di Massimiliano Guerra e Emanuele Sabatino
In nove anni è passato dalla prima promozione storica in Serie B, alla qualificazione altrettanto memorabile ai play-off di Europa League. In nove anni il nome del Sassuolo da semplice realtà di provincia è arrivato ai vertici del campionato italiano, introducendo nel mondo del pallone nostrano un nuovo metodo di gestione societaria e non solo. Per capire e conoscere a fondo il metodo Sassuolo, abbiamo intervistato il Direttore Generale e Amministratore Delegato del club neroverde, Giovanni Carnevali.
Lei ha già lavorato nel mondo del calcio e anche dello sport, essendo dal 1996 Amministratore Unico della Master Group. Nel Giugno 2014 è diventato Direttore Generale e Amministratore Delegato del Sassuolo. Quali sono le differenze o le difficoltà, se ci sono state, tra gestire un’azienda normale ed una sportiva ad alto livello?
Le premetto che io ho già lavorato nel calcio prima di fondare la Master Group Sport. Ho lavorato al Monza con Beppe Marotta, al Como e a Ravenna. Dopo di che ho deciso di fare un’attività mia che fosse legata al mondo dello sport e ai miei studi di marketing e comunicazione creando proprio la Master Group Sport. Poi ho accettato la proposta del Dott. Squinzi di lavorare nel Sassuolo. Per è stato un grande onore essere stato scelto da un uomo come lui che possiede ben 78 società in tutto il mondo e che è stato anche presidente di Confindustria. Premesso questo posso dirle che non ho trovato alcuna difficoltà nel lavorare in una società come il Sassuolo perché la volontà della proprietà è quella di gestire la società come un’azienda e grazie alle conoscenze e all’esperienze maturate precedentemente per me è stato più facile. Senza dubbio gestire una società sportiva, e in particolare di calcio, è più complicato perché oltre alla parte aziendale c’è una parte sportiva che alcune volte può essere legata al caso. Un tiro che finisce su un palo anziché in rete, può cambiare i destini di un’azienda . Comunque la cosa più positiva che le posso dire è che la proprietà non interferisce in alcun modo con il lavoro che facciamo noi. La proprietà ci dà le chiavi della società e ce la fa gestire. Possiamo tranquillamente dire che nel mondo del calcio questa è una rarità.
Parliamo di organizzazioni societarie e programmi. Cosa manca secondo Lei alla Serie A per arrivare al livello dei grandi campionati europei come Premier, Liga e Bundesliga che fatturano molto di più e sembrano quasi inarrivabili.
E’ una domanda per la quale servirebbe molto tempo per rispondere. Sinteticamente posso dire che mancano alcuni elementi fondamentali: Programmazione, progettualità, idee nuove e voglia di fare. Tante società vedono solo quello che possono fare e guadagnare nell’immediato e non guardano al futuro. Ci vuole progettualità a lungo termine. Servono idee nuove per avere nuove risorse e voglia anche di applicarle. Lo vediamo anche nell’ambito della nostra Lega: Molte cose non si fanno perché c’è confusione e la confusione non aiuta a portare a casa i risultati.
Passiamo alla grande annata del Sassuolo. Quanto vi ha reso orgogliosi e quanto vi stimola in vista della prossima stagione.
Quello che ha fatto la squadra entrando in Europa League ci ha reso orgogliosi. Siamo molto fieri anche del lavoro che c’è dietro alla squadra che magari non si vede ma che è davvero immenso. La gestione della società ci permette anche di avere uno stadio di proprietà che quest’anno ha ospitato eventi importanti come la Finale di Champions League femminile e le finali del Campionato Primavera. Anche questo ha contribuito a rendere straordinaria quest’ annata. Le grandi soddisfazioni ci danno la forza per fare sempre meglio e sempre di più. Questo fa parte della nostra programmazione e la proprietà ci incita sempre ad andare più avanti e a migliorarci.
Il percorso di crescita del Sassuolo è quello che vi aspettavate oppure si stanno bruciando le tappe?
