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Giancarlo Minardi: “Mercedes invincibile, Alonso il più forte e questa Formula 1 mi diverte ancora”

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Alla vigilia del Gran Premio di Germania, facciamo il punto sulla stagione di F1 (giunta domenica scorsa in Ungheria a metà del cammino) con Giancarlo Minardi, consulente della scuola federale dell’ACI Sport dove, attraverso l’ACI Team Italia, si occupa di scovare giovani talenti del volante. Come ha fatto, dal 1985 al 2005, con la sua Minardi in quella F1 che oggi, dal salotto di casa, lo entusiasma allo stesso modo di quando stava al muretto dei box.

Con la vittoria all’Hungaroring, Hamilton ha sorpassato Rosberg in testa alla classifica per la prima volta. Potrebbe essere la svolta del campionato?

Siamo al giro di boa di un campionato lungo, interessante, molto combattuto e aperto a entrambe le Frecce d’Argento. Ci sono sei punti a vantaggio di Hamilton, che è in un momento fortunato e positivo, ma non si possono ancora fare previsioni certe su chi siederà sul trono iridato del 2016.

Visto l’enorme (e quasi incolmabile) vantaggio sulla concorrenza, la Mercedes darà carta bianca ai suoi piloti?

Credo che questo sia sempre successo, in casa Mercedes. Ora il vantaggio è tale e grande che il campionato è in cassaforte, per cui daranno carta libera per giocarselo.

Da qui alla fine, sarà possibile assistere a una modifica dei valori in campo?

Ormai sono designati: la Mercedes sopra tutti e alle spalle una lotta tra Red Bull e Ferrari.

Spostiamoci proprio a Maranello. Come reputa la sua prestazione all’Hungaroring?

Un po’ meglio rispetto Silverstone, ma il risultato non è certo positivo visto che la Red Bull ha vinto i confronti diretti Ricciardo-Vettel e Verstappen-Raikkonen.

Il divario dalla Mercedes è dipeso soltanto a un problema di poca trazione o anche da altri fattori?

La Mercedes è una gran macchina, che va dalla power-unit al telaio fino a una grande coppia di piloti. Un insieme di fattori che, nel complesso, paga. In questo momento la ritengo una squadra invincibile.

Aver dichiarato il titolo mondiale come obiettivo stagionale ha generato troppa pressione?

Credo sia stato un errore di valutazione oppure un proclama per creare degli stimoli. In realtà, non ho mai visto dall’inizio dell’anno una Ferrari in grado di competere o di rendere difficile la riconquista del titolo da parte della Mercedes.

La SF-16-H ha ancora margini di sviluppo?

Suppongo di sì. Però bisogna vedere gli step fatti finora, quindi solo la Ferrari sa qual è il miglioramento che può ancora apportare a questa macchina. Di solito, nello sviluppo di una vettura si arriva a un punto dopo il quale non è più sfruttabile e quindi si deve pensare a quella nuova. Non so se questo sia il caso della Ferrari.

Al momento, la Red Bull è la seconda forza del Mondiale?

La Red Bull sta crescendo in modo esponenziale. Ora però entriamo nella seconda fase della stagione quindi ritengo i giochi siano ancora aperti, anche se la vedo in grande spolvero e in grosso recupero, nelle prestazioni, nei confronti della Ferrari.

Come finirà il duello per il secondo posto?

Eheheheh… non è facile rispondere. Da tifoso Ferrari, mi auguro a suo vantaggio. Però, la Red Bull, sulla spinta di un Ricciardo ritrovato e di un Verstappen confermato ai massimi livelli, è molto pericolosa.

A proposito di Verstappen: dove deve migliorare e che cosa ha in più rispetto gli altri piloti?

Rispetto agli altri, madre Natura lo ha dotato di essere un ipotetico campione. Su i miglioramenti, ha fatto talmente pochi gran premi nella sua storia che sarà un progresso costante, gara dopo gara. E questi ampi margini fanno la differenza, rispetto alla concorrenza, in un pilota così giovane.

Il padre di Max, Jos, nel 2003 corse con lei. A parte il cognome, vede delle similitudini fra i due?

