Siamo arrivati all’ultima parte della nostra breve storia del Giro d’Italia. Il 1998, anno da cui dobbiamo riprendere il nostro racconto, è stato quello di Marco Pantani, il “Pirata”. Nato a Cesenatico il 13 gennaio del 1970 il piccolo corridore romagnolo è stato l’ultimo dei grandi a saper emozionare le folle come ai vecchi tempi. Dopo aver già raccolto piazzamenti importanti nel 1994, secondo al Giro e terzo al Tour, è stato bloccato da un gravissimo incidente stradale in allenamento nel 1995 e da una caduta per un gatto che gli aveva attraversato la strada durante il Giro del 1997 e, pur conquistando tappe, non poté in quegli anni esprimersi al meglio in classifica generale Il 1998 però fu il suo anno: vinse il Giro attaccando a ripetizione lo svizzero Alex Zulle che pareva destinato a dominarlo fino a farlo scoppiare nella diciassettesima tappa, da Asiago a Selva di Val Gardena, dove prese la maglia con 30 secondi su Tonkov, che staccò ulteriormente sul traguardo di Plan di Montecampione per poi difendere tutto il vantaggio nella cronometro del penultimo giorno, da Mendrisio a Lugano, dove lui, scalatore puro, fu terzo di tappa. Meno di due mesi dopo salì da trionfatore anche ai Campi Elisi, con indosso la maglia gialla del Tour, ultimo corridore a riuscire finora nell’impresa di vincere le due corse nello stesso anno.
Nel 1999 dominò il Giro, aveva oltre 5 minuti di vantaggio su Paolo Savoldelli, quando una brutta mattina a Madonna di Campiglio prima della partenza della penultima tappa fu fermato per il tasso di ematocrito superiore al limito massimo consentito del 2%. Fu l’inizio di un calvario che non finì mai: rinunciò al Tour pur non essendo squalificato visto che il livello di ematocrito superiore al massimo non prevedeva altro che uno stop di 15 giorni, e tornò solo nel 2000 anno in cui seppe vincere due tappe al Tour. Disputò ancora il Giro nel 2001 e nel 2003 ma ormai la depressione si era impadronita di lui. Morì il 14 febbraio 2004 in una stanza di un residence di Rimini per un’overdose di cocaina. Si è scritto e si è detto molto su tutta questa storia, si parlò di complotti e congiure, di un intervento della mafia. Io so soltanto di essere stato due volte allo Spazio Pantani, il piccolo museo dentro la vecchia stazione ferroviaria di Cesenatico dove sono esposti tutti i sui cimeli e di aver pianto in silenzio entrambe le volte. Il Giro del ’99 alla fine lo vinse Gotti. Dopo di lui Garzelli, Simoni, nel 2001 e nel 2003, poi Savoldelli 2002 e 2005, Cunego nel 2004, Basso nel 2006 e Di Luca nel 2007 a chiudere una serie di 11 vittorie italiane consecutive.
Nel 2008 ci fu il primo successo di Alberto Contador, madrileno, classe 1982, corridore di classe cristallina: uno dei sei ad aver vinto in carriera tutti e tre i grandi giri: sette in tutto: 2 Tour 2 Giri e 3 Vuelte. Anche i Giri sarebbero stati tre se non gli fosse stato tolto quello del 2011 per una storia di doping.
Nel 2009 vinse il russo Denis Mensov, mentre nel 2010 arrivò il secondo successo di Ivan Basso. Nel 2011 la morte toccò nuovamente la storia del Giro: durante la terza tappa il ciclista belga Wouter Weylandt cadde lungo la discesa del Passo del Bocco e morì nonostante i disperati tentativi di rianimarlo dei sanitari subito accorsi. Vinse Contador come abbiamo già visto ma otto mesi dopo il successo gli fu tolto per una vecchia storia di doping e assegnato a Michele Scarponi, che disse sempre di non sentirlo suo. Anche Michele non pedala più, investito e ucciso poche settimane fa mentre si allenava per prepararsi al Giro 2017.
Siamo ormai al presente, e restano da citare il canadese Ryder Hesjdal vincitore un po’ a sorpresa nel 2012, e naturalmente Vincenzo Nibali, primo nel 2013 e lo scorso anno. Nibali, lo “Squalo dello Stretto” nato a Messina il 14 novembre 1984 nel 2010 aveva già vinto una Vuelta, e nel 2014 s’impose al Tour ed è un altro dei sei uomini ad aver vinto tutti e tre i grandi giri, oltre a lui e a Contador, ci sono riusciti Merckx, Hinault, Anquetil e un altro azzurro: Felice Gimondi. Nairo Quintana, che sarà insieme a Nibali il favorito di quest’anno, conquistò il Giro del 2014, mentre Contador si riprese la maglia rosa nel 2015.
Certo il ciclismo è cambiato negli ultimi anni, il Tour è diventato il centro assoluto delle corse a tappe, quello capace di muovere l’attenzione di tutti i media, anche se, a parere di molti, me compreso, i percorsi del Giro sono più belli e le salite più dure. Alcuni campioni, certi veri come Wiggins e Froome, altri sconfessati dalla storia come Lance Armstrong, quando sono venuti al Giro lo hanno snobbato, usandolo come corsa di preparazione alla prova francese, ma poco importa, per noi il Giro d’Italia è e resterà un pezzo importante della nostra storia e non solo di quella sportiva.