Io credo che quest’anno abbiamo fatto qualcosa di straordinario. Il nostro percorso deve proseguire su una gestione sana, guardando sempre il bilancio e portando avanti il nostro progetto dell’italianità. Quest’anno abbiamo affrontato una stagione con 25 giocatori di cui solo tre stranieri. Anche questo per noi significa crescita anche perché ora abbiamo in rosa tutti giocatori di nostra proprietà a differenza di tre anni fa quando eravamo appena saliti in Serie A.
Quali sono le armi che società piccole (numericamente parlando) come il Sassuolo hanno dovuto mettere in campo per confrontarsi con le Big del calcio italiano?
La nostra è una piccola città di 40mila abitanti. Il Sassuolo fa parte dell’ultima fascia dei diritti televisivi e questo comporta delle diversità economiche non solo con le squadre di alta classifica ma anche con quella di media. La nostra fortuna è quella di avere alle spalle una grossa proprietà che ci da una grande tranquillità nel lavoro che svolgiamo. Come ho detto prima la progettualità e le idee chiare su quello che si vuol fare hanno rappresentato le armi principali. Abbiamo potuto costruire il nostro progetto sportivo anche grazie ad un grande allenatore come Di Francesco che non a caso ha rinnovato per altri tre anni con noi. La nostra vera forza a livello sportivo è proprio mister Di Francesco. Il suo lavoro ha permesso di far crescere e migliorare tanti giocatori. Tra me ed il mister c’è un grande feeling anche perché lui in passato ha ricoperto anche ruoli dirigenziali e quindi riesce anche a cogliere degli aspetti che magari altri allenatori non capirebbero subito.
Lei arrivò al Sassuolo nel Giugno 2014 dopo che la squadra aveva raggiunto una sofferta salvezza al primo anno di Serie A. In quella stagione Di Francesco fu esonerato salvo poi essere richiamato e portando il Sassuolo alla permanenza nella massima categoria. Si può dire che il progetto tecnico del Sassuolo è partito proprio nel momento in cui si è deciso di richiamare il tecnico abruzzese?
Senz’altro quella è stata la svolta. Io credo anche il Sassuolo avesse già una sua linea, perché un certo modus operandi era già presenti prima con la scalata dalla Serie C alla Serie A.
Qualche settimana fa la Roma ha vinto proprio al Mapei Stadium il Campionato Primavera. Voi in Rosa avete diversi giocatori nati calcisticamente nel vivaio giallorosso come Politano, Pellegrini e Mazzitelli. Siete interessati a qualche altro giocatore della Roma Primavera?
Noi guardiamo sempre i giovani interessanti. Pellegrini per noi è stata una conferma, Politano ha fatto benissimo quest’anno. Mazzitelli ha giocato molto bene in Serie B in questa stagione è siamo fiduciosi che si possa ripetere anche in Serie A con il Sassuolo. Noi ci siamo anche creati il “Metodo Sassuolo” che prima magari non era conosciuto ma che ora invece è famoso in Italia. Ora molti giocatori conoscono la nostra politica ed il nostro modo di lavorare e vogliono venire a giocare con noi.
Rimanendo in orbita Roma e Made in Italy, Sabatini qualche tempo fa ha detto che delle volte è costretto ad andare a cercare dei talenti all’estero anziché in Italia perché qui non ci sono. Lei è d’accordo? E’ così difficile il salto in prima squadra per un giovane in Serie A oppure è solo un alibi per i grandi club per fare a meno dei giovani giocatori?
Io penso che in tutte le cose serve sempre l’esperienza. Anche noi a livello dirigenziale e aziendale siamo cresciuti in queste tre stagioni in Serie A. Se si fa la gavetta si ha più possibilità di fare bene perché ci si è costruiti un’esperienza importante alle spalle. Il salto in Serie A per un giovane non è facile soprattutto se devi indossare maglie pesanti come quelle della Roma, della Juve o via discorrendo. Qui al Sassuolo ci possiamo permettere di avere meno pressioni e di far lavorare meglio i nostri giovani. Magari può essere un passaggio intermedio per arrivare ad grande club.
Avete anche ottimo rapporto con la Juventus. Berardi rimane?