No, nessuna (per fortuna). Suo padre è stato molto bravo a sfruttare la sua esperienza in questo mondo, contrattualmente parlando, a vantaggio del figlio, ma per fortuna Max non ha il suo genio e la sua sregolatezza.

Come si spiega l’assenza di piloti italiani dalla F1?

Non è solo una questione tecnica, ma anche di fortuna. In questo momento, abbiamo una buona nidiata di piloti, speriamo che la ruota giri e permetta ad almeno uno di loro di avere una chance in F1. Abbiamo perso due o tre generazioni non per mancanza di qualità, ma per opportunità o anche sbagli fatti, perché purtroppo qualcuno ha commesso degli errori nella gestione di questi piloti. Oggi l’Italia vive un momento difficile su quello che è il supporto ai propri piloti, manca un team di transito come potrebbe essere la Toro Rosso per la Red Bull – o comunque un piccolo team che nel passato ha valorizzato piloti italiani (tipo la Minardi, ci permettiamo di aggiungere ripensando ai vari Badoer, Fisichella, Martini, Morbidelli, Nannini, Trulli e Zanardi) – però oggi abbiamo un bel gruppo di piloti che non hanno niente da invidiare a quelle che sono le meteore del motorsport in F1.

Sua ultima scoperta, Fernando Alonso è ancora il pilota più forte? E in carriera ha raccolto meno di quello che meritava?

Domenica ha dimostrato che è ancora il più forte perché, nonostante le difficoltà della vettura, è stato eccezionale. Non tanto per il risultato (settimo e primo delle “seconde linee”, ndg) quanto per le prestazioni: lo seguivo sul monitor dei tempi, migliorava giro dopo giro, in pratica, ha fatto 70 giri da qualifica. E questo significa che ha ancora volontà e determinazione e che, quando c’è bisogno del manico, il manico c’è. Purtroppo, per scelte o per sfortuna, non ha raccolto quello che era nelle sue possibilità.

Sarebbe stato meglio interrompere prima il rapporto con la Ferrari, magari alla fine del 2012, dopo due titoli mondiali sfumati in tre anni?

Dei “se” e dei “ma” son piene le fosse. Dalla scelta McLaren al “dopo McLaren” (riferimento al 2008-2009, ndg) son stati fatti comunque errori manageriali, che non sta a me giudicare o criticare. Oggi però, con altre scelte e con altre opportunità, Fernando avrebbe vinto più titoli mondiali.

Passiamo alla F1 odierna, la riduzione dei test ha aumentato lo spettacolo dei gran premi?

No, non credo. La riduzione dei test è stata una scelta tecnico-economica che condivido poco perché poi, in realtà, son stati spesi soldi per simulatori e galleria del vento. Quindi non è che, alla fine, si è risparmiato rispetto a quello che era l’obiettivo iniziale. Indubbiamente, queste modifiche hanno penalizzato tanti team, la Ferrari in primis, che dopo tanti anni non è ancora stata capace di porre dei correttivi alla mancanza dei test.

 Il regolamento attuale è troppo contorto?

Il regolamento attuale andrebbe rivisto, corretto e interpretato in maniera diversa cioè con uniformità.

Dopo 341 gran premi da protagonista, si diverte a guardare i gran premi dalla tv o sente ancora il desiderio di essere là, in pista?

Quando c’è la gara, mi diverto ad andare sul canale del monitor dei tempi e cerco di riprodurre, dal salotto, quella che è stata per anni la mia vita sul muretto dei box. Ovvio che essere in pista è una sensazione, e una tensione, diversa, anche perché affronti diversamente la realtà. Però, tutto sommato, la F1 mi piace e mi diverte ancora.

Classe 1982, una laurea in "Giornalismo" all'università "La Sapienza" di Roma e un libro-inchiesta, "Atto di Dolore", sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, scritto grazie a più di una copertura, fra le quali quella di appassionato di sport: prima arbitro di calcio a undici, poi allenatore di calcio a cinque e podista amatoriale, infine giornalista. Identità che, insieme a quella di "curioso" di storie italiane avvolte dal mistero, quando è davanti allo specchio lo portano a chiedere al suo interlocutore: ma tu, chi sei?

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