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I TORONTO RAPTORS E LA MALEDIZIONE DEI PRIMI TURNI

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20 maggio 2001, Philadelphia, gara 7 delle semifinali di Conference. Ad affrontarsi ci sono i Toronto Raptors di Vince Carter e i Sixers padroni di casa, capitanati da Allen Iverson, fresco MVP della Regular Season. I due hanno dato spettacolo per tutta la serie, siglando ben 3 prestazioni da oltre 50 punti. La partita è sull’87-88 per Philadelphia, mancano appena 2 secondi sul cronometro, palla in mano a Toronto che gode di una rimessa laterale.

Dell Curry – proprio lui, il padre di Stephen Curry – si incarica della rimessa. Appena l’arbitro gli lascia il pallone lo scarica nelle mani di Vinsanity, che con una finta pazzesca manda a vuoto il difensore avversario, per poi tirare il game winner. Ma lo spalding non entra, il tiro è lungo: Toronto manca per un soffio lo storico approdo in finale di Conference.

Vince Carter è disperato, non si capacita dell’errore, i compagni cercano di rincuorarlo. Del resto, quella di Toronto è stata una stagione più che positiva, la squadra ha dimostrato di poter tenere testa a chiunque. Il roster ha trovato la giusta chimica, di scuro l’anno prossimo questi Raptors potranno finalmente affermarsi, vendicandosi dell’amara sconfitta per mano dei Sixers.

Niente di più sbagliato. Perché da quel momento, i playoff per i Raptors saranno un vero e proprio campo minato.

Infatti, l’anno successivo Vince Carter e compagni al primo turno di playoff dovettero arrendersi ai Pistons di Jerry Stackhouse e Ben Wallace, venendo sconfitti nella decisiva gara 5. Da quella stagione, per cinque lunghi anni non riuscirono mai a raggiungere la post-season.

Nel 2007, finalmente, i Raptors tornano ai playoff. La squadra è in mano a Sam Mitchell, nominato Coach dell’anno, che può contare su un all-star come Chris Bosh e sul giovane rookie Andrea Bargnani, prima scelta assoluta al draft 2006.

Toronto è stata protagonista di una Regular Season strepitosa, raggiungendo la terza piazza della Eastern Conference. Ai playoff si ritrova contro i New Jersey Nets, costretta a fronteggiare un ingombrante spettro del passato: a capitanare i Nets c’è infatti proprio Vince Carter, il beniamino di Toronto che però, 2 anni prima, ha lasciato i suoi Raptors tra polemiche e acredine.

Malgrado l’ottima stagione, Toronto paga di inesperienza e viene eliminata in Gara 6. Anche in questo caso, però, il rammarico per la sconfitta non è eccessivo, visto che il roster è ancora giovane e non può che crescere di livello. Eppure, anche in questo caso, tutte le aspettative vengono deluse: l’anno successivo arriva la perentoria sconfitta al primo turno per mano degli Orlando Magic di Dwight Howard.

E da quel momento la squadra canadese impiegherà 6 anni prima di tornare a disputare un match di post-season.

Si dà il caso che, come fosse un percorso ciclico,  nella stagione 2013-2014 Toronto si ritrovi nuovamente nella stessa situazione del 2001 e del 2006: allenata da un coach come Dwane Casey,  può fare affidamento su un gruppo unito di giovani promesse, formato da Kyle Lowry, Demar Derozan e dal lituano Jonas Valanciunas.

 La regular season infatti si conclude splendidamente, con Toronto che agguanta il terzo posto dietro i Pacers di Paul George e gli Heat di Lebron, oggettivamente inarrivabili. Eppure, per l’ennesima volta la delusione è dietro l’angolo. Anche in quest’occasione  i “carnefici” sono i Nets – ora trasferiti a Brooklyn -, guidati da Garnett, Johnson e soprattutto Paul Pierce. E’ infatti proprio The Truth a condannare i Raptors, decidendo la gara con un’incredibile stoppata ai danni di Lowry nei secondi finali.

E l’anno successivo? Stesso identico copione, con finale ancor più drammatico. Perchè pur godendo del fattore casalingo, Toronto viene annichilita dai Washington Wizards di John Wall, perdendo la serie con un sonoro 4 a 0. E’ l’ennesima sconfitta al primo turno.

E proprio come se fosse un ciclo, sembrerebbe che per i canadesi non ci sia nulla da fare, la maledizione che li attanaglia non li vuole abbandonare. Tutto sembrerebbe scritto, se non fosse che Lowry e soci hanno altri piani: non solo ottengono il secondo posto nella Eastern Conference, ma riescono nell’impresa di superare il primo turno. Infatti, malgrado la serie con gli Indiana Pacers fosse iniziata con l’ennesima sconfitta casalinga, stavolta Lowry, Derozan e, soprattutto,Valanciunas riescono ad imporsi in un’infuocata gara7, dopo una serie tiratissima e ricca di colpi di scena.

Ma le sorprese non sono finite qui. Perché in gara 7 Lowry, il simbolo indiscusso di questa squadra, conduce i suoi Raptors alla vittoria contro i Miami Heat, riuscendo in ciò in cui Vince Carter aveva fallito: guidare Toronto ad una storica finale di Conference, cancellando la nomea di eterni perdenti.

E ancora non è tempo di festeggiare. Perché ad attendere i canadesi c’è ancora la sfida con i Cavs di Lebron, vera corazzata della Eastern Conference. I Raptors per ora sono partiti male, perdendo nettamente Gara1 dinanzi allo strapotere di Cleveland.

Eppure, #WeTheNorth continua ad essere gridato a squarciagola nei palazzetti da ogni supporter dei Raptors. Il Canada intero si stringe attorno ai suoi pupilli. E chissà che prima o poi, malgrado i playoff siano alle porte dell’estate, il freddo Nord non faccia sentire il suo ruggito primordiale?

Del resto, Game of Thrones insegna: Winter is coming.

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