330 km, 24.000 metri di dislivello positivo, dall’Alta via (n.2) della Valle d’Aosta alla bassa Valle terminando a Courmayeur, passando dall’Alta via della Valle d’Aosta (n.1), ripercorrendo i sentieri ai piedi di alcuni tra i più importanti monti delle Alpi, attraversando il parco nazionale del Gran Paradiso e il parco regionale del Mont Avic. Il percorso attraversa 34 comuni, 25 colli oltre i 2000 metri, 30 laghi ed è compreso tra un’altitudine di 300 metri ad una di 3300 metri. Di cosa stiamo parlando? Del Tor des Geants, il Giro dei Giganti. Leggendo le regole del percorso ci si rende conto che il nome è azzeccatissimo e proprio per queste caratteristiche è considerato il trial più duro del mondo.
Il susseguirsi di valli e di cime rendono questa gara unica. I partecipanti vengono immersi nella natura, vera e stupenda che molte volte non perdona. Occorre essere preparati in ogni minimo dettaglio per affrontare una tappa simile: la velocità è libera e il tempo limite è di 150 ore. In un regime di semi-autosufficienza l’atleta deve portare con sé l’indispensabile per la sussistenza e può rifornirsi unicamente presso dei punti di assistenza prestabiliti. Lo scoglio principale, aldilà della fatica estrema, è la mancanza di riposo e di poter dormire. Se si vuole davvero riuscire a portare a termine la gara è fondamentale “tagliare” anche le ore di sonno (cicli di mini riposini di dieci minuti possono essere quasi eccessivi). Ciò sicuramente non aiuta e rende tutto ancora più difficile ed estremo. La mancanza di sonno logora corpo e mente al tal punto da portare molti atleti ad avere delle vere e proprie allucinazioni, rendendoli sempre meno capaci di controllarsi.
Tutto ciò non spaventa “i giganti” che ogni anno si presentano alla partenza. I numeri aumentano di anno in anno: nonostante il numero massimo di partecipanti è fissato a 700 atleti (660 precedentemente), nell’edizione 2015 le richieste di partecipazione sono state 2291. Per l’edizione 2016, i numeri sono già stati ampiamente superati: è stato battuto il record degli aspiranti alla corsa e anche il record dei paesi rappresentati: 75 contro i 60 dello scorso anno. Anche i preiscritti sono andati ben oltre ogni previsione, 2544. Il numero finale che verrà fissato dopo il riconteggio delle iscrizioni, intorno ai 2500, rimarrà comunque decisamente superiore al 2015. Grande soddisfazione per gli organizzatori che si augurano di offrire un’offerta sempre più intrigante e avvincente.
Le sorprese però sono dietro l’angolo e può succedere che non siano solo positive. Sabato 2 febbraio viene riportata la notizia che la Regione Valle d’Aosta ha bloccato l’organizzazione della gara, dopo appena sei anni dalla nascita. Il presidente della Regione e l’assessore al turismo hanno annunciato che la gara sarà sostituita con una gara analoga e che sarà autogestita, senza la società “Valle d’Aosta Trailers” che in questi anni ha garantito l’organizzazione sportiva. Dal palazzo spiegano ulteriormente la decisione: «In tutti questi anni la Regione ha immesso risorse finanziarie, umane e di attrezzature oltre che di intervento diretto sulla sentieristica perché un evento come il Tor des Géants, nato su input della Regione, è stato inserito all’interno di una strategia più ampia di promozione di un territorio e delle sue peculiarità e non, quindi, fine a se stessa».
Il problema principale, oltre ad una privatizzazione eccessiva imputata alla società organizzatrice, sembra essere la sicurezza. Già nel 2015 si cominciarono i primi screzi tra gli organizzatori e la regione. Quanto successo nell’ultima edizione, chiusa in anticipo per il maltempo che rischiava di creare seri problemi ai partecipanti, ha messo la Regione “sul piede di guerra”. Hanno deciso di proporre alla società organizzatrice “Valle d’Aosta Trailers” di anticipare lo svolgimento della gara, fissato ogni anno nella seconda settimana di settembre. A quanto riportato dai media, l’associazione ha fatto “orecchie da mercante” e lo scorso 15 gennaio ha annunciato che il Tor 2016 si farà l’11 settembre. Le parti si sono allontanate ancora di più e la riappacificazione sembra lontana. Gli organizzatori, forti dei grandi numeri derivanti da iscritti, sponsor e volontari, negano che tutto ciò possa portare alla fine del Giro dei Giganti.
Screzi e malintesi che stonano parecchio con i valori etici su cui si basa la corsa. Gli organizzatori e gli stessi partecipanti scelgono di prendere parte all’evento anche per i motivi che hanno fatto nascere quest’esperienza sportiva. In tutta la gara vige la sportività e in particolare la condivisione e la solidarietà. Durante il percorso ognuno, concorrente o volontario che sia, sostiene e si attiva per fornire supporto in qualsiasi situazione e i corridori sono tenuti a prestare soccorso a un altro corridore in difficoltà. Un caso di vera sportività è accaduto proprio in questa gara il 14 settembre 2011 allo svizzero Marco Gazzola, dopo 330 km e 75 ore di corsa ininterrotta senza dormire. I suoi avversari erano lontanissimi: il più vicino aveva quattro ore di distacco, mentre il terzo quasi dieci. All’uscita dal rifugio Bonatti, a poco più di 10 km dal traguardo di Courmayeur, Marco ha sbagliato sentiero ed è sceso lungo la Val Ferret, invece di proseguire in quota, “saltando” cosi il passaggio al rifugio Bertone. Al traguardo l’hanno accolto migliaia di persone e centinaia di flash di fotografi. Marco, emozionato più che mai, era finalmente riuscito a realizzare il suo sogno. Il risveglio però gli ha riservato un brutto colpo: due ore dopo la premiazione gli è stata comunicata la squalifica per mancato passaggio ad un punto di controllo.
Una beffa che avrebbe portato allo sconforto chiunque. Gazzola invece, è andato sul traguardo ad attendere l’arrivo di Gabioud per festeggiarlo come vincitore del Tor 2011. Ai giornalisti, che si aspettavano delle dichiarazioni polemiche, ha detto: “C’è un regolamento e va rispettato. Se il mio percorso non è valido allora è giusto che il mio risultato non sia stato omologato. Lo dico senza alcuna polemica. Mi dispiace molto ma, tutto sommato, questo non cancella quanto ho fatto. D’altronde io non corro per i record ma per me stesso. E la gara l’ho portata a termine”.
Forse, se il Tor dei Giganti riuscirà a mantenere questo spirito, pulito e positivo, possiamo essere certi che non morirà mai.
FOTO: Stefano Torrione