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Il giornalismo “embedded” per i Giochi di Roma 2024 (e il “pericoloso” referendum)

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La condivisione e il supporto possono celare debolezza. Da quando è stata avviata la rugginosa macchina di Roma 2024, i comunicati stampa si sono sprecati. L’unica vera notizia è il cambio della guardia tra Claudia Bugno e Diana Bianchedi. La prima, appena insediata, è volata verso un più luminoso destino professionale, lasciando il compito operativo di direttore generale a Diana Bianchedi, campionessa consacrata ma dirigente ancora in cerca di autore e di realizzazione, anello di congiunzione tra il Coni di Petrucci e quello di Malagò. In mezzo, prima e dopo, pioggia di comunicati che esternano la propria dedizione alla causa. La forma è la stessa, il plauso incondizionato. Se credono all Olimpiade del 2004 o fingono di crederci è un altro discorso ma certo il comunicato suona più che ridicolo e sopra le righe quando è il Comitato Regionale del Coni del Lazio a manifestare il massimo impegno per la causa.

E vorremmo vedere il contrario? Qui non si è embedded ma decisamente oltre. E poi è tutto un fioccare di federazioni che si prodigano nel recinto del politicamente corretto con un coro unanime e un po’ bulgaro, un consenso istituzionale incondizionato. Il mondo ci guarda? Il mondo sa. Diciamo che qui si vuole farlo sapere alla parrocchietta degli addetti ai lavori, si vuole reclamare un’attenzione che non ci può essere in una città dominata da commissari e da prefetti, dal blocco del traffico totale nel giorno festivo e da quello alterno nei giorni feriali, dominata dalla paura del Giubileo, dall’ incertezza del futuro, dalla sindrome alta e bassa, degli scandali e delle buche se si vuole trovare una sintonizzazione tra i due problemi.

E allora questa è propaganda fatta con lo scacciamosche, giornalismo per i poveri di spirito. Perché non fare un comunicato totale riguardante tutte le federazioni nazionali, perché quello stillicidio dilazionato che non risponde alle regole di un giornalismo stuzzicante. Da lunedì 16 novembre 2015, sappiamo che anche l’Università “La Sapienza” si mette a disposizione del  Comitato Promotore all’ insegna dell’ottimismo della volontà. Anche se gli studenti di oggi saranno i già laureati (e noi speriamo non i disoccupati) del domani, a eventuali Olimpiade conclusa.

Siamo felici, in assenza di dibattito di sapere che “Roma 2024 non è solo sport, è una reale possibilità per valorizzare la città, che mai più di adesso ha bisogno di fortificarsi e di rendersi meno incline alla negatività e “che questi Giochi potranno avvenire all’insegna della sostenibilità, legacy, tecnologia”.

Ma perché non estendere a 360 gradi lo sguardo chiamando a raccolta la cittadinanza per un referendum sul gradimento. Troppo rischioso? Si, forse. Ma l’esperienza insegna che Giochi non condivisi sono Giochi pericolosi, giochi conflittuali, giochi di una parte e non di tutti. Specie di chi gioca sporco e punto tutto sugli appalti.

FOTO: www.vocedistrada.it

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