Nei giorni che hanno seguito la finale di Coppa Italia , i rossoneri e l’italia tutta hanno dato la “colpa” della disfatta milanista in grossa parte a Donnarumma e alle sue “papere”. Tifosi e giornalisti sono stati spietati (e non è la prima volta, se ricordiamo, ad esempio, il pareggio dello scorso anno col Pescara). E anche le ultime giornate di campionato hanno evidenziato che il rapporto tra Gigio e la tifoseria è davvero sul punto di doversi rompere definitivamente.
A noi viene però da fare una riflessione in più: come coabitano nella stessa persona questo “Paperumma” e il baby fenomeno strapagato, l’erede di Buffon e futuro condottiero della nostra Nazionale?
Parliamo sicuramente di un talento fisico ed atletico, tra i pali è imponente e riesce a coprire la porta con grande facilità anche su tiri dalla corta e media distanza. Discreto anche nelle uscite basse, tutto sommato, ma qualche limite tecnico qua e là lo si riscontra. La presa non è sempre ferrea, la parata in allungo è molto buona, ma quanto si tratta di catturare il pallone si ricorda qualche episodio ricorrente di imperfezione. Siamo ai dettagli, sia chiaro; resta un’eccellenza, forse il gioco con i piedi è il vero tallone d’Achille, anche se il buon Gigio ci sta lavorando sopra e si vede.
E’ evidente che parlando di Donnarumma (che, ricordiamolo, è stato comprato dal Milan, a soli 14 anni, per 250mila euro ed ha debuttato in Serie A a 16 anni) tutto si amplifica; si tratta di un prospetto di livello massimo anche a livello internazionale, ma il rischio è dimenticarsi che si sta discutendo comunque di un ragazzo del 1999, con tutte le complicazioni personali del caso. L’aspetto psicologico di un portiere neanche ventenne è complesso e ha un peso specifico enorme sul rendimento sportivo. Peraltro, a 19 anni i margini di crescita e di miglioramento sono ancora importanti, sia dal punto di vista tecnico che umano.
Se parlassimo infatti di un qualunque altro ragazzo saremmo più clementi nel comprendere una personalità ancora non del tutto strutturata, con la fragilità e i dubbi che accompagnano ad esempio la maggior parte dei maturandi che si apprestano a fare scelte decisive per la propria vita (l’Università? Il lavoro?). Gigio –a cui, tra le altre cose, è stato duramente criticato il fatto di non essersi presentato all’esame di maturità lo scorso anno e non meno di un paio di giorni fa addirittura l’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta si è sentito in diritto di pontificare su questo – è un ragazzo cresciuto fin dai 14 anni (quando i suoi coetanei cominciano la scuola superiore e spesso ancora non sanno quale sia il cassetto delle mutande) in un convitto, con tutor ed educatori a dargli senz’altro una mano, ma sradicato completamente dal contesto familiare e di riferimento, passando dalla piccola realtà campana di Pompei alla metropoli milanese.
Come ci si può a questo punto aspettare che, seppur gli si riconosca una forte personalità, non sia soggetto alle pressioni della responsabilità che il suo ruolo gli impone?
E c’è di più. A 18 anni riceve un contratto da 6 milioni di euro. 6 milioni. La maggior parte di noi non riesce neanche a immaginarla una cifra simile. A 18 anni, in genere, se ti va bene, i tuoi pagano 500 euro per una super-festa in cui racimoli le mance che ti permettono di andare a passare una settimana di vacanza a Riccione con gli amici. O in Spagna, se ti va di lusso.
Ma se firmi un contratto da 6 milioni quando ancora sei un ragazzino ci saranno altrettanti milioni di persone che penseranno a te come ad un’opportunità economica. Sei un ottimo investimento. E da questo molto spesso non sono esenti amici e familiari. Figuriamoci un procuratore.
Difficilissimo allora scegliere, capire cosa sia il meglio per te (restare al Milan? Andare al Paris Saint Germain?), quando anche i tuoi adulti di riferimento hanno un tornaconto tanto elevato in base alle tue decisioni. Per non parlare dell’impatto con il consenso dei tifosi.
Anche qui, facciamo un paragone con gli adolescenti “normali”: quanto contano oggi per un ragazzo i “like” sui social? Spesso sono un ritorno imprescindibile per la propria autostima. È il tuo mondo che ti dice “vai bene così”. E davvero si può pensare che non sia deflagrante per il mondo interno di un diciottenne la contestazione di migliaia di persone che fino al giorno prima ti trattavano come una divinità e oggi ti voltano le spalle, accusandoti, insultandoti e lanciando minacce neppure troppo velate?
A voler esagerare, si potrebbero ricordare i non pochi esempi di ragazzini che hanno scelto la via del suicidio per essere stati oggetto di scherno sul gruppo whatsapp della classe.
Detto ciò, la nostra idea resta che Donnarumma abbia fatto parate e scelte non sempre azzeccate, ma anche che forse andrebbe supportato di più, proprio a fronte della sua età, della storia personale e delle sfide, difficilissime, che si trova ad affrontare.
In questo ci viene in supporto la filosofia di lavoro che come Agenzia Calcio Profiler portiamo avanti: non si può prescindere (con tutti, ma a maggior ragione con i giovani) da un supporto psicologico al ragazzo e alla famiglia. Soprattutto nei momenti di scelte importanti. È fondamentale valutare bene, con calma e con l’aiuto di una persona esterna alle dinamiche prettamente economiche, l’impatto e i risvolti di qualunque decisione e cambiamento.
Senza la presunzione di conoscere fino in fondo cosa accada davvero in casa Donnarumma, è stato sconfortante provare a fare una ricerca in internet e trovare come unico riferimento a un lavoro psicologico fatto col ragazzo, le “chiacchierate” con il suo preparatore.
Citiamo dalla Gazzetta dello Sport: “(Magni) ha lavorato su di lui sotto tutti gli aspetti, anche quelli mentali. Lo abbiamo visto interrompere un allenamento e parlargli fitto per UN QUARTO D’ORA (sic!!). Magni è stato un po’ allenatore, un po’ confessore, un po’ motivatore”.
Non facciamo confusione. La psicologia non è una scienza che si improvvisa, né una chiacchierata con un amico o un preparatore dei portieri, per quanto di buon senso e mosso dalle più nobili intenzioni.
È ora, come dicevamo tempo fa, che prendere un ragazzo in PRO-CURA sia davvero mettere a sua disposizione tutte le professionalità e i supporti in grado di aiutarlo… non solo a strappare il contratto economicamente più vantaggioso.