Berardi è un giocatore di nostra proprietà sul quale la Juve aveva un’opzione. Insieme al giocatore e con la Juve abbiamo cercato di capire quale è la soluzione migliore per lui e la società. Ovviamente l’anno scorso non immaginavamo di arrivare in Europa League e neanche la Juve poteva pensare all’evolversi ci certe sue situazioni in attacco. Per questo abbiamo comunque deciso di trattenere Berardi per un’altra stagione qui al Sassuolo.
La Juve ha appena acquistato Miralem Pjanic, potrebbe vendere Pogba per una cifra astronomica che potrebbe permettere ai bianconeri di rinforzarsi maggiormente. Secondo lei a Giugno il pronostico del prossimo campionato è già chiuso?
Non possiamo già dire che il campionato è assegnato alla Juventus. Ci sono tanti fattori come la Champions che possono incidere nel corso del campionato e che possono modificare gli equilibri. Senza dubbio è la favorita ed è la società meglio strutturata in Serie A. Io dico che in questo momento il divario tra le squadre è molto ampio a causa degli introiti dei diritti televisivi. La forbice di guadagno per i diritti tv tra le prime squadre e le ultime in Serie A è nettamente più elevata rispetto a quella che c’è in Premier o nella Liga che sono i campionati con più appeal in Europa. Io credo che ci dovrà essere una ridistribuzione dei diritti televisivi prendendo esempio anche da quello che succede negli altri paesi. Se c’è una forbice così elevata di differenza tra le varie squadre, viene meno la competitività e di conseguenza anche l’appeal del nostro campionato. Alla fine rischia di diventare un prodotto non vendibile perché non appassionante. Ovviamente non devono essere le singole società a fare questo ma la Lega che è il consorzio di tutte i club di Serie A. Se tutti guardano i propri interessi allora non si va da nessuna parte. Ovviamente gli interessi del Sassuolo sono diversi da quelli del Milan, della Juve o dell’Inter. Bisogna cercare di far si di essere super partes, per fare qualcosa per il bene del calcio. Il calcio rappresenta un sogno per i bambini e noi grandi dovremmo essere in grado di promuovere questo sport nel suo significato più autentico, difendendo la competitività tra le squadre. Servirebbe un management in grado di vedere l’interesse collettivo rispetto a quello della singola società.
Torniamo a Di Francesco, lei ha detto che è il vostro valore aggiunto. La prossima stagione sarà per lui anche un bell’esame, in vista del triplo impegno stagionale, sperando ovviamente che il Sassuolo passi il play off per l’ingresso in Europa League.
Sarà un grandissimo impegno, ma anche un motivo per migliorarci sempre di più. Per noi sarà la prima esperienza in Europa che senz’altro ci aiuterà nel futuro. Sappiamo che ci saranno tante difficoltà: Ad esempio non siamo abituati a giocare gare infrasettimanali e sappiamo che il mister ha bisogno di allenamenti quotidiani per far esercitare al meglio la squadra a livello tattico. Siamo consci del fatto che aver raggiunto questo traguardo ci metterà davanti a molte difficoltà, ma sono sicuro anche che questa esperienza ci permetterà di migliorare sempre di più.
Adesso il Sassuolo è nel calcio dei grandi avendo raggiunto per la prima volta l’Europa. Lei pensa che ora, dovendo alzare l’asticella, gli ottimi rapporti che avete con alcune grandi società potrebbero essere messi in pericolo dalla vostra crescita esponenziale?
Se ciò accadesse saremmo molto felici perché vuol dire che avremmo raggiunto il nostro scopo (ride ndr). Si è vero che abbiamo ottimi rapporti con alcune grandi società di serie A, ma da poche ore il Sassuolo ha concluso, con la cessione di Sime Vrsaljko all’Atletico Madrid, il primo trasferimento internazionale della sua storia. Questo vuol dire che ora il Sassuolo ha anche una panoramica internazionale con società che sono al top del calcio europeo come l’Atletico con cui tra l’altro abbiamo concluso un accordo di collaborazione. Noi continueremo con i giovani italiani e ci mancherebbe, ma il nostro progetto sta diventando sempre più di respiro internazionale, iniziando a intessere rapporti con società anche al di fuori dei confini italiani.
Massimiliano Guerra – Emanuele Sabatino
FOTO: Vignoli