Il calcio ai tempi di Francisco Franco
Eppure la storia del Barcellona o del Real Madrid non è legata a questo o quel calciatore. E’ piuttosto la storia di due squadre che rappresentano due modi diversi di intendere il calcio. Che sono anche e prima di tutto due modi diversi di intendere la Spagna. Due popoli, con storia, tradizioni diverse. Due lingue diverse. Da una parte quella della casa reale, che è anche la lingua ufficiale del Paese, il castigliano; dall’altra il catalano, la lingua ufficiale della Catalogna, che a Madrid considerano alla stregua di un dialetto. E che nel 1923 fu addirittura bandito dal generale Miguel Primo de Rivera. Una rivalità che risale ai primi anni di storia dei due club. Che si alimenta negli anni della guerra civile spagnola e successivamente del “franchismo”.
Primo de Rivera odiava il Barca tanto quanto il suo successore Francisco Franco. Il quale, tifosissimo del Real Madrid (in principio tifava l’Atletico, salvo poi cambiare fede dopo la vittoria dei blancos in Coppa dei Campioni), vide nella Catalogna l’ultima roccaforte di chi si stava opponendo al suo colpo di Stato. Come racconta Franklin Foer nel suo libro “Come il calcio spiega il mondo” quando le truppe di Franco, una volta conquistato il potere, entrarono in città, “tra quelli da punire c’erano in ordine: i comunisti, gli anarchici, i separatisti e il Barcellona Football Club. A tal punto che quando il suo esercito lanciò l’offensiva finale bombardarono il palazzo dove erano custoditi i trofei del club”. Addirittura il regime spinse per cambiarne il nome imponendo una versione castigliana: da “Barcellona Football Club” in “Club de Futbol Barcelona”.
Ma negli anni del “franchismo” arriva anche una delle sconfitte più cocenti della storia del Barca. Nella finale della Coppa del Generalissimo del 1943 il Real Madrid (la squadra del regime) surclassa per 11-1 i rivali blaugrana. Un divario che in realtà non ci sarebbe mai stato. Se, come racconta lo stesso Foer nel suo libro, un funzionario di Franco, prima della partita non fosse andato negli spogliatoi del Barcellona a “ricordare” a molti giocatori del Barca di poter scendere in campo quel giorno soltanto “grazie alla generosità del regime” che aveva concesso l’amnistia anche a chi si era opposto al colpo di Stato. In Catalogna considerano ancora quella sconfitta come “un altro favore” al potere di Franco. Durante il quale la squadra di calcio (come anche l’economia della città stessa che beneficiò dei sussidi e delle tariffe imposti dalla dittatura) conobbe però e nonostante l’avversione del Generalissimo, uno dei periodi più vittoriosi della sua storia. Paragonabile soltanto al periodo più recente nel quale il Barca a partire dall’era Rijkaard in avanti (passando per Guardiola e finendo a Luis Enrique) è stata la squadra per anni riconosciuta per essere la migliore al mondo. “Mes que un club” come recita la scritta che campeggia sulle tribune del Camp Nou. Uno stadio che sostituì il “Les Corts” che Franco, a differenza del suo predecessore, Primo de Rivera, non volle mai radere al suolo. Per molti è sempre rimasto un mistero. Visto il suo odio nei confronti del Barcellona.
il camp nou è stato costruito alla metà degli anni 50
Franco è caduto nel 75. Quadra no?
Franco odiava il Real Madrid quasi quanto il Barcellona, visto che era la squadra della monarchia che lui aveva soppiantato, e favorì abbastanza nettamente l’Atletico Madrid, che era la squadra dei militari.
Il Real fu favorito solo indirettamente, per le vessazioni contro il Barca.
a soppiantare la monarchia non fu Franco ma la repubblica, che a sua volta fu soppiantata da lui, che semmai la monarchia la ripristinò. Se odiava il Real non era certo perché fosse anti monarchico dato che fu lui ad aver rimesso i Borbone sul trono
[…] nel mondo del calcio, che ricorda – con le ovvie e dovute differenze – quando durante il regime di Franco i catalani quasi elessero a nuova bandiera nazionale quella blaugrana, per rimpiazzare […]