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Il golf come stile di vita torna all’Olimpiade dopo oltre un secolo

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“The golf course has been officially delivered!”. Lo scorso 27 novembre questo tweet, lanciato all’account ufficiale di Rio 2016, annunciava la presentazione del campo da golf ai prossimi Giochi Olimpici (dal 5 al 21 agosto nella città brasiliana). Un “cinguettio” di fatto epocale, perché a distanza di 112 anni dalla sua ultima partecipazione (nel 1904 a St. Louis, mentre la prima volta fu a Parigi nel 1900) , il golf si appresta ad assegnare nuovamente medaglie a cinque cerchi. Dunque un grande ritorno, come ha dichiarato Billy Payne, presidente dell’Augusta National golf club, tra i circolo più esclusivi e ambiti: “Sarà un’opportunità unica per il nostro sport di entrare nelle case di chi non è un appassionato. Sospetto che molto presto si vedrà crescere fra i giocatori l’entusiasmo per andare a un’Olimpiade”. In merito ai tabelloni, dall’11 al 14 agosto di disputerà il torneo maschile e dal 17 al 20 quello femminile. Tutto questo su un campo realizzato ex novo a Barra da Tijuca, un quartiere sul mare nella zona ovest di Rio, dove a farla da padrone sono condomini chic ed imponenti centri commerciali.

A far rispettare le regole nel torneo? Ci saranno (anche) due arbitri di casa nostra, Davide Maria Lantos e Sveva Greco. Dopo vent’anni da direttore di circolo, da sette Davide Maria Lantos è direttore di torneo per il prestigioso Ladies European tour. “Come italiani siamo caparbi e determinati, qualità fondamentali per il golf”. Uno sport che è, prima di tutto, un vero e proprio stile di vita. “Rispettare sia l’avversario sia il campo, portano senz’altro ad un approccio simile nella vita”, sottolinea. E sull’argomento campo – proprio quello a Barra da Tijuca – si è espressa Sveva Greco, professionista molto apprezzata in ambito internazionale, che nel 2014 ha arbitrato alle Olimpiadi giovanili di Nanchino, in Cina. “È pieno di ostacoli d’acqua, molto vasto e privo di alberi”. Quindi ricorda: “Quando mi sono vista arrivare la comunicazione ufficiale dell’International Golf Federation non credevo ai miei occhi: andare alle Olimpiadi rappresenta il coronamento di una carriera da cui avevo ottenuto già diverse soddisfazioni”.

Emozionante, perché il golf ai Giochi Olimpici dopo più di un secolo non può (e non deve) passare inosservato. Il 2 ottobre  del 1900 dodici golfisti si affrontarono su 36 buche al Compiègne club, a poche decine di chilometri da Parigi, sede dell’Olimpiade. A trionfare fu lo statunitense Charles Edwards Sands, con un colpo di vantaggio sullo scozzese Walter Mathers Rutherford che si classificò secondo davanti al connazionale David Donaldson Robertson. Il giorno successivo toccò alle donne, e il gradino più alto del podio venne occupato dall’americana Margaret Abbott – diventerà la prima donna a vincere un oro olimpico, in qualsiasi sport, per gli Stati Uniti – che sulle nove buche si impose davanti alle connazionali Pauline Whittier e Daria Pratt. Scriveva il giornalista sportivo Jim Murray: “Il golf è il più crudele degli sport. Come la vita è ingiusto. È una donnaccia. Ti illude. Non mantiene mai le sue promesse. È una strada lastricata di sogni spezzati. Si prende gioco degli uomini. E scappa con il macellaio”. Ma ne sarà valsa la pena.

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