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Gli altri mondiali, fra gli stati non riconosciuti

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Il tutto si svolge in Abcasia (Abkhazia), che sarebbe un’area indipendente, sulle sponde del Mar Nero, ma rivendicata dalla Georgia. Il 29 maggio a Sukhumi, capitale di questo lembo di terra caucasica e luogo di villeggiatura in epoca sovietica, sono iniziati i Mondiali che non conoscerete, perché non vi partecipano le più grandi nazionali di calcio, e non ci sono megaschermi, toto-convocazioni e qualificazioni. Sono i Mondiali degli Stati non formalmente riconosciuti, cui partecipano 12 squadre fra Stati indipendenti per mezzo di un’auto-proclamazione e regioni autonome. Due sedi, oltre alla capitale Sukumi, la cittadina di Gagra, dove Stalin si recava per il relax.

Nessuno fra i partecipanti è membro della FIFA e tantomeno dell’ONU, l’ente organizzatore è la CONIFA, Confederation of Independent Football Associations, la federazione delle squadre non affiliate alla FIFA, che ha preparato un sito internet ben fatto, e un hasthag (#Abkhazia2016) per seguire l’evento. Molte sono storie d’indipendentismo o antagonismo allo Stato sovrano, altre sono storie di minoranze poco salvaguardate, o di new States nati da recenti percorsi di rafforzamento dell’autonomia. Dodici team da tutto il mondo sui 35 iscritti alla confederazione, nonostante qualche illustro assente come la Contea di Nizza, vincitrice dell’edizione 2014 svoltasi a Östersund, e quest’anno mancante a causa di una ristrutturazione organizzativa della sua società. Presente invece la Padania, squadra ad aver inflitto la peggiore sconfitta ai campioni in carica di Nizza nel giugno 2015 (un bel 4-1) e motivata a crescere sempre di più, sebbene la svolta indipendentista oggi sembra essere scesa nelle gerarchie dell’agenda politica padana.

Fra le altre partecipanti, si segnalano gli ospitanti dell’Abcasia, nazione riconosciuta nel mondo da Russia, Nicaragua, Venezuela e Isola di Nauru, il Kurdistan, protagonista della gara d’esordio contro la Terra dei Siculi, area autonoma della Romania a prevalenza ungherese, e tante altre nazioni dal resto del mondo, suddivise in quattro gironi. Nel girone A assieme all’Abkhazia si trovano l’Armenia dell’Ovest  le Isole Chagos, direttamente dall’oceano Indiano per subire 21 gol in due partite senza siglarne nemmeno uno. Nel gruppo B Kurdistan, la United Koreans of Japan e Szèkely Land. La Padania era nel gruppo C assieme al Cipro del Nord, ovvero la Repubblica turca di Cipro (che per la cronaca ha sconfitto la Padania 2-1), e i singolari The Grisons della Raetia, area transalpina con radici e tradizioni dall’Impero Romano. Nel girone D, c’è un po’ di Asia con il Panjab, Sàpmi in rappresentanza delle minoranze nordeuropee fra Scandinavia, Finlandia e Russia, e Somaliland, dall’Africa.

Finale prevista per domani, 5 giugno: i padroni di casa ci credono ma i pronostici poco, la cosa più importante è far vedere che anche l’indipendenza passa anche dallo sport. Non c’è la nazionale dei Rom, da gennaio 2016 gestita da Alessandro Aleotti, chairman del Brera, terza squadra di Milano, e ora concentrato in un percorso di anti-discriminazione dell’etnia rom in Europa.

Altra illustre assente è l’Isle of Man (Ellan Vanin football team) frenata dal governo inglese che ha caldamente sconsigliato la partenza per l’Abcasia. Tutto regolare invece per le assenze di Gibilterra e Kosovo. Pur non appartenendo alle Nazioni Unite, oggi le due nazionali fanno parte dell’UEFA, e possono accedere alle competizioni internazionali (qualcosa però mi dice che non andranno mai oltre i gironi di qualificazione tra l’ultimo e il penultimo posto). Secondo Sascha Düerkop, i Mondiali degli Stati non riconosciuti, alla loro seconda edizione, sono un’importante occasione per confrontarsi nel calcio internazionale, anche in contrasto alla poca trasparenza della FIFA, commentando, per l’appunto, l’ammisione di Gibilterra e Kosovo in UEFA: «We absolutely applaud the decision that both were finally allowed into Fifa, as surely they are the only FAs that have de facto governmental power of the territories mentioned. But the same is true for the Abkhazian FA, the Nagorno-Karabakh FA, the Northern Cyprus FA, the Crimea FA and the South Ossetia FA».

Ad egual auto-riconoscimento, Düerkop richiede egual trattamento. Isle of Man, ad esempio, gode di molta più indipendenza dal Regno Unito rispetto a Gibilterra, ciononostante, per loro la partecipazione a manifestazioni di calcio FIFA o UEFA è vietata. Nel frattempo, in Abcasia, il torneo indipendente sta riscuotendo successo, sperando anche il sold-out nelle gare più importanti. Infatti, non mancano tifosi che sono giunti in riva al Mar Nero per sostenere la loro Nazione. Il tutto, nel nome di un’indipendenza non riconosciuta.

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