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Il Calcio italiano come Piazza Affari

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Nonostante i suoi problemi, il calcio italiano, agli occhi del mondo, appare sempre come l’eterna “Cenerentola”. La bella fanciulla da corteggiare nel momento opportuno che, magari, ogni tanto, si può perdere una scarpa, una qui, una là, ma non perde mai il suo fascino. Quello no. E, inevitabilmente, finisce sempre sotto gli occhi del corteggiatore di turno. Capita così che, laddove una volta investivano gli imprenditori di casa nostra, i “presidenti di una volta” come li chiamano ancora, adesso invece arrivino “loro”. I nuovi “Re Mida” del calcio italiano.

Imprenditori  stranieri, talvolta multimiliardari che magari di calcio non hanno mai sentito parlare. Provengono dalle parti più lontane del mondo: chi dall’Indonesia; chi dalla Thailandia; chi dalla Cina; chi dagli Stati Uniti. Ma sono venuti qua, rimasti incantati dal fascino dell’ “eterna Cenerentola”. Intorno alla quale hanno voluto costruire i loro progetti futuri. E allora hanno investito denaro, chi più chi meno, comprandosi le quote delle nostre società di calcio. Che si chiamino James Pallotta, Erik Thohir, Bee Thaechaubol, oppure Joey Saputo non importa. La vera notizia è che sono sbarcati qui, in Italia, per investire i loro soldi in progetti più o meno grandi che riguardano le società di cui sono diventati i presidenti.

Forse, il calcio potrà essere solo il punto di inizio di un piano di investimenti ben più ampio. Ma tant’è. Dallo Stadio della Roma di Pallotta, si è arrivati al nuovo corso del Milan targato “Mister Bee” che profuma di nuovo anche se, almeno a parole, ricorda tanto quello precedente. D’altronde, come direbbe anche Marco Travaglio, si scrive “Bee” con la doppia vocale, ma si pronuncia “B.” come la prima lettera del cognome Berlusconi. E a quel punto, sentenza Mills a parte, il pensiero non può che andare a lui, a Silvio nostro.

Passando poi all’Inter di Thohir, che è internazionale di nome e di fatto. Non a caso, per arrivare a vedere un nome italiano tra i giocatori della rosa, bisogna andare a sedersi in panchina, vicino al tecnico Roberto Mancini, oppure al terzino “di ritorno” Davide Santon. Il resto è un concentrato di talenti provenienti dalle varie parti del mondo.

Ma non sono finiti qui gli imprenditori stranieri che hanno voluto investire in Italia. L’ultimo, ma non per importanza, che ha fatto parlare di sé per i soldi che ha sborsato, si chiama Joey Saputo, un imprenditore italo canadese che dal 2014 è il nuovo presidente del Bologna Calcio. Nome a parte, che potrebbe ricordare il suo sfortunato predecessore l’avvocato Joe Tacopina, (sbarcato in Italia ai tempi del possibile acquisto della Roma da parte di Soros e rilevatosi poi un altro “dottor Balanzone”), a differenza di chi lo ha preceduto, Saputo sembra veramente fare sul serio.

Da quando è  sbarcato sotto le Due Torri, infatti, ha messo mani al portafoglio per arrivare a sborsare la cifra di 70 milioni di euro (come riporta il sito Calcio e Finanza) per ripianare le casse esangui della società felsinea. Adesso bisognerà soltanto aspettare per sapere se veramente, come ha detto, riuscirà a riportare il Bologna “ad essere un club di prima fascia”.

L’ultima notizia che riguarda investimenti esteri nel mondo del calcio arriva dal “Tavoliere”. E questa volta porta le insegne del Sol Levante. Secondo il sito di La Repubblica, Mister Herman Cheng, proprietario del fondo sovrano cinese Winston (operativo negli Stati Uniti nei settori della comunicazione e della medicina)  avrebbe dichiarato di essere pronto ad acquistare il Bari “entro il mese di febbraio”. La strategia di Cheng potrebbe essere la stessa dei suoi predecessori: si partirebbe dal calcio per arrivare poi ad investire anche in altri settori dell’economia. Sia come sia, insomma, il calcio italiano, “l’eterna cenerentola”, si è trasformata in un’altra “piazza affari” per i grandi capitali che arrivano dall’estero.

Il dubbio comunque resta: basteranno tutti questi soldi a farlo tornare il campionato più bello del mondo?

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