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“Il calcio è Morto!” Così parlò VARathustra

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“Il calcio è Morto!” Così parlò VARathustra

Quello visto domenica sera allo stadio Artemio Franchi di Firenze deve per forza, al di là della fede calcistica, far riflettere sullo sport più bello del mondo ormai  cambiato, modificato e trasformato in qualcosa di poco credibile e senza interesse.
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Bisogna partire con questa disamina da molto lontano e quindi su cosa sia un fallo da rigore: è un fallo di entità così grave da dover concedere la massima punizione dagli undici metri. Non una leggera trattenuta, una spintarella, un mezzo pestone. Bisogna sempre ricordare che il calcio è uno sport di contatto con atleti sempre più veloci, forti e potenti, ed è quindi ridicolo veder assegnati penalty per dei contatti che non farebbero cadere neanche un’anziana signora col bastone per le scale.
Il secondo punto, tornando in argomento è l’utilizzo del VAR: secondo il regolamento può intervenire solo in caso di grave errore. Già, ma cos’è un grave errore? Facciamo un esempio concreto: se metti troppo sale nella pasta per qualcuno è un errore perdonabile per altri, specialmente se chi lo commette è uno chef, è un grave errore. Stessa cosa nella nostra professione: sbagliare una lettera è un refuso, un piccolo errore per alcuni, grande per altri e così via per altri migliaia di altri esempi.
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E poi ancora un errore può trasformasi in grave errore? E’ soggetto a criteri quali luogo e tempo? Mi spiego, se un errore veniale avviene al 100º  minuto e in area di rigore diventa grave errore? Questo concetto del grave errore è così nebuloso da non poter mai rendere oggettiva la decisione dell’arbitro. 
Terzo e ultimo, chi ha avuto la fortuna o la sfortuna di studiare Giurisprudenza sa che quando si studia per preparare gli esami bisogna sempre conoscere il parere della dottrina, dura e pura nel seguire il regolamento alla lettera, e la Giurisprudenza ovvero i problemi e le soluzioni di chi il diritto poi lo deve applicare in tempo reale e nel concreto. 
E poi c’è il “buon senso”  che esiste e peggiora solo le cose. Perchè domenica siamo stati di fronte ad un arbitro inadeguato, chiamato tre volte davanti al VAR con il destino che ha voluto essere anche la terza consecutiva “contro” la Fiorentina, che ha pensato bene nonostante le immagini chiare di ribadire la sua decisione per non essere sconfessato ancora una volta.
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Ora è vero che se il dubbio rimane, probabilmente solo a lui, deve confermare la decisione del campo ma è altrettanto vero che se chi sta al VAR ti chiama davanti al monitor, e lo fa solo in caso di chiaro e grave errore, vuol dire che hanno già visto e ti stanno dicendo: “Ehi, è petto pieno, vieni a vedere” o giù di lì.
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Non volersi sconfessare, non voler ammettere il terzo fallimento della serata di fronte all’infallibile moderna tecnologia o ancora dare il contentino a chi si è visto per una sorte avversa assegnare le decisioni chiave, giustamente, contro, significa non poter ricoprire quel ruolo con la serenità necessaria per farlo a questi livelli.
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Quindi in conclusione sperando da un lato che il VAR intervenga meno sui contatti minimi, che solo a velocità naturale e solo capendo il momento e l’importanza della sfida e l’intensità degli stessi possono essere giudicati al meglio secondo la discrezionalità o giurisprudenza dell’arbitro, dall’altro bisogna lasciare il VAR fare il suo corso e decidere nei casi competenti, come la dottrina, e quando l’arbitro ha la possibilità di rivedere se una palla è stata colpita con il braccio o con il petto ed è chiaro che sia petto di decidere di conseguenza, senza buon senso, senza contentini, senza giurisprudenza o discrezionalità. Attenendosi solo ai fatti chiari e incontrovertibili grazie a immagini chiare, replay e fermi immagine.
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Tanta tecnologia, poche persone allo stadio, zero interesse, nessuna credibilità. Missione compiuta, complimenti avete rovinato lo sport più bello del mondo.

Nato a Roma nel 1990, anno delle notti magiche. Ex giocatore di basket, nonostante gli studi in legge, dopo una lunga parentesi personale negli States, decide di seguire la sua passione per lo sport e per il giornalismo.
Giornalista iscritto all'albo, da quattro anni vice caporedattore di GiocoPulito.it, speaker radiofonico a Tele Radio Stereo e co-conduttore a TeleRoma 56.

1 Comment

  1. Il VAR se utilizzato correttamente sarebbe un ottimo strumento di aiuto all’arbitro, come accade in altri sport. I problemi risiedono nell’inadeguatezza della classe arbitrale italiana e negli interessi che ci sono attorno al calcio (chi sponsorizza l’associazione degli arbitri e la FIGC?). Questo ormai sta decretando la fine del calcio italiano, basta vedere i risultati dei club italiani e della nazionale in campo internazionale.

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