermo, già trent’anni fa l’Azionariato popolare si realizzò a Palermo.
  • Sono nostri adesso che si gioca in Serie A, con una rosa di giovani giocatori, inesperti e sopravvalutati, incolpevoli per quanto sta succedendo in questa disastrata e disagiata stagione. Sono nostri, appartengono a noi che stiamo subendo la peggiore delle ferite: il tradimento.
  • Saranno nostri perché li stiamo consegnando ai nostri figli, il nostro futuro. Saranno nostri qualunque possa essere la prossima dirigenza, la prossima proprietà che desideriamo ardentemente sia finalmente nostra anche giuridicamente. Sarà ancor più nostro se vorremo prendercene cura partecipando attivamente alla sua rinascita.

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