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Il Nuoto Sincronizzato si tinge di Blu..

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Il nuoto sincronizzato entra a far parte del programma olimpico nel 1984 alle Olimpiadi di Los Angeles. Sport tipicamente femminile, ibrido di nuoto, ginnastica, danza e recitazione, con il passare degli anni ha affascinato sempre più anche il mondo maschile.  Ecco dunque che la federazione internazionale di nuoto sincronizzato (FINA), lasciandosi suggestionare da questo forte interesse, apre ufficialmente le porte agli uomini: il 29 novembre 2014 a Doha (Qatar) viene certificata la possibilità di partecipazione maschile alle competizioni più importanti.

Quel mondo costellato di ragazze dai costumi brillanti e trucchi resistenti all’acqua, può adesso notare nelle sue piscine dei “sincronetti” nuovi. La danza acquatica si avvicina in tal modo allo spettacolo creato dai “passo a due” del pattinaggio artistico e della danza, riproponendo l’elettricità che può esserci tra un uomo ed una donna. Finalmente chiunque può ballare, chiunque può partecipare ai mondiali. Niente più discriminazioni.

Canada, Giappone e Usa hanno già la loro squadra. In Italia non si è ancora raggiunto il numero minimo di atleti. Questo sport piuttosto sconosciuto fino ad ora, sta andando sotto i riflettori soltanto adesso con questa rivoluzione. Pertanto, di ragazzi italiani interessati a praticarlo non ce n’è traccia, causa l’aspetto estremamente femminile che si va a legare con tutto ciò che è danza. Nell’acqua i ragazzi preferiscono piuttosto giocare con la palla o semplicemente nuotare. Ma esiste una eccezione: Giorgio Minisini. Classe ‘96, si è sudato i due bronzo ai Mondiali di Kazan 2015, uno in coppia con la veterana Manila Flamini e l’altro con Mariangela Perrupato.

Figlio d’arte, con un padre giudice internazionale di nuoto sincronizzato ed una madre allenatrice di tale sport, balla in acqua fin da piccolo partecipando ai regionali e agli italiani, ma sapendo fin da subito di non poter gareggiare agli europei o ai mondiali. È quasi frustrante, quasi una sfida a metà. Questo avvenimento del doppio misto è dunque la coronazione di desiderati sogni che infervorano gli animi a speranzosi atleti che vogliono dimostrare quanto valgono. Un esempio tra tutti è il sincronetto americano Bill May a cui fu impedito di prendere parte alle Olimpiadi di Atene 2004 per questioni di genere.

Ebbene, lui non si è arreso e, senza perdersi d’animo, ha continuato a sostenere la presenza maschile nel sincronizzato. La sua influenza si è fatta sentire e qui in Italia ci si può vantare del degno seguace che è Minisini. Il ragazzo ha inseguito quello che voleva senza vergogna, senza badare al pensiero negativo altrui, senza soffrire di praticare uno sport “diverso” rispetto a tutte le altre attività proposte ai ragazzi. La conquista delle sue medaglie ne è una dimostrazione. Inoltre queste ultime hanno portato, oltre all’orgoglio per un tale successo, anche un po’ di fiducia e di speranza alle sincronette azzurre, amareggiate dall’esclusione dalle Olimpiadi di Londra 2012.

Ma ciò che più conta è che l’ufficializzazione del doppio misto, un fatto decisamente notevole in questo mondo da sempre pieno di contrasti, rappresenta il tentativo di indebolire questa sorta di omofobia da sempre vigente e di superare certi preconcetti che ancora oggi purtroppo persistono, soprattutto in Russia, paese sempre presente sul podio sia mondiale che europeo del sincronizzato e per questo molto influente nelle trasformazioni che vi possono intercorrere. Non può che essere un tentativo di andare avanti e di lasciare che la storia segua il suo corso con tutti i cambiamenti che essa comporta. Non può che essere un passo verso l’accettazione del diverso. Non può che essere una nuova apertura mentale.

La Russia, così chiusa fino a poco tempo fa, si sta impegnando ad accogliere ed allenare sincronetti. Arrivati fin qui, non rimane che attendere un cambiamento anche nella mentalità italiana, ancora non del tutto pronta a concepire una tale trasformazione, come considerare il nuoto sincronizzato alla pari del nuoto, del calcio, della pallavolo. Non rimane che sperare in una squadra maschile italiana.

FOTO: www.eurosport.com

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