Habemus Tracking: l’assalto alla privacy di una (non) startup che ha vinto a tavolino

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Habemus Tracking: l’assalto alla privacy di una (non) startup che ha vinto a tavolino

La storia di quello che oggi viene sbandierato come un trionfo dell’eccellenza nostrana, forse di nostrano ha solo le solite storie all’italiana.

In queste ultime ore è stata lanciata, su un noto canale satellitare, una nuova serie tv che allude ad un controllo di tutto ciò che accade al di sopra delle nostre vite da parte di uno stato che non è originato da un contratto sociale rivolto alla coesistenza di tutti, ma piuttosto dalla commistione di interessi di pochi. Quei pochi che si ritengono i “nuovi dei” che albergano nel mondo della finanza.

Lo sfondo è quello della crisi finanziaria del 2008, ma i concetti creano un incredibile parallelismo con quello che ci sta succedendo oggi, ed in particolare rispetto ad alcuni accadimenti.

La sintesi morale, nella oramai celebre frase spoilerata nei vari spot, è che la forza del diavolo non è nel cercare di nascondere la sua esistenza, ma nel lusingarci per non farci credere che il diavolo siamo noi. Noi, ovvero loro, che fanno qualsiasi cosa per insistere sulla strada di una post-democrazia – così la ha pienamente definita Philip Kotler – caratterizzata da pubbliche povertà e private ricchezze.

Quasi simultaneamente, in realtà poco prima, venerdì 17 aprile mattina, dopo aver lungamente e speranzosamente atteso l’accadimento salvifico, arriva per noi Italiani l’annuncio, perlomeno in veste ufficiale: Il Governo indica il vincitore del bando organizzato tramite il Ministero dell’Innovazione.

È “Bending Spoons” la startup (ma quale startup) che ha vinto.

Iniziano gli squilli di trombe, le urla di gioia, le manifestazioni di trionfo dei vari intellettuali organici, utili idioti e truppe allineate di mangiafagioli: “Habemus tracking”, gridano. “È un trionfo dell’innovazione Italiana”, aggiungono. “Siamo contentissimi per voi quattro ragazzi”, puntualizzano.

E così si inizia a cercare di dipingere un quadro potentissimo ed evocativo di due momenti salienti della nostra storia: quello di un’annunciazione di Cristiana matrice, come solo il Caravaggio ha saputo dipingerlo (un momento di calma e forza divina nella vita terrena e tormentata di una povera donna), e quello di una gioventù che ce l’ha fatta partendo da un garage, come la narrativa prevalente dell’innovazione ci racconterebbe e ci ha raccontato della più grande storia di successo, quella delle origini della Apple.

Quadro che però si sgretola all’istante se, da attenti osservatori di accadimenti pubblici, si congiungono tramite una semplice linea alcune notizie o momenti, aggiungendo un po’ di sana riflessione critica.

Chi è Bending Spoons? Perché ha vinto? Come ci è riuscita?

Purtroppo l’unica domanda a cui potrò rispondere in maniera precisa è la prima. Ma, i risultati di tale primo fondamentale passaggio, potranno sicuramente aiutarvi a tratteggiare le altre risposte.

Inutile negarlo, da analista, stratega e imprenditore startupper quale sono, queste mie parole riecheggeranno volontariamente di una leggera ed ironica nota polemica verso un “sistema”, quello Italiano, in cui a farcela sono sempre i soliti “ignoti”. Che poi tanto ignoti non sono se per l’appunto si leggono le cose per come sono: eh sì, perché per avere un quadro della situazione, e di cosa ci aspetta, basterà fare riferimento alla seguente esposizione di fatti noti.

Esposizione e posizione sulla quale si stanno già schierando esimi giornalisti come Franco Bechis, ed altre testate nazionali.

Bene, partiamo.

Bending Spoons è, anzi, era, una startup. Oggi è il più grande sviluppatore di App Ios – per smartphone – d’Europa (ha chiuso il 2018 con ricavi per 45 milioni di euro, conta 200 milioni di download totali per le proprie app e oltre 200mila nuovi download al giorno). Sì, è stata fondata da quattro meritevolissimi e bravissimi ragazzi – d’altronde non sarebbero arrivati dove sono ora se non lo fossero stati – ma nella sua crescita si è portata appresso alcuni elementi che oggi rappresentano un “peccato” che è imperdonabile per uno Stato che debba dare ai suoi cittadini uno strumento di tracciatura dei propri spostamenti e da cui potrebbe dipendere la sopravvivenza sociale di ciascuno di noi.

È il 4 luglio 2019 quando Milano Finanza titola “Berlusconi Jr e Tamburi in Bending Spoons”. La holding H14, family office di Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, i tre figli di secondo letto del fondatore di Fininvest e Mediaset, Nuo Capital, la holding di investimenti della famiglia Pao-Cheng di Hong Kong, e StarTip, il veicolo al 100% controllato da Tamburi Investments Partners che concentra tutte le partecipazioni in start-up e in società attive nel segmento del digitale e dell’innovazione (tra le quali Digital Magics, Talent Garden, Buzzoole e Telesia, la go-tv controllata dal gruppo Class Editori), acquistano dopo anni di corteggiamenti una piccola quota, il 5,7% di Bending Spoons.

Su chi sia Berlusconi, o su quale sia la sua storia ed eredità c’è poco da aggiungere, ma su Tamburi devo necessariamente aggiornarvi.

Il 31 marzo 2017 Il Foglio, titolava “Tamburi sonanti”, descrivendo Gianni Tamburi come un personaggio che da Roma è arrivato a gestire 2 miliardi di euro di investimenti per le più importanti famiglie Italiane, dopo aver anche ricevuto incarichi nel governo Amato ed essendo passato per relazioni che toccano nomi come De Benedetti, Pirelli, Agnelli.

Insomma un “banchiere” con la “B” maiuscola, che ha saputo entrare in partecipazione nelle più importanti azienda italiane, che ha investito in molte startup Italiane e che sicuramente annovera sulla sua agenda contatti che noi ci sogneremmo anche solo di scrivere per nome e cognome.

Che questi personaggi potessero sapere allora, quanto sarebbe accaduto e stato necessario oggi, è forse davvero fare del complottismo, ma sicuramente il fatto che abbiamo vinto proprio loro potrebbe essere più di una coincidenza.

D’altronde il nome “Bending Spoons” dice tutto: due parole, semplici, “piegando cucchiai”, che in maniera tanto sintetica quanto poetica raccontano della capacità di usare la forza della mente e della creatività di fare cose inspiegabili agli occhi e per la comprensione degli altri, fino addirittura a piegare le trame dello spazio-tempo in una geometria che sia in grado di far convergere verso di sé l’orizzonte degli eventi.

La fisica, in particolare facendo riferimento alla teoria della Relatività Generale di Einstein, ci dice che quanto sopra descritto è possibile. Ma è possibile solo se quell’entità ha una massa tale da piegare, incurvare, distorcere, attraverso la forza stessa di attrazione gravitazionale, lo spazio in cui è immersa.

E quanto successo con Bending Spoons ha proprio il sapore del mistero dei buchi neri, che tutto risucchiano senza che nulla si veda.

La storia, rapidamente consumatasi tra marzo e questi ultimi giorni di aprile dell’anno Domini 2020, parte con l’apertura delle iscrizioni al bando per l’individuazione dell’applicazione più adatta al tracciamento degli spostamenti ed eventualmente del rilevamento e gestione volontaria dei parametri medici sanitari.

A partecipare sono diverse aziende e startup, principalmente di un mondo. Indovinate quale? Quello dell’”Digital Healthcare”, giustamente. Si parla di gestire un’emergenza sanitaria e di conseguenza scendono in campo diverse eccellenze di questo settore imprenditoriale ed industriale, tutte quanto con le proprie soluzioni “privacy by design” e con curricula che le vedono essere annoverate tra quelle suggerite a livello mondiale ed europeo da note riviste e centri studi del settore (come EIT Health, o HealthXL).

D’altronde in tutto il mondo, già dal 2019, con una forte accelerazione nel Q1 2020 (primi tre mesi), su queste aziende e startup si stanno riversando miliardi di dollari di investimenti. Certo le più grandi operazioni stanno accadendo oltre oceano, negli States, ma anche la Germania è molto avanti sul tema.

È un bando governativo, di incredibile importanza per il futuro della nostra economia, e quando si partecipa a questi bandi, chiunque, in qualunque azienda, sa che per non creare squilibri o rischi inutili, la parola d’ordine è “Low profile”. Evitare annunci, evitare sovraesposizione mediatiche, evitare di far uscire il proprio nome, perché di norma i primi ad uscire sono i primi a “bruciarsi”.

E così fa anche Bending Spoons. Ah, no.

No, Bending Spoons, con la sua massa gigantesca, il 18 marzo, ben prima dell’annuncio ufficiale, appare in un articolo del Corriere della Sera che titola “Pronta app italiana per tracciare i contagi:“Così fermiamo l’epidemia”, ed introduce l’argomento con le seguenti parole “Permette di ricostruire i movimenti delle persone positive al coronavirus e di avvertire chi è entrato in contatto con loro ed è quindi a rischio contagio. Sviluppata da aziende italiane e pensata per la Protezione Civile aspetta il via libera del governo”.

Insomma già il 18 marzo, per loro, è fatta. L’articolo riporta anche altre importanti informazioni su come l’app funzioni, oltre a presentare già delle anteprime dalla grafica dell’interfaccia.

Non solo, Bending Spoons, immaginiamo in totale buona fede, il 12 marzo 2020, pochi giorni prima dunque, appariva in un articolo su La Repubblica in cui ci si complimentava con la società per aver donato circa 1 milione di euro alla Protezione Civile (“Coronavirus, la regina italiana delle app dona un milione di euro. Gratis fitness e yoga a casa”).

Già, la stessa Protezione Civile, per cui esattamente 6 giorni dopo era già pronta e “pensata appositamente” l’app di tracciamento.

La ciliegina sulla torta, ovviamente, non ce la mettono loro di Bending Spoons, che forse già si sono esposti abbastanza, e forse senza neanche averne bisogno, se non per testimoniare una certa tracotanza, ma la pone in cima a tutto il Governo.

Governo che nel documento ufficiale, di cui riportiamo il link (http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/CSCovid19_Ord_10-2020_txt.pdf), “ordinanza 10/2020 del commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica covid-19”, riporta come elementi fondanti della scelta, certo la tempestività di sviluppo – d’altronde era già pronti al 18 di marzo e ce lo facevano ben sapere -, ma soprattutto il fatto che la concedano gratuitamente e che siano proprietari del codice sorgente.

In pratica tutti elementi coincidenti con le altre soluzioni presentate, alle quali forse è mancata però la possibilità di dirlo, al Governo, che l’avrebbero potuta dare gratuitamente, visto che non gli è stato chiesto. E, soprattutto, la possibilità di spendere un bel po’ di capitali in marketing e comunicazione – andando comunque contro a qualunque crisma che si debba rispettare durante una gara pubblica.

Ora sul perché sia stata scelta, voglio lasciare a voi lettori trarre ogni possibile conclusione sulla base dei fatti esposti e ricostruibili attraverso semplici “googlate”.

Di certo una startup come Bending Spoons, non aveva proprio bisogno di crearsi una situazione del genere, forte dei suoi grandi successi nel suo settore, le app di gaming.

“Il Sole 24 Ore” in queste ore sta riassumendo la situazione, in alcuni articoli del suo blog, con il seguente titolo: “Coronavirus: il salotto buono dell’app Immuni, da Mediobanca ai Berlusconi jr”.

Io, che molti dei nomi citati li ho potuti solo sentire alla televisione o leggere su alcune riviste, mi limito a registrare, rassegnato, come nella realtà, in un Paese come il nostro, bisognoso più che mai di una rivoluzione sociale ed intellettuale dal basso in grado di riattivare quell’ascensore sociale che non permette più a nessuno di salire, al massimo di scendere lentamente, l’unica verità sia quella de “Il Gattopardo”: tutto cambi, affinché nulla cambi.

E mi permetto di concludere questo articolo con le parole di Don Bastiano, prete ribelle ne “Il Marchese Del Grillo”, interpretato da un di recente scomparso Flavio Bucci, il quale, al momento di salire sul patibolo, urla agli astanti dell’esecuzione, popolo, militari, invasori, nobili, prelati, borghesi, le seguenti parole di verità: “E adesso anche io vi posso perdonare. In primis, al Papa, che si sente il padrone del cielo. In secundis, a Napoleone, che si crede il padrone della terra. E per ultimo al boia, qua, che si sente padrone della morte. Ma, soprattutto, posso perdonare a voi, figli miei, che non siete padroni di un cazzo”.

E che, da domani, forse sarete padroni ancora di meno.

Nato nel 1983, ha studiato Ingegneria Meccanica presso l’Università Roma TRE. Appassionato di filosofia antica, moderna e contemporanea, ha iniziato da subito a lavorare nel mondo del marketing sportivo e della sostenibilità ambientale. La sua esperienza più recente, circa 6 anni, si costruisce nel mondo dell’energia, lavorando per una società di efficienza energetica alla direzione marketing e strategia ed effettuando diverse missioni internazionali. Una vita professionale dedicata al marketing strategico ed allo sviluppo di soluzioni di performance marketing. Nel 2017 co-fonda una società di consulenza per la comunicazione e la finanza aziendale (BAngel.it) il cui aspetto vincente è un approccio allo studio dell’innovazione e della strategia basato su una naturale inclinazione per il “lateral and critical thinking”: profonda comprensione della realtà, delle sue molteplici possibilità di percezione attraverso la stratigrafia sociale e delle conseguenti frustrazioni comportamentali ed aspirazionali, per individuare e delineare il panorama futuro. A fine del 2018 co-fonda Ener2Crowd, prima piattaforma di lending crowdfunding energetico e green in Italia: in meno di 12 mesi, con un aumento di capitale “pre-seed”, assieme ad un team coeso e dalle capacità variegate e complementari, oggi è un’azienda perfettamente funzionante e già a mercato, potendosi così definire un startup miracolo il cui obiettivo non è sola crescita del valore economico - il suo valore è già quadruplicato nel 2019 e potrebbe divenire una delle startup Italiane più importanti dei prossimi tre anni -, ma la produzione di una più ampia spinta al progresso della società globale attraverso la partecipazione diffusa e remunerata alla transizione energetica.